merkel orban migranti profughi

SE ANCHE IL REFERENDUM UNGHERESE AVESSE RAGGIUNTO IL QUORUM PER BRUXELLES NON AVREBBE AVUTO VALORE - LE DECISIONI COMUNITARIE ADOTTATE A MAGGIORANZA, COME QUELLA SULLA REDISTRIBUZIONE DEI MIGRANTI, SONO VINCOLANTI PER TUTTI, INDIPENDENTEMENTE DALL'OK DEI PARLAMENTI NAZIONALI

Andrea Bonanni per “la Repubblica”

 

merkel orban migranti profughimerkel orban migranti profughi

È molto mitigato il sollievo che si respira a Bruxelles per il mancato raggiungimento del quorum nel referendum anti immigrati e anti-Ue ungherese. Orbán subisce un evidente smacco politico. Nonostante la natura populista del quesito referendario. E nonostante la massiccia mobilitazione dei media controllati dal governo, la maggioranza degli ungheresi non è andata a votare per bandire i rifugiati.

 

Ma il parlamento di Budapest, largamente controllato dalla destra nazionalista, potrà agevolmente farsi interprete di quel 90 e più per cento di cittadini che hanno espresso nell'urna il loro rifiuto al sistema delle quote obbligatorie di accoglienza e al diritto della Ue di imporle. Lo stesso Orbán ha già anticipato che proprio questa sarà la linea che andrà a difendere in Europa. Lo scontro, dunque, rimane.

MERKEL ORBAN MERKEL ORBAN

 

E non solo sulla irrisoria cifra di 1.300 rifugiati che l'Ungheria avrebbe dovuto ospitare e che rifiuta. Ormai la speranza di riuscire a ricollocare i 160mila richiedenti asilo che si trovano in Grecia e in Italia e che la Ue voleva ridistribuire in due anni tra gli Stati membri appare destinata a restare nel limbo delle nobili intenzioni. Se i Paesi dell' Est la rifiutano come il simbolo della prevaricazione di Bruxelles sulle sovranità nazionali, altri, come la Francia, dicono di approvarla ma poi accettano i ricollocamenti con il contagocce.

christopher furlong centinaia di migranti al confine tra ungheria e austriachristopher furlong centinaia di migranti al confine tra ungheria e austria

 

La Commissione di Jean-Claude Juncker insiste sulla obbligatorietà della redistribuzione e propone di far pagare una multa esorbitante a chi non rispetta le quote assegnate. Ma all'ultimo vertice di Bratislava, quello che ha fatto arrabbiare Matteo Renzi, i capi di governo hanno assunto un atteggiamento molto più morbido, affermando che le quote sono un principio giusto che però deve essere applicato su base volontaria. In termini legali, poi, se anche il referendum ungherese avesse raggiunto il quorum e fosse stato giudicato valido, per la giurisprudenza europea non avrebbe avuto alcun valore.

 

confine  ungheria croaziaconfine ungheria croazia

Le decisioni comunitarie adottate a maggioranza, come quella sulla redistribuzione dei migranti, sono vincolanti per tutti i Paesi, indipendentemente dall' avallo dei Parlamenti nazionali. L' unico modo legale di rifiutarne l' applicazione, è avviare una procedura di uscita dall' Unione europea. E poiché nessuno, all' indomani della Brexit, si augura un' altra secessione, sia pure di un membro scomodo come l' Ungheria di Orbán, questo spiega le ragioni del sollievo di Bruxelles. Sollievo che sarà comunque di breve durata se il Parlamento ungherese dovesse comunque sfidare la decisione europea.

cordone di poliziotti a roszke   ungheriacordone di poliziotti a roszke ungheria

 

Il problema, dunque, è e resta quello di una scelta politica. Ma anche di una spaccatura più profonda, che incrina il vincolo di solidarietà alla base del contratto europeo. Se infatti alla fine dovesse prevalere la linea della prudenza pragmatica, con una rinuncia implicita all' obbligatorietà delle quote di redistribuzione, questo non diminuirebbe la portata della frattura.

 

E se anche le multe proposte dalla Commissione non dovessero trovare applicazione, si può star certi che in occasione della definizione del prossimo bilancio europeo pluriennale la generosità dei Paesi che sono contributori netti (tra cui l' Italia) nei confronti dell' Est europeo che ha rifiutato la propria solidarietà sui migranti sarà pesantemente rivista al ribasso.

gruppo di migranti in fuga dalla polizia ungheresegruppo di migranti in fuga dalla polizia ungherese

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…