donne vescovo

IL PULPITO SI TINGE DI ROSA - SÌ ALLE DONNE VESCOVO: IL SINODO DELLA CHIESA ANGLICANA APPROVA LA STORICA RIFORMA - CAMERON ESULTA MA IL IL DIRETTORE DELL’’’OSSERVATORE ROMANO’’ VIAN NON CI STA: “DECISIONE GRAVE CHE CREA PROBLEMI CON CATTOLICI E ORTODOSSI”

1. VESCOVO E DONNA, IN INGHILTERRA SI PUÒ

Alessandra Rizzo per “La Stampa

 

Tra applausi e grida di giubilo, la Chiesa d’Inghilterra ha votato a favore della nomina di donne vescovo, interrompendo una tradizione di duemila anni e ponendo fine ad un dibattito lacerante.
 

CERIMONIA DI INSEDIAMENTO DEL NUOVO ARCIVESCOVO DI CANTERBURY JUSTIN WELBY CERIMONIA DI INSEDIAMENTO DEL NUOVO ARCIVESCOVO DI CANTERBURY JUSTIN WELBY

Lo storico voto del Sinodo, giunto dopo cinque ore di discussione, è stato salutato dall’ala progressista come una rivoluzione salutare e necessaria; da parte conservatrice come la fine tragica di un’istituzione che risaliva agli albori della Cristianità. Per il capo spirituale della Chiesa Anglicana, l’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby, che aveva appoggiato la riforma, il voto «segna l’inizio di una grande avventura». Ma, significativamente, Welby ha subito aggiunto: «Per quanto sia lieto, sono anche consapevole di quanti all’interno della chiesa troveranno l’esito del voto difficile e penoso.»
 

Il dibattito sul ruolo delle donne nella Chiesa d’Inghilterra dura da quasi cinquant’anni, e ha provocato, se non il temuto scisma, spaccature tali da spingere alcuni a passare alla Chiesa Cattolica. La minoranza conservatrice sostiene che la riforma contraddice la Bibbia e la tradizione che, fin dai tempi di Gesù e dei dodici apostoli, vuole che la Chiesa abbia una guida esclusivamente maschile; per i riformatori, negare alle donne un ruolo crescente nei ranghi ecclesiali va contro la sensibilità dei fedeli, tanto più in una società secolare come quella inglese.
 

CERIMONIA DI INSEDIAMENTO DEL NUOVO ARCIVESCOVO DI CANTERBURY JUSTIN WELBY CERIMONIA DI INSEDIAMENTO DEL NUOVO ARCIVESCOVO DI CANTERBURY JUSTIN WELBY

Nel 1975, il Sinodo Generale aveva rotto il primo tabù, dichiarando di non avere «nessuna obiezione fondamentale» al sacerdozio femminile. Ma ci sarebbero voluti dieci anni per avere le prime donne diacono e altri dieci, nel 1994, per le prime donne sacerdote. Oggi le donne rappresentano circa un terzo degli undicimila preti anglicani.
 

Le donne vescovo già esistono in paesi come Stati Uniti e Australia, ma la Chiesa d’Inghilterra, casa madre della comunità anglicana di ottanta milioni di fedeli sparsi in 165 paesi, aveva finora resistito alle spinte modernizzatrici.
 

Il risultato ribalta la precedente votazione avvenuta un anno e mezzo fa, quando il Sinodo aveva respinto la proposta per appena sei voti (peraltro di elettori laici). Quel voto aveva, secondo il predecessore di Welby, minato la credibilità della Chiesa agli occhi della società britannica.

 

BERGOGLIO COPERTINA VANITY FAIR BERGOGLIO COPERTINA VANITY FAIR

 Questa volta, tra le mura dell’Università di York, non ci sono state sorprese: è stata raggiunta la maggioranza dei due terzi necessaria in ognuna delle tre camere che compongono il Sinodo (vescovi, clero e laici) per approvare la riforma. Benché la composizione del collegio fosse inalterata rispetto al 2012, molti avevano annunciato di aver cambiato idea. Alla fine i voti a favore sono stati 351, quelli contrari 72 e gli astenuti 10.
 

Il primo ministro David Cameron ha parlato di «grande giornata per la chiesa e per l’uguaglianza». Ma chi ha votato contro mette in guardia dai rischi, per esempio la potenziale difficoltà di attrarre preti tradizionalisti.
 

La riforma è attesa ancora da alcuni passaggi, poco più che formalità. Deve essere approvata dal Parlamento e dalla Regina Elisabetta, capo formale della chiesa, per poi tornare al Sinodo Generale di novembre per l’approvazione definitiva. Secondo Welby la prima investitura potrebbe arrivare già all’inizio dell’anno prossimo. Meno sicuro sulla possibilità di vedere nel corso della sua vita una donna arcivescovo di Canterbury: «Non ne ho idea - ha detto - ma ne sarei felice».

 

2. “FATTO GRAVE CHE COMPLICA IL CAMMINO ECUMENICO”

Giacomo Galeazzi per “La Stampa

 

Adesso le cose si complicano notevolmente». Al termine di un travagliato sinodo la Chiesa d’Inghilterra ha autorizzato la nomina di vescovi donne e in Vaticano ad analizzarne conseguenze ed effetti è il professor Giovanni Maria Vian, direttore dell’«Osservatore Romano» e storico del cristianesimo all’università «La Sapienza» di Roma.
 

GIOVANNI MARIA VIAN GIOVANNI MARIA VIAN

Professore, questa svolta è la pietra tombale sul dialogo tra cattolici e anglicani?
«Chiaramente è una decisione che complica il cammino ecumenico. Il problema non è solo con Roma ma anche con le Chiese ortodosse e per di più la Comunione anglicana è divisa al suo interno».
 

È in atto una spaccatura?
«Sì. Per esempio, gli anglicani del sud del mondo, che sono ormai maggioranza, sono in larga parte contrari alle donne vescovo. È una questione seria che rappresenta un ostacolo sulla via dell’ecumenismo, ma certo non la sua fine».
 

Ciò significa che lo scisma d’Occidente non sarà mai sanato?
«È una storia che viene da lontano. Sono sviluppi che si erano già manifestati negli anni Quaranta e poi negli anni Settanta quando ci furono in alcune comunità anglicane asiatiche ordinazioni sacerdotali di donne».
 

JUSTIN WELBY JUSTIN WELBY

Come sono i rapporti con Papa Bergoglio?
«
Anche di recente il primate anglicano Justin Welby ha confermato vicinanza e apprezzamento per papa Francesco assicurando di voler proseguire il cammino di amicizia e di avvicinamento con la Chiesa di Roma. Da Giovanni XXIII gli incontri tra i vescovi di Roma e gli arcivescovi di Canterbury sono frequenti»
 

Come si è arrivati a questa svolta?
«È un problema interno alla Comunione anglicana che si dividerà ancor di più al suo interno. Ma con questa decisione il movimento ecumenico si complica anche nei confronti delle antiche Chiese orientali e di quelle ortodosse».
 

JUSTIN WELBYJUSTIN WELBY

Quali possono essere le ripercussioni?
«Il sì alle donne vescovo è un passo e una scelta che non facilitano l’avvicinamento dottrinale. La speranza è che il processo vada comunque avanti».
In che modo si potrà rimettere in moto il dialogo «azzoppato» tra Roma e la Comunione anglicana?
«Per tenerlo in vita, l’ecumenismo spirituale e l’amicizia quotidiana tra cristiani di diverse confessioni dovranno crescere e superare le divisioni teologiche. Adesso, però, andranno chiariti alcuni punti fondamentali. Si è verificato un evento grave che rischia di riflettersi in maniera estremamente negativa sul secolare percorso verso l’unità di tutti i cristiani».

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....