LO SFOGO DI FASSINA: “TROPPO FACILE FAR PASSARE IL SOTTOSCRITTO COME UNO CHE FA LE MARCHETTE, E DALL’ALTRA PARTE QUELLI CHE FANNO I DURI E PURI, COME IL SEGRETARIO DEL PD”

Alessandra Arachi per Corriere della Sera

Ha parlato con Enrico Letta, sabato. Ma soltanto per comunicargli una decisione già presa, in una manciata di ore. Ed inutilmente il presidente del Consiglio ha provato a trattenere nel governo il suo viceministro di uno dei dicasteri chiave dell'esecutivo, quello dell'Economia.

Stefano Fassina, ma perché queste dimissioni «irrevocabili»? Davvero è bastata quella battuta di Matteo Renzi?

«La battuta è soltanto la forma».

Che vuol dire?
«Che Renzi è un uomo brillante e parla con le battute. Io sono un grigio burocrate e parlo con i documenti. Il punto però sono i contenuti di quello che viene detto. E Renzi con quella battuta ha mandato un messaggio chiarissimo, ponendo una questione irricevibile di dignità personale e politica».

Dunque? Cosa spera di ottenere con queste dimissioni? Creano problemi all'interno del governo, prima di tutto...
«Veramente io ho dato le dimissioni per il motivo esattamente contrario. Ovvero che in questo modo si possa sciogliere l'ambiguità della posizione della segreteria del Pd rispetto al governo. Un'ambiguità che fa male al Pd, al governo, all'Italia».

Di quale ambiguità parla?
«Dell'atteggiamento del segretario del partito. Chiariamo: Matteo Renzi non solo ha il diritto, ma grazie al suo mandato così netto, ha il dovere di incidere sulla posizione del governo. Però un conto è lavorare in positivo, per imprimere una svolta. Un altro sono le caricature distruttive da campagna pre elettorale, con il Pd di Renzi che rischia di comportarsi come il Pdl di Berlusconi negli ultimi mesi del governo Monti. In questi mesi ne abbiamo viste tante».

Quali? Cosa è successo?
«In questi mesi la fatica morale e politica di stare al governo è stata molto elevata. E da una parte c'era chi si prendeva tutta la responsabilità di stare al governo e dall'altra chi invece faceva campagna elettorale sulle pelle del governo. Si è visto con la legge di Stabilità».

Cosa si è visto?
«Dalla segreteria di un partito che esprime il presidente del Consiglio mi aspetto che oltre alle legittime critiche venga messo in rilievo anche le cose positive di una legge che ha costruito impianti per lo sviluppo e l'equità. Sono tanti: c'è la piattaforma di garanzia per il credito delle piccole imprese. La salvaguardia di 23 mila esodati. Abbiamo ridotto di tre miliardi il cuneo fiscale, bloccato gli aumenti per i contributi delle partite Iva. Trovato tante risorse per le calamità naturali e il dissesto idrogeologico. E potrei andare avanti, per quante cose positive ci sono dentro».

Molte critiche sono arrivate per il decreto cosidetto salva Roma. 

«Già, anche quelle all'indirizzo sbagliato: gli errori su quel decreto sono stati più che altro di natura parlamentare. E invece...».

Invece?
«È stata descritta un'attività di governo come una sequela di marchette. E non ci sto: troppo facile far passare un responsabile di governo, come ad esempio il sottoscritto, come uno che fa le marchette, e dall'altra parte quelli che fanno i duri e puri, come il segretario del Pd, e sono in sintonia con la gente. Non può funzionare così. Per questo ho posto una questione di coerenza a Matteo Renzi».

La coerenza di cui parla vorrebbe dire il rimpasto del governo?
«La coerenza vuol dire che oltre alle idee, il segretario di una partito che è uscito dalle primarie con un consenso tanto forte dovrebbe mettere a disposizione anche le sue donne e i suoi uomini per il funzionamento del governo. Altrimenti c'è il rischio di dettare un'agenda al governo sempre più ambiziosa e poi scaricare soltanto sul governo il fallimento di quegli obiettivi eventualmente mancati».

Non pensa che le sue dimissioni possano creare un bailamme all'interno del Pd?
«Io spero invece che possano essere di qualche utilità».

Utili a cosa?
«Al segretario del Partito democratico, prima di tutti, affinché impari ad avere rispetto per tutti i componenti del partito, soprattutto per chi ha idee diverse dalle sue. Ma spero che possano essere utili a tutti a ricordare che il rispetto reciproco è il pre requisito fondamentale per stare insieme».

Ha avuto messaggi di solidarietà da parte del Pd in queste ore?
«Tanti».

Da parte di chi?
«Da tante parti di tutto il partito. E poi ho avuto valanghe di sms, tweet, messaggi su Facebook. Davvero molte persone hanno approvato la mia scelta. E quello che mi ha fatto più piacere sono stati i messaggi che mi sono arrivati dagli altri partiti. In forma privata, dunque non per strumentalizzazioni di alcun genere».

Quali partiti?
«Forza Italia, Fratelli d'Italia, Scelta civica: uomini e donne che si sono firmati anche con il loro nome».

E adesso? Il 16 gennaio c'è la direzione del Pd. Matteo Renzi ha fatto già sapere che lui non smetterà di fare battute, riuscirete a chiarirvi?
«Renzi può fare tutte le battute che vuole. L'ho già detto: il problema è quello che dice, non come lo dice. Ma un segretario che ha avuto un consenso così ampio deve imparare ad ascoltare. Altrimenti si rischia una deriva davvero pericolosa».

 

 

Stefano Fassina e Matteo Orfini RENZI, BOSCHI,Stefano Fassina FASSINA CONTESTATO DAL CORTEO ALCOASTEFANO Fassinavignetta ORFINI E FASSINA MARIA ELENA BOSCHI

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