1. E SE OBAMA LO AVESSE AVVERTITO DELLA MORTE DEL POVERO LO PORTO, MA RENZI NON AVESSE CAPITO PER COLPA DEL SUO “BEAUTIFUL ENGLISH”? PER INTENDERSI, IL DUBBIO CIRCOLA PARECCHIO ANCHE TRA I DIPLOMATICI, VISTO CHE MATTEO NON USA INTERPRETI 2. E IL CAZZONE SULL'ARNO NON VUOLE SAPERNE DI AVERE INTERPRETI TRA I COGLIONI, NEMMENO QUANDO SI TROVA A PARLARE (PARLARE?) CON IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI
RENZI OBAMA E GLI ERRORI NELLA DEDICA SUL LIBRO OSPITI DELLA CASA BIANCA
1. FACCIAMO A (NON) CAPIRSI
Dagoreport
Ma se gli americani gliel’avessero detto davvero, a Matteo “Boor” Renzi, della morte del povero Lo Porto? E se fosse stato lui, l’anglo-fiorentino de noantri, a non capire una mazza di quello che Obama gli stava dicendo? Il dubbio serpeggia atroce negli ambienti diplomatici al di qua e, soprattutto, al di là dell’Oceano. Così tutti sono very, very, anzi extremely embarassed.
E non da ieri.
Il fatto gli è che il Pittiboy è convinto di saperlo bene, l’inglese. Anzi: benissimo, come dimostra il mitologico video su Meucci che spopola su youtube.
Ovviamente gli anglofoni la pensano in modo leggerissimamente (e legittimamente) diverso. E sono spaventosamente preoccupati dalle possibili, letali conseguenze della faccenda: così con lui parlano sempre mol-to, mol-to len-ta-men-te, come si fa con un bambino scemo, e usano vocaboli elementari, del livello “how do you do” o “Italy is a beautiful country”.
Ma quando in agenda ci sono argomenti più complessi? E quando, diocenescampi e liberi, il bullo fiorentino deve affrontare colloqui a tu-per-tu con personaggi del calibro di Obama?
Beh, direte voi saggiamente. Cosa esistono a fare gli interpreti ufficiali?
Bullshit! Uno così non vuole saperne di avere interpreti tra i coglioni, nemmeno quando si trova a parlare (parlare?) con il presidente degli Stati Uniti. Da qui il disastro dell’altro giorno. Compresi gli strafalcioni lasciati, a futura memoria, sul libro degli ospiti della Casa Bianca.
Dago nota: questa notizia verrà smentita nel giro di due minuti persino dagli uscieri della Farnesina e dai cuochi di Villa Taverna. Le fonti, seppiatelo, sono a prova di bomba.
MATTEO RENZI - DIGITAL VENICE (MEUCCI) IN INGLESE
2. IMBARAZZO DI-VINO
Dagonews
Si devono essere un po’ distratti all’ambasciata italiana di Washington, la scorsa settimana. Nessuno ha infatti saputo consigliare per il meglio il premier spaccone sul dono ufficiale per Barack Obama, in occasione della visita del 17 aprile.
Renzi, tutto soddisfatto, si è presentato con una cassa di vini rossi toscani: Ornellaia, Sassicaia e Tignanello. Sorrisi imbarazzati alla Casa Bianca, dove anche l’ultimo dei giardinieri sa che il presidente è quasi astemio e ha solo una recente passione per la birra artigianale. In tutte le occasioni ufficiali, e i diplomatici lo sanno bene, Obama alza il calice, fa il gesto del brindisi, poi si bagna appena le labbra e lascia lì il vino.
Per il nostro premier si tratta di un simpatico remake, dopo che a dicembre ha regalato vino anche a papa Bergoglio, notoriamente astemio. Forse sarebbe stato meglio portare alla Casa Bianca un bel libro antico. Anche perché la concomitanza con il caso Lo Porto fa capire che c’era poco da brindare. Ma evidentemente la voglia di trasformarsi in piazzista del vino di casa ha la meglio su tutto.