SOGNO O SON-DAGGIO? MANNHEIMER, BANCO DESIO E I MILIONI OFF-SHORE

Davide Vecchi per il "Fatto quotidiano"

Un flusso di milioni di euro raccolti in Italia, portati in Svizzera e Lussemburgo e poi in parte trasferiti in Tunisia e in paradisi fiscali come Panama e isole Cayman. In questa corrente hanno nuotato anche parte dei fondi che Renato Mannheimer avrebbe nascosto alle casse dello Stato. Il sondaggista, indagato per frode fiscale, figura tra i clienti del Banco Desio.

Il sistema escogitato dall'istituto brianzolo per esportare denaro all'estero attraverso le sue controllate Credito Privato Commerciale (Cpc) in Svizzera e Brianfid in Lussemburgo, oggi costrette alla liquidazione dagli organi di controllo finanziari dei rispettivi Paesi per vari illeciti (le indagini sono ancora in corso), lo hanno ricostruito e descritto gli uomini del Gico della Guardia di Finanza in un'informativa del marzo 2009.

Le fiamme gialle indagavano, su mandato del pm romano Giuseppe Cascini , sui movimenti di denaro dall'Italia all'estero compiuti dai vertici dell'istituto brianzolo e dalle sue controllate. Scrive il Gico: "Il sodalizio indagato, con base a Lugano, è attivo, quasi esclusivamente, sul territorio italiano ove provvede alla raccolta degli ingenti capitali che, successivamente, provvede a investire nei mercati mobiliari e monetari internazionali (tra cui Germania e Usa).

Nella loro attività di costituzione e gestione di società di comodo (off-shore) in favore della propria clientela, inoltre, la struttura è strettamente collegata (...) alla fiduciaria lussemburghese Brianfid Lux. È emerso altresì avere corrispondenze in Tunisia, Inghilterra e altri paradisi fiscali (per esempio Panama, Isole Cayman, Costa Rica)".

Gli stessi militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Finanza di Roma hanno svolto le indagini arrivando a individuare la presunta evasione fiscale di Mannheimer per circa 7 milioni di euro. Il sondaggista, a quanto si legge nel decreto di perquisizione firmato dal pm milanese Antonio Scudieri, ha preso avvio da una segnalazione di operazioni sospette presso lo studio di commercialisti Merlo.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti l'istituto di ricerche di Mannheimer, l'Ispo, avrebbe dato mandato di emettere fatture a tre società create ad hoc in Tunisia, le quali, a loro volta, avrebbero poi girato il denaro ricevuto su conti di altre società con sede in Svizzera e Lussemburgo riconducibili a Mannheimer.

Proprio oggi a Roma è fissata la prima udienza del processo a carico del Banco Desio e Cpc: il pm Giuseppe Cascini ha chiesto il rinvio a giudizio per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio a carico di dodici dirigenti tra cui Roberto Perazzetti, ex direttore generale del Ccp. Coinvolti negli illeciti, secondo la ricostruzione del Gico in oltre 7.000 pagine, sarebbero tutti i vertici dell'istituto di credito, non solo delle controllate. Dalle indagini "si evince che l'attività di gestione dei capitali illeciti (...) è precisa volontà proveniente dal vertice".

E ancora: "I vertici del Banco di Desio e della Brianza, in particolare il legale rappresentante Dacci Nereo (...) risultano pienamente consapevoli delle attività poste in essere dai sodali e nulla hanno fatto per evitare il reiterarsi di tali condotte, anzi hanno messo a disposizione dei materiali esecutori degli eventi criminosi le strutture e il personale del Banco Desio".

Infatti, prosegue il Gico, "dirigenti e dipendenti si muovevano personalmente per raccogliere contanti in tutta Italia e portarli in una filiale di Lugano dove venivano depositati su conti cifrati. Coinvolti funzionari della sede centrale del Banco Desio, in provincia di Como e dirigenti e dipendenti delle filiali di Roma e Lugano dell'istituto di credito".

L'ex amministrato delegato del Banco Desio Lazio, Renato Caprile, ha patteggiato due anni e 10 mesi di reclusione e 1.400 euro di multa per i reati di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio con l'aggravante della transnazionalità del reato, concorso in dichiarazione fraudolenta mediante altri artifizi, concorso in appropriazione indebita con le aggravanti del danno patrimoniale allo Stato e dell'abuso di relazioni di ufficio. E ha confermato agli inquirenti il sistema adottato.

Il presidente, Agostino Gavazzi, nonostante sia stato, tra l'altro, radiato dal registro finanziario elvetico, non risulta indagato. Così come il numero due, il direttore generale Claudio Broggi, seppure il Gico lo abbia indicato tra i responsabili del sistema Desio. Più volte intercettato al telefono con Perazzetti, si legge negli atti, Broggi si informa sui "documenti non ufficiali dei clienti, (...) senza scrupolo alcuno, dimostrando di conoscere bene le modalità operative e di anteporre alla legge il profitto aziendale".

 

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