DA SMACCHIATORE A “ESPLORATORE” - RE GIORGIO POTREBBE CONCEDERE A BERSANI UN INCARICO ESPLORATIVO, MA AL SENATO NON V’E’ CERTEZZA - LE ACROBAZIE BASATE SU ENTRATE E USCITE DALL’AULA NON CONVINCONO IL COLLE, CHE CHIEDE ALMENO 160 “SI’” CERTI ALLA FIDUCIA - PIU’ PROBABILE UN GOVERNO TECNICO A GUIDA CANCELLIERI, ESCLUSA UNA PROROGA DI RIGOR MONTIS - NAPOLITANO SPAZZA VIA OGNI IPOTESI DI UN SUO ADDIO ANTICIPATO…

Marzio Breda per Corriere.it

«Faccio appello alle mie energie e ovviamente cerco di mobilitarle», aveva confidato a Berlino Giorgio Napolitano, a poche ore dal rientro in Italia. Sapendo che avrebbe trovato una situazione difficilissima, si preparava ad assumere la regia del dopo-voto. Un compito per qualcuno «proibitivo» e di sicuro faticoso. Lo dimostrano le prime e frustranti prove di dialogo tra i partiti, ancora fondate più sulle sfide e sulle provocazioni reciproche che su un'autentica disponibilità a cercare qualche intesa.

Tuttavia, mentre ci si concentra sulle ipotesi di governo, incombe già l'incognita delle elezioni dei presidenti di Camera e Senato, adempimenti preliminari per dare funzionalità al nuovo Parlamento. Ora, posto che il Pd dispone a Montecitorio di una maggioranza sicura e ampia e lì è dunque in grado di «chiudere la pratica» subito, per Palazzo Madama il discorso è più complesso. Perché senza un accordo si rischia che non passi nessuno e si sa che, dalla quarta votazione, si andrebbe al ballottaggio, con esiti molto incerti.

Ecco un nodo da sciogliere in fretta, individuando per la seconda carica dello Stato un indiscutibile nome di garanzia che non permetta a qualcuno - cioè al Movimento 5 Stelle - di gridare al compromesso di basso profilo, all'inciucio. A margine c'è l'altra trattativa, la più importante, sulle alleanze politiche possibili e sulle formule del prossimo esecutivo. E qui ci sono alcuni punti fermi su quello che Napolitano, alla cui «saggezza» ci si appella, potrebbe fare.

Il governo di minoranza (o «di cambiamento») evocato da Pier Luigi Bersani, ad esempio, resta una possibilità problematica. Durante le consultazioni, infatti, il presidente della Repubblica avrà bisogno di mettere a verbale risposte convincenti a un paio di questioni. In primo luogo dovrà avere la ragionevole certezza che l'aspirante premier possa assicurare il numero legale di 160 senatori, considerando che, se alcuni uscissero dall'aula per far passare la fiducia, altri potrebbero uscire per farla mancare.

Servirà poi che i «sì» prevalgano sulla somma di «no» e di astensioni, calcolando che alcuni rientrino per garantire il numero legale votando «no» o astenendosi e che in quella fase potrebbero rientrare anche altri per mettere il «sì» in minoranza. Due subordinate che il capo dello Stato - e prima di lui il segretario del Partito democratico, com'è ovvio - deve cercare di risolvere in modo convincente lungo il proprio percorso.

Ma se pure Bersani non fosse del tutto sicuro dei numeri di cui dispone, poiché il suo partito ha la maggioranza alla Camera, ramo di maggiore rappresentatività del Parlamento, Napolitano potrebbe comunque concedergli un tentativo. Magari con un incarico «esplorativo», così che l'eventuale fallimento sia attutito e risulti meno compromettente e traumatico. Anche l'ipotesi di una proroga a oltranza di Mario Monti a Palazzo Chigi non sembra praticabile, dal punto di vista costituzionale e quindi dello stesso presidente. Non a caso il professore oggi dispone solo di poteri di «ordinaria amministrazione», nulla che valga pleno jure. Pensare di farlo sopravvivere addirittura per qualche mese (ciò che richiederebbe un reinsediamento, attraverso un voto di fiducia delle Camere politicamente da escludere), sarebbe una forzatura.

In questo quadro lo sbocco che ha forse maggiori probabilità per uscire dall'impasse ed evitare un rapido ritorno alle urne, sarebbe quello in un certo senso quasi disperato. Ossia un governo di scopo, o comunque lo si battezzi, per il quale il capo dello Stato incarichi una figura di profilo istituzionale (e i nomi non sono moltissimi, ma quello del ministro dell'Interno ed ex prefetto, Anna Maria Cancellieri, vi rientra), cui affidare una missione limitata, dopo una fiducia tecnica, andando di volta in volta a cercarsi i voti in Parlamento e confidando nel buon senso dei partiti: riformare la legge elettorale e approntare qualche misura in campo economico che le performance dello spread e dei mercati rendessero indispensabile e urgente.

Scenari ai quali se ne aggiunge un altro, estremo, che citiamo per liquidarlo: quello di dimissioni anticipate dello stesso Napolitano, in modo che la gestione della nuova fase politica vada al successore. È un'ipotesi - circolata forse come wishful thinking di qualcuno a Montecitorio - dell'irrealtà, perché una simile scelta aumenterebbe i rischi di sfascio ed equivarrebbe ad una caduta di responsabilità inimmaginabile, da parte del capo dello Stato. Il quale tra l'altro, prima che il Parlamento elegga chi sarà destinato a sostituirlo, a norma di Costituzione dovrebbe passare la mano al suo naturale «supplente»: l'attuale presidente del Senato, Renato Schifani.

Mentre tutto è caoticamente in movimento, Napolitano si limita a seguire a distanza gli approcci tra i partiti. «Nessun contatto e nessun consulto né formale nè informale», precisa il Colle, smentendo con fastidio quanto alcuni insistono a scrivere. L'unico confronto che finora il presidente si è concesso è un faccia a faccia con Mario Monti, ieri, per parlare di «questioni di governo in vista del Consiglio Europeo del 14 marzo». A lui, come aveva anticipato la settimana scorsa in Germania, ha suggerito di consultarsi subito con le forze politiche (tutte, non solo quelle della «strana maggioranza» che lo ha sostenuto per 13 mesi), così da poter presentare a Bruxelles una posizione italiana coerente e affidabile. In grado insomma di dimostrare che il nostro «non è un Paese allo sbando».

 

bersani_napolitanologo cinque stelle Beppe Grillo MARIO MONTI CON IL CANE ALLE INVASIONI BARBARICHE Anna Maria Cancellieri ANNA MARIA CANCELLIERI ROBERTO NAPOLETANO GIORGIO NAPOLITANO RENATO SCHIFANI PALAZZO MADAMA - SENATO DELLA REPUBBLICA

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…