SECONDA REPUBBLICA DI ARCORE - FORZA ITALIA A PARISI E FININVEST A MARINA (CON FIDEL) - ROTTAMARE IL VECCHIO CHE FA PERDERE CONSENSI E DENARO: IL PATTO CON SALVINI DA UNA PARTE, MILAN E PAY-TV DALL'ALTRA - E CONCENTRARSI SULLE CARTE VINCENTI: IL CENTRO MODERATO DI QUI, MEDIA E FINANZA DI LÀ
Ettore Livini per la Repubblica.it
fedele confalonieri marina berlusconi
L'ora, lo dicono i fatti, è grave. Gli ex-migliori amici - la Lega di Matteo Salvini da una parte e Vincent Bolloré dall' altra - minacciano di pugnalarlo alle spalle. I 5Stelle con il loro programma "dirigistico e totalitario sulle tv" (parola di Fedele Confalonieri) stanno ammassando le truppe per l' assalto finale a Palazzo Chigi. Silvio Berlusconi ha deciso così di rompere gli indugi e accelerare i lavori - negli affari e in politica - per il lancio della Seconda Repubblica di Arcore.
I patti e la strategia sono chiari.
fedele confalonieri con marina e pier silvio berlusconi
Lui, in nome dell' anagrafe e dei capricci del cuore, farà un mezzo passo indietro ritagliandosi il ruolo di "padre nobile", lasciando a Stefano Parisi in Forza Italia e alla figlia Marina (con Fidel) in Fininvest i gradi di generale. Il mandato però è chiaro come nei giorni della "discesa in campo" nel '94: rottamare il vecchio che fa perdere consensi e denaro - il patto leonino con la destra populista da una parte, Milan e pay-tv dall' altra - e concentrarsi sulle carte vincenti - il centro moderato di qui, media e finanza di là - per salvaguardare l' eredità ideale (ma soprattutto quella finanziaria) di casa Berlusconi. Perdere una sola delle due partite sarebbe un disastro.
silvio berlusconi con il padre luigi la madre rosa e la sorella maria antonietta
E l' ex-Cav. - come capita sempre quando il gioco si fa duro - ha riaperto le frontiere tra partito e azienda, commissariando Forza Italia con i fedelissimi di Fininvest e affidando ai figli e agli storici consiglieri di famiglia - oltre a Confalonieri, Gianni Letta, Ennio Doris e Sergio Ermolli il compito di tirare le fila.
La doppia sfida, l' hanno capito i litigiosi Colonnelli di Forza Italia con la nomination di Parisi, sarà senza esclusione di colpi. E non baderà troppo alle questioni di cuore.
L' addio al Milan, per dire, è una svolta dolorosa ma inevitabile della rifondazione della costola industriale del Biscione. Il tifo per la squadra del cuore è cieco. Ma non abbastanza da non far capire ai giovani Berlusconi (al netto di Barbara che sui rossoneri puntava molto) che i 900 milioni persi nei 30 gloriosi anni di presidenza di Silvio sono un lusso che non ci si può più permettere.
Le vacche grasse di inizio millennio, quando Fininvest staccava ogni dodici mesi un assegno da 200 milioni ai suoi soci, sono finite. Oggi per pagare i dividendi si gratta il fondo del barile attingendo alle risorse degli anni d' oro. L' ex premier ha provato a tappare i buchi mettendo all' asta alcuni costosissimi capricci del passato come Villa Gernetto e Villa Certosa. Ma non ha trovato compratori. L' offerta cinese per il Milan dunque - seppur a malincuore - è una di quelle cui non si può dire di no. Alleggerisce il bilancio di 220 milioni di debiti, evita nuovi salassi e regala un guadagno consolidato di 450 milioni che fa molto gola ad Arcore.
silvio baldoria silvio berlusconi con smaila e jerry cala e mariano apicella
Non solo. Permette pure al Biscione di concentrarsi sull' altra spina nel fianco dei conti di casa: Mediaset Premium, la traballante pay-tv che Piersilvio sperava di aver sbolognato ai francesi di Vivendi. I "pacchi" però in tv funzionano solo ad "Affari Tuoi" su Rai Uno. L' ex alleato di ferro Bolloré, non proprio un uomo di primo pelo tra gli squali della finanza, ha mangiato la foglia.
«Ci hanno detto che era una Ferrari e invece è una Punto», ha fatto dire all' ad del suo gruppo Arnaud de Puyfontaine. E la partita sulla rete a pagamento di Cologno a meno non si tratti di uno spregiudicato gioco delle parti in vista di grandi manovre su Telecom Italia è tornata in alto mare, affondando i conti Mediaset del primo semestre e ponendo un' ipoteca pesante sulla sua redditività futura.
La metamorfosi dell' impero Berlusconi non è fatta però solo di saldi (in affari) e di divorzi (in politica).
Mondadori ha comprato Rcs Libri e Banzai, Mediaset sta mettendo assieme un agguerrito polo delle radio da affiancare alle tv e l' ex-Cav non sarà costretto - come temeva - a cedere la quota di Mediolanum, la vera gallina dalle uova d' oro. La ratio è semplice: addio agli asset in rosso, dentro quelli che, negli auspici di Arcore, potrebbero riportare un po' di utili in cassa. Lo stesso dovrebbe succedere a Roma.
VINCENT BOLLORE ARNAUD DE PUYFONTAINE
Le porte girevoli del centrodestra in versione moderata vedono in uscita Salvini, Giorgia Meloni & C e in entrata i figlioli prodighi come Renato Schifani e (in prospettiva) l' Ncd di Angelino Alfano. Non proprio il nuovo che avanza, ma quanto basta - si augurano a Palazzo Grazioli - per fare il pieno di voti nell' ampio bacino del centro ed arginare la corsa dei grillini verso il Governo.
VINCENT BOLLORE TARAK BEN AMMAR
Si vedrà se il doppio arrocco di Berlusconi basterà a salvare i destini di Forza Italia dal viale del tramonto cui sembrava avviata nei mesi scorsi e a regalare alla nuova Fininvest, più magra ma più curata, una nuova giovinezza. Il cantiere della Seconda Repubblica di Arcore, comunque, è destinato a riservare tante novità anche nei prossimi mesi. La certezza, in questo clima di ritorno all' antico, è solo una: ci fosse mai bisogno di un inno, il gravoso compito - sicuro - toccherebbe a Mariano Apicella.