‘SOCIETÀ CIVILE NO GRAZIE’ - FINE DEL NANNIMORETTISMO: NEL GOVERNO E NELLE LISTE PER LE EUROPEE RENZI ROTTAMA LA VOCAZIONE GIROTONDINA E INCASSA IL PLAUSO DEL ‘TURCO’ ORFINI: ‘SE CONTINUA COSÌ NON MANCHERA’ L’APPOGGIO ANCHE DI CHI NON LA PENSA COME LUI’

Claudio Cerasa per "Il Foglio"

I nomi sulle liste. La scelta dei ministri. Le europee. Le contro-candidature. I professoroni. Gli appelli. La presidenza del Senato. La Rai. E poi? A Palazzo Chigi lo confermano sottovoce. Lo sussurrano pensando a quello che è successo ieri e a quello che potrebbe accadere domani. E lo dicono pensando ad alcuni tasselli del mosaico composto in questi mesi di governo dal segretario del Pd. Tasselli che coincidono con l'insofferenza mostrata da Renzi rispetto al presidente del Senato, Pietro Grasso.

Tasselli che coincidono con la diffidenza mostrata da Renzi rispetto all'appello firmato dai professoroni contro la riforma del Senato e contro le riforme istituzionali. Tasselli che coincidono con l'irritazione mostrata in questi mesi da Renzi verso la governance della Rai - affidata dal predecessore del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, a due campioni della società civile, come Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo.

E tasselli che più in generale coincidono con una missione significativa, anche se complicata, portata avanti dal governo Leopolda: la rottamazione della vocazione girotondina della sinistra e il tentativo di trasformare il principio del "società-civile-no-grazie" in un criterio guida del Pd. Fino a oggi, si sa, il centrosinistra ha sempre avuto una certa difficoltà a resistere al fascino discreto del nannimorettismo chiodato (ricordate la chiusura della campagna elettorale del 2013 di Bersani all'Ambra Jovinelli con il regista del "Caimano"?).

Ha sempre mostrato una buona propensione a utilizzare gli idoli della società civile - magistrati, confindustriali, professionisti dell'antimafia, intellettuali, registi, attori - come degli strumenti utili a purificare il volto del mondo progressista (ricordate la nomina di Grasso a Palazzo Madama? Di Laura Boldrini a Montecitorio? Di Colombo e Tobagi in Rai?) e a raccattare ora il voto del partito della cultura, ora il voto del partito degli industriali, ora il voto del partito delle manette. Si dirà: e la novità dov'è? Simona Bonafè, deputata del Pd, capolista alle europee per la circoscrizione centro Italia, renziana di ferro, offre al cronista un punto di vista che vale la pena approfondire.

Dice Bonafè: "Credo che il rapporto tra il Pd e la società civile sia uno snodo importante. La sinistra ha spesso utilizzato gli eroi della società civile come delle stampelle su cui poggiarsi, e con cui nascondere delle difficoltà. Da un certo punto di vista, anche il Pd ha scelto troppo spesso di delegare parte della sua identità a universi culturali estranei al mondo della politica. Oggi il nostro tentativo è riappropriarci di quello spazio e ristabilire con i signori della società civile un rapporto diverso, dialettico, non più legato all'espressione subalternità".

Il criterio seguito da Renzi (e da Napolitano) per la formazione del governo si ritrova in questa griglia, e in fondo su sedici ministri sono tre quelli non direttamente legati alla politica (Poletti, Guidi, Padoan). Un criterio simile, dicono da Palazzo Chigi, verrà seguito per la scelta del successore di Napolitano (società civile no grazie).

E un criterio simile è quello seguito da Renzi per la formazione delle liste per le europee (e non è certo un caso che tutti i campioni della società civile, da Barbara Spinelli a Dario Fo passando per Moni Ovadia e Curzio Maltese, che coltivano nei confronti di Renzi la stessa antipatia che Renzi coltiva nei loro confronti, abbiano scelto di candidarsi in una lista contrapposta al Pd, la mitica lista Tsipras).

Sfogliando la lista dei candidati scelti dal Pd per sfidare Grillo e Berlusconi in Europa si scopre infatti che, nelle cinque circoscrizioni nazionali, tra i primi cinquanta volti selezionati dalla segreteria pd i nomi legati alla società civile non sono molti, in tutto sono cinque - compreso quello di Caterina Chinnici, ex magistrato, ex assessore nella giunta Lombardo, che Renzi ha voluto come capolista nella circoscrizione Isole - e che alcuni di questi nomi sono stati scelti anche per essere un simbolo della rottamazione di un modo preciso di intendere la società civile.

Il caso più significativo è forse quello del giurista Giovanni Fiandaca, a suo modo rottamatore del modello Ingroia attraverso la demolizione della sua indagine sulla trattativa stato-mafia. "Fino a oggi - dice Matteo Orfini, deputato Pd, dei giovani turchi, corrente della minoranza del partito - la sinistra ha osservato senza reagire uno schema di questo tipo: la società civile delegittima la politica con continue campagne di aggressione, poi si autopropone come antibiotico per guarire la politica e la politica accetta che sia la società civile a salvare la politica dalla sua inesorabile autodelegittimazione. Se Renzi andrà avanti su questo percorso non mancherà l'appoggio anche di chi non la pensa come lui".

 

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