BARBE FINTE, SCAZZI VERI - MEGLIO DI “HOMELAND”: SI DIMETTE IL CAPO OPERATIVO DELLA CIA IN PROTESTA CON IL PIANO DI METTERE INSIEME ANALISTI E UOMINI SUL CAMPO
Paolo Mastrolilli per “La Stampa”
Il suo nome era uno dei segreti più gelosamente custoditi dalla Cia, ma adesso è finito sui giornali per la peggior ragione possibile. Frank Archibald, mitico e misterioso capo del National Clandestine Service, si è dimesso. La ragione ufficiale è che a 57 anni voleva cambiare vita, ma quella ufficiosa è una polemica con il capo dell’agenzia John Brennan e il suo progetto di riforma dei servizi americani. Un terremoto.
IN CONTINUA COMPETIZIONE
La Central Intelligence Agency è divisa da sempre in direttorati, che si occupano di aspetti diversi dello spionaggio. I principali, in costante competizione, sono quello dell’Intelligence, incaricato del lavoro di analisi, e quello delle Operations, diventato National Clandestine Service dopo gli attacchi dell’11 settembre, che invece gestisce le attività clandestine sul terreno. Intellettuali e soldati, in sostanza.
Ora però Brennan vorrebbe modificare questa struttura, sul modello di quanto è già avvenuto con il Counterterrorism Center, dove analisti e agenti operativi lavorano sotto lo stesso tetto. Lui vorrebbe ristrutturare la Cia sulla base delle regioni e dei compiti. Dunque smantellare i direttorati, e mettere insieme tutti gli analisti e gli operativi che si occupano di Medio Oriente, America Latina, Russia, oppure di caccia ai terroristi.
Il vantaggio starebbe nel creare unità autosufficienti, in grado di conoscere e colpire gli obiettivi; il limite starebbe nel compromettere l’autonomia dei due settori, perché gli analisti verrebbero condizionati nelle loro ricerche dagli operativi, e viceversa.
DA MILOSEVIC AI DRONI
Tra i critici, il più ingombrante era proprio Archibald, mitico agente della South Carolina alto due metri, che dopo aver giocato a football per la Clemson University e militato nel corpo dei Marines, era entrato appunto nel servizio clandestino. Aveva lavorato in Pakistan, Africa, America Latina, ma il suo successo più significativo era stata l’operazione che aveva rovesciato Milosevic in Serbia.
Era diventato capo del National Clandestine Service nel maggio del 2013, quando Brennan lo aveva preferito alla donna, nome in codice «Gina», che guidava ad interim il servizio, perché lei aveva gestito il «black site» della Cia in Thailandia dopo l’11 settembre e questo la esponeva al rischio di scandali e critiche. Frank si era seduto sulla sua poltrona, per condurre operazioni delicatissime come quelle che identificano i terroristi da eliminare e li colpiscono con la flotta di circa 30 droni gestita dalla Cia.
ABU AL LIBI NUMERO DUE DI AL QAEDA
Molti raid hanno funzionato, come quello che nell’ottobre del 2013 aveva portato alla rocambolesca cattura di Abu al-Libi nelle strade di Tripoli, ma alcuni sono falliti, come quello che a dicembre aveva cercato di liberare gli ostaggi di al Qaeda in Yemen Luke Somers e Pierre Korkie. Nei mesi scorsi Archibald è stato anche in Italia, ufficialmente in vacanza, se uno come lui può mai essere davvero in ferie.
LA ROTTURA
Nel frattempo però qualcosa si è incrinato. A settembre Brennan ha inviato un messaggio ai dipendenti della Cia, annunciando la creazione di una commissione interna per rivedere la struttura. Gli analisti critici hanno risposto che non vogliono il fiato sul collo degli operativi, e gli operativi hanno chiesto di conservare la loro autonomia. Venerdì, poi, il «Daily Beast» ha rivelato le dimissioni di Archibald, che la Cia ha confermato.