RESA DEI CONTI (CORRENTI) TRA CAMERATI - SI INDAGA SU 20 CONTI CHE POTREBBERO AVER ‘INGOIATO’ I 26 MLN € SPARITI DOPO LO SCIOGLIMENTO DI AN - LE STRANEZZE NOTATE DAI PERITI: UNA SERIE DI RICCHE PARCELLE PAGATE AGLI AVVOCATI CHE DIFENDEVANO IL PDL - E I SOLDI VERSATI A UNA EX COLLABORATRICE DELLA FEDERAZIONE DI ROMA, CHE A MAGGIO 2011 SI RIVALE PIGNORANDO UN IMMOBILE DI PROPRIETÀ DI ALE-DANNO: MA A PAGARLA NON FU IL SINDACO MA LA FONDAZIONE…

Valeria Pacelli per il "Fatto quotidiano"

I conti di quello che resta di Alleanza Nazionale, per i magistrati, sono poco chiari. L'indagine nata un anno fa adesso si ritrova davanti ad un ostacolo. Fonti giudiziarie lo definiscono "un mare di conti". Si riferiscono alla ventina di conti correnti sospetti, che il nucleo tributario della guardia di finanza sta cercando di ricostruire. Soprattutto per quanto riguarda le movimentazioni su ognuno di questi. Il sospetto è che proprio questi conti avrebbero inghiottito parte dei 26 milioni di euro dell'ex Msi.

È l'ultima svolta dell'indagine che vuole fare chiarezza sui presunti ammanchi del patrimonio di An e che è nata da quello scontro che prende vita dopo lo scioglimento del partito, nel marzo del 2009. Da una parte sono schierati i finiani di Futuro e Libertà, dall'altra gli ex colonnelli, accolti nelle braccia del Pdl.

Proprio gli ex deputati Fli Antonio Bonfiglio, Giuseppe Consolo e Enzo Raisi hanno sporto denuncia contro i loro ex colleghi, lamentando una "differenza negativa" tra il patrimonio di An alla data del suo scioglimento e l'ammontare di denaro che invece si sono ritrovati a novembre del 2011, quando è nata la Fondazione Alleanza Nazionale, presieduta da Franco Mugnai.

A seguito dell'esposto la procura di Roma ha aperto un fascicolo, affidato al pm Attilio Pisani che sta indagando per appropriazione indebita. Anche se per adesso non risultano indagati. L'obiettivo degli inquirenti è quindi capire come furono usati i soldi pubblici, provenienti dai rimborsi elettorali, all'indomani dello scioglimento del partito di Gianfranco Fini.

Una parte di quel denaro, circa 55 milioni di euro, sono confluiti in otto conti correnti intestati alla Fondazione Alleanza Nazionale. Di questi conti, quattro sono stati aperti presso la Banca Popolare di Milano, due presso la banca Maremma Iccrea, uno presso la Monte Paschi di Siena e un altro presso il Credito Valdinievole. Inoltre, la fondazione ha ricevuto anche tre immobili, un'Audi, e due società immobiliari (l'Italimmobili srl e l'Immobiliare Nuova Mancini srl).

Secondo gli ex finiani, però, all'appello mancano altri 26 milioni di euro. In realtà, i primi due periti nominati dal tribunale, poi sostituiti, Giuseppe Tepedino e Simone Manfredi, raccontarono di una movimentazione poco chiara di denaro, già in una relazione del 26 gennaio scorso. Qui si rivela appunto "l'accensione di nuovi conti correnti intestati all'associazione senza riscontro puntuale dell'individuazione degli stessi, con il numero relativo e le filiali degli istituti".

Si elencavano anche una serie di parcelle per decine di migliaia di euro pagate agli avvocati impegnati a difendere il Pdl; come pure si fa riferimento ai soldi versati a Patrizia Cancelli, ex collaboratrice della Federazione di Roma, che nel maggio 2011 si rivale pignorando un immobile personale di proprietà di Gianni Alemanno. A pagarla però non fu il sindaco di Roma, ma la Fondazione.

Oggi, a mesi da quella relazione, spuntano una ventina di conti correnti sospetti, e si cerca anche di capire se ne esistano altrettanti all'estero. Come quello del Pdl, da cui partirono 3 milioni 750 mila euro come prestito ad An. Soldi questi che sarebbero stati restituiti a distanza di qualche mese, anche se ai pm per ora non ne risulta alcuna traccia.

 

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