
I VOTI DI VERDINI A ROMA NON PUZZANO, FUORI SÌ - I RENZIANI FASSINO, RICHETTI E DELRIO SI SCHIERANO CONTRO L’ALLEANZA CON DENIS. ANZI, CONTRO LA VISIBILITÀ CHE IL PUZZONE TOSCANO DÀ AL SUO ACCORDO CON MATTEUCCIO (SI FA MA NON SI DEVE DIRE)
Gianluca Roselli per il “Fatto Quotidiano”
La maggioranza sai è come il vento...". Così cantava Denis Verdini davanti alle telecamere di Sky intervistato da Maria Latella all' inizio di ottobre.
Ebbene, quell' intervista, in cui l' ex forzista rivendicava con orgoglio il sostegno del suo gruppo al governo Renzi, ha creato un discreto terremoto nelle città lontane da Roma. Soprattutto in quelle dove il Pd si appresta ad andare al voto nella prossima primavera. Il timore, ovvio, è di perdere voti. Anche solo quel tanto che basta per finire al ballottaggio con il Movimento Cinque Stelle.
Il sindaco di Torino Piero Fassino, per esempio, qualche giorno dopo la performance canora verdiniana, ha avuto una telefonata piuttosto "calda" con il premier: se Verdini continua ad andare in tv a rivendicare il sostegno al tuo governo, questo il tono della conversazione, io non mi ricandido perché non voglio perdere.
Fassino, infatti, ancora non ha ufficializzato la sua candidatura al secondo mandato, cosa che dovrebbe avvenire a breve, con tanto di investitura pubblica di Renzi, che andrà a Torino per dare l' annuncio. Il premier ha capito subito l' antifona e, tramite il fedelissimo Luca Lotti, ha fatto pervenire a Verdini il "nervosismo di Palazzo Chigi per la sua ospitata televisiva" e il desiderio che "uno spettacolo simile non accada di nuovo".
Insomma, Renzi ha vietato al suo "quasi" alleato di andare in tv a rivendicare qualsiasi forma di appoggio al governo.
La sponda di Ala deve restare nascosta, sottotraccia, meno se ne parla meglio è. Perché il rischio è di regalare valanghe di voti a Grillo. Come anche i sondaggi hanno iniziato a registrare.
Il tema è al centro del dibattito del Pd. La minoranza sta col fucile puntato e nei giorni scorsi anche due esponenti dell' entourage renziano sono usciti allo scoperto. "Questa continua confusione tra azione di governo, voto sulle riforme e prospettiva politica del 'partito della nazione' va immediatamente stoppata. Renzi lo dica con nettezza", ha avvertito Matteo Richetti.
"Se Verdini entra nella maggioranza, a sinistra si aprirebbe un enorme problema politico", ha sottolineato addirittura il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, che poi è stato costretto a un abbassamento dei toni cui non ha creduto nessuno.
A soffrire di più per lo scomodo alleato sono proprio coloro che hanno un legame forte con il territorio. "Chi ha i voti e un solido rapporto con la base nelle ultime settimane è stato chiamato nelle sezioni a spiegare perché ci prendiamo i voti di Verdini. Sul territorio l' imbarazzo è palpabile", racconta un deputato dem. Poi è arrivato il chiarimento del premier (" Verdini non farà mai parte della maggioranza"), che però non ha convinto granché. A Torino, dicevamo, si ricandiderà Fassino alla guida di un' alleanza composta da Pd, Moderati e liste civiche.
Sel, ora in maggioranza, dice di voler correre da sola. Da qui il timore di Fassino di perdere quei voti a sinistra che potrebbero portarlo a un pericolosissimo ballottaggio con il M5S.
"Quella di Verdini è sicuramente una presenza ingombrante, un' arma in più per i grillini in campagna elettorale. Detto questo, non vedo troppi problemi per il sindaco uscente. A patto di costruire una buona squadra e spostare l' attenzione sui problemi della città e non sulle questioni nazionali", osserva il deputato Giacomo Portas, la cui lista i Moderati a Torino faquasiil10 per cento. Altra città dove si va al voto è Bologna, dove Virginio Merola si ripresenta con una coalizione composta da Pd, Sel e liste civiche. E qui la minoranza e i bersaniani su Verdini stanno sul piede di guerra.
"Le precisazioni di Renzi per ora mi tranquillizzano. Ma, se così non fosse, il Pd ne sarebbe stravolto e si aprirebbe un dibattito enorme, dal centro alla periferia, perché ne andrebbe di mezzo il nostro Dna", sostiene il renziano Richetti tornando sul tema."Su questo dovremo essere inattaccabili, altrimenti anche qui si rischia il ballottaggio", aggiunge il deputato emiliano.
Poi c' è Trieste, dove il Pd punta a confermare l' attuale sindaco Roberto Cosolini. Più sfumata, invece, la situazione a Milano, ma solo perché un candidato ancora non c' è.
Mentre a Roma a mancare è la data. Diversa, infine, la situazione dove il Pd non ha un sindaco uscente come Napoli e Cagliari. L' effetto-Verdini, però, rischia di sentirsi un po' ovunque. Per questo all' ex banchiere del credito fiorentino è stato chiesto di non andare intv. Verdini ha abbozzato e per ora declinerà gli inviti davanti alle telecamere. Ma da qui a giugno la strada è lunga.