SECONDIGLIANO COME I BALCANI - ARRIVA IMMEDIATA LA VENDETTA PER L’OMICIDIO DI GAETANO MARINO A TERRACINA: AMMAZZATO IERI UNO “SCISSIONISTA DEGLI SCISSIONISTI” - LA GUERRA PER IL CONTROLLO DELLO SPACCIO NELLA “VELA CELESTE”, UN BUSINESS DA 20 MILIONI AL MESE - MEGLIO IN GALERA CHE AL CIMITERO: UN LUOGOTENENTE DEI MARINO SI PENTE PRIMA DI ESSERE FATTO FUORI - “DOPO GAETANO, COME BERSAGLIO IO VENIVO SUBITO DOPO…”

Antonio Di Costanzo per Repubblica


Continuano i morti nella faida di Secondigliano-Scampia. Nel tardo pomeriggio in viale della Resistenza, davanti alla famigerata Vela Celeste, ritenuta una delle piazze di smercio di droga più ambita dalla camorra, killer in azione hanno ucciso un uomo di 37 anni, Gennaro Ricci, già noto alle forze dell'ordine, e feriti altri due, che in un primo tempo si sono dati alla fuga e poi si sono fatti ricoverare in ospedale. La vittima è considerata vicino alla fazione degli scissionisti dei Di Lauro nota come 'Vannella Grassi', i presunti mandanti dell'omicidio di Gaetano Marino a Terracina

Gli inquirenti sono certi infatti che l'agguato rientri nella nuova guerra tra clan iniziata con l'omicidio Marino, detto O' moncherino, per il controllo delle aree di spaccio.
E' probabile che i sicari siano arrivati alla Vela Celeste a bordo di un'auto. Ricci viveva a poche decine di metri dal luogo dove è stato ucciso. Attualmente nell'area dove è avvenuto l'agguato ci sono forti tensioni provocate dai famigliari della vittima.

Oltre a Ricci, che abitava in viale della Resistenza, nell'agguato sono coinvolti Salvatore Piedimonte, 18 anni,di Giugliano, ora al "Cardarelli", e Vincenzo La Sorte, 25 anni, che abita a Napoli, ora all'ospedale "San Giovanni Bosco". Uno è ferito a un piede da una pallottola, e l' altro è solo contuso per essere caduto durante la fuga nel corso della sparatoria. Ancora non è chiaro se i due, o uno dei due, fossero in compagnia di Ricci.

Da tempo è in atto una faida tra il clan degli scissionisti e i cosiddetti "girati", una frangia spaccatasi dagli scissionisti. Gli investigatori temono che adesso i botta e risposta tra i due clan provocheranno una lunga scia di vittime.

 

2- Conchita Sannino per Repubblica

"Vedete, la piazza di spaccio delle Case Celesti ormai fa molta gola, è tornata a girare a grandi livelli. Chi ha ucciso a Terracina, l'ha voluta togliere dalle mani di Gaetano Marino e del fratello Gennaro "Mckay". Io sono passato di grado, non spaccio più, sono entrato nella "quota". Ogni mese, i Marino mi passano 150 mila euro. Però adesso rischio la vita. Dopo Gaetano, come bersaglio io venivo subito dopo: perché sono sempre stato fedelissimo ai Marino. Perciò ho deciso di togliermi di mezzo. Prima che mi facciano fuori loro".

Comincia più o meno con queste parole la prima, segretissima conversazione del neo-pentito della camorra di Secondigliano, il trentunenne Gianluca Giugliano, con gli uomini dello Stato. Comincia con cifre da capogiro. Numeri che danno i brividi, specie nella stagione della crisi finanziaria più devastante per casse pubbliche e private. Centocinquantamila (150 mila) euro al mese per un luogotentente ai vertici, come Giugliano. Almeno 300 mila euro per un boss come Gaetano 'o Cocainomane, giustiziato dai nemici cinque giorni fa, sul lungomare di Terracina, grazie al più classico degli espedienti: l'appuntamento con uno di cui si fidava.

Eppure sono numeri che non possono sorprendere gli inquirenti. Non meravigliano certo chi, come il pm Stefania Castaldi o gli 007 antimafia di polizia e carabinieri - su Secondigliano e Scampia, negli ultimi anni - hanno sequestrato libri mastri, recuperato tesori in immobili o società, smascherato gli imperi economici del superboss Paolo Di Lauro o del narcotrafficante Raffaele Amato, ottenendo condanne pesanti.

Il primo, non a caso soprannominato Ciruzzo 'o Milionario, ormai detenuto da 7 anni, investiva nei paesi dell'est e nei business con la Russia ben prima che cadesse il muro di Berlino. Amato, fino al momento della cattura, nel 2009, si regalava vacanze da sceicco, con la famiglia e una coppia di suoi assistenti- schiavi, negli hotel cinque stelle di Tokyo, Dubai, Barcellona. Oggi sono in regime di carcere duro, ma il denaro che gira non è diminuito. Attualmente, è il calcolo degli inquirenti, una piazza come quella delle Case Celesti "può rendere fino a 20 milioni" al mese.

La collaborazione di Giugliano doveva rimanere segreta. A ribadirlo, lunedì scorso, il procuratore capo di Napoli, Giovanni Colangelo, anche nei contatti con la Procura distrettuale antimafia di Roma. Invece, quando domenica pomeriggio, da Latina, le prime agenzie hanno lanciato la notizia, a Napoli hanno dovuto ulteriormente accelerare la corsa contro il tempo avviata 48 ore prima per mettere in sicurezza i familiari di Giugliano: alcuni hanno comunque preso le distanze dal loro congiunto, declinando l'offerta di protezione.

Indagini condotte dalla squadra Mobile, diretta dal vicequestore Andrea Curtale, e coordinate dal pool di sostituti, in testa la Castaldi con i pm Maurizio De Marco ed Enza Marra, concentrati da tempo sulle evoluzioni dei conflitti tra gruppi di Secondigliano e Scampia.

Sotto i riflettori le cinque fazioni periodicamente (e trasversalmente) in guerra tra loro: la frangia Abbinante-Abete-Notturno (che sono la cellula originaria della prima scissione dai Di Lauro); i Marino (ormai decapitati); il gruppo di Antonio Leonardi, narcotrafficante di vecchia scuola; la cosca di Vanella Grassi, con i fratelli Magnetti e il braccio armato di Antonio Mennetta; sullo sfondo, l'ombra del superlatitante Marco Di Lauro. Divisi su tutto: uniti solo dal denaro.

 

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