IL SINDACO PIDDINO DEL FORTE: “NON SONO RAZZISTA, SOTTO I PILONI GLI AMBULANTI CI VANNO A FARE I BISOGNINI - IL PD PRIGIONIERO DEL POLITICALLY CORRECT”

Marco Imarisio per il "Corriere della Sera"

«Permetta che mi presenti: sono il sindaco più razzista, fascista e leghista che c'è». E giù una risata. «Dimenticavo: anche demagogo». Un'altra risata, e una stretta di mano.
Umberto Buratti ha voce e sorriso dell'uomo che si diverte, sempre e comunque. A Forte dei Marmi lo hanno sempre considerato uno scapolo d'oro che si divideva tra la gestione dei bagni Impero e le vacanze all'estero. La sua vocazione era perfetta per un posto che vive di turismo, e così appena si è fermato, lo hanno eletto presidente della potente Associazione dei balneari e subito dopo sindaco. Il primo di centrosinistra da quando c'è l'attuale legge elettorale, in un Comune che da sempre tende al centrodestra.

Da quel giorno, il primo cittadino con il ciuffo ben curato e l'aria da bon vivant non ha mai mancato l'appuntamento con la baruffa a sinistra sulla questione degli ambulanti. L'ultima in ordine di tempo verte sulla rete metallica che da pochi giorni recinta i primi dieci metri di fondamenta del Pontile, con la maiuscola in quanto monumento e simbolo di Forte dei Marmi, passeggiata cara agli Agnelli, a Luchino Visconti, a Henry Moore e più prosaicamente ai turisti che da tutto il mondo vengono in Versilia per camminare su questa passerella di cemento che scorre sul mare per quasi trecento metri.

L'accusa di negare l'ombra a lavoratori assolati dalle ore passate a vendere oggetti in spiaggia si è subito stampata sulla sua abbronzatura come una lettera scarlatta. «Soprattutto rossa. Non me la prendo, ma lo trovo offensivo. Anche nel Pd, il mio partito alcuni, per fortuna non molti, sono partiti in quarta con le accuse di discriminazione. Scambiando per razzismo una vicenda che riguarda solo il decoro pubblico».

Con qualche remora, Buratti sostiene che l'errore non è solo di natura ideologica. Infatti, dice, la vera destinazione d'uso di quel rettangolo sotto i piloni riguarda necessità fisiologiche più impellenti della protezione dal sole, con le annesse conseguenze che restano sul terreno.

«Una questione di bisognini, ecco. Invece una dirigente del Pd mi ha scritto dicendo che voglio chiudere la spiaggia a tutti lasciandola ai Briatore di turno. Quando si parla di immigrati, in questo caso si ambulanti, nel Pd e in generale a sinistra si reagisce in modo pavloviano. Siamo prigionieri del politicamente corretto».

Buratti è un ex socialista fedele a Valdo Spini, confluito nei Ds, dei quali è stato revisore nazionale dei conti. Commercialista, ex ufficiale degli Alpini, barelliere volontario a Lourdes. Non ha voglia di mettere a confronto i sondaggi dei siti locali che consegnano percentuali bulgare a favore della sua decisione con il tono sprezzante di alcuni messaggi ricevuti da esponenti toscani del Pd. Ma è di tutta evidenza che sentirsi dare del razzista gli brucia, eccome.

«Si guardi intorno: noi si campa di turismo. D'inverno siamo in 8.000, d'estate arriviamo a quarantamila. Credo che tra i miei doveri ci sia quello di tutelare gli interessi della comunità e certo non mi vergogno a farlo». Cominciò subito. Una delle sue prime ordinanze introdusse il divieto estivo di azionare i tosaerba dopo le 21.

«Appunto. Se il rispetto delle leggi non basta, aggiungo che qui da noi il decoro urbano ha un valore anche economico. Ci stiamo attenti da sempre, perché altrimenti la gente qui non ci torna».

Per quanto piccola come quel recinto, che oggettivamente è brutto a vedersi, adesso sembra davvero la gabbia di un pollaio incastrato sotto il Pontile, la faccenda potrebbe anche essere rivelatrice di certe contraddizioni interne alla sinistra. Tra le pieghe del discorso emerge spesso quella parola, legalità, che fu oggetto di lacerazioni ai tempi di Cofferati e Chiamparino sindaci. Nel suo piccolo, Buratti sente di appartenere a quella categoria, che più ci si sposta a sinistra più sembra mal sopportata per ragioni quasi genetiche. «Le regole valgono per tutti. Ed è soprattutto la sinistra che deve averne rispetto. Deve essere la nostra ragione sociale».

Quand'era presidente dei balneari si inventò gli osservatori per la sicurezza, riconoscibili da un colorato «nastro della legalità», che pattugliavano le spiagge alla ricerca di venditori di merce contraffatta, massaggiatori e cartomanti abusivi. Una volta sindaco, lasciò perdere il nastro e ci provò con i vigili a pagamento, ingaggiati da proprietari di bagni e albergatori. «La Cgil si mise di mezzo, sostenendo con molta acredine che l'ordinanza in questione era razzista. Adesso ci risiamo un'altra volta».

La distanza non sempre aiuta a capire le cose. Da lontano, questa del Pontile può sembrare una questione di principio. Ma le dimensioni del recinto suggeriscono interpretazioni più minimali. Se era davvero tale, si trattava di una ben piccola oasi. Là sotto, ben strette, ci stanno al massimo venti persone, a fronte di un numero giornaliero di venditori ambulanti stimato sulle quattrocento unità.

Una deputata di Sel ha suggerito di installare un tendone per dare ristoro ai venditori da spiaggia, abusivi o meno, e sembrerebbe anche una proposta ragionevole. Buratti alza gli occhi al cielo, e per una volta il ciuffo si scompiglia. «Bravissima. Mica una razzista come certi sindaci. Magari potrebbe anche chiedere informazioni su come è fatta Forte dei Marmi. C'è la spiaggia, c'è la strada e dall'altra parte c'è una invenzione geniale e secolare che garantisce ristoro e ombra per tutti. Si chiama pineta».

 

 

umberto burattiUMBERTO BURATTI E LINO BANFIFORTE DEI MARMI RETE ANTI BIVACCO FORTE DEI MARMI RETE ANTI BIVACCO FORTE DEI MARMI VENDITORE AMBULANTE

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