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TUTTE LE SPARATE DELLA MINA VAGANTE D’ALFONSO, L’ASSESSORE GAFFEUR CHE FA DANNARE PISAPIA
Alessia Gallione per "La Repubblica"
Alla fine, toccò a Giuliano Pisapia rassicurare i milanesi che avrebbero potuto continuare a mangiare il gelato. Anche dopo mezzanotte. Una vicenda al limite del paradossale, quella dell'ordinanza che avrebbe fatto calare il coprifuoco sui coni da asporto nelle zone della movida.
Un pasticcio amministrativo poi risolto in extremis che riuscì, però, a scatenare ironie feroci e proteste. Facendo rimbalzare ben oltre i confini dei Navigli l'immagine di una città dei divieti folli. à passato poco più di un mese da quello scivolone. Ma Franco D'Alfonso, l'assessore al Commercio, turismo e marketing che aveva firmato il provvedimento, torna a spaccare. E torna a creare un caso.
Proprio lui, il più "arancione" degli uomini di Pisapia. E, questa volta, per una «battuta improvvida», per dirla con il sindaco. Una di quelle sparate a cui, ormai, ha abituato la politica e la città .
Cinquantasette anni, un passato da socialista, manager in Fininvest e Mediaset dove è arrivato a ricoprire la carica di direttore delle produzioni internazionali, D'Alfonso è uno che, nelle riunioni che contano a Palazzo Marino, in qualche modo c'è sempre.
Fin dalla prima ora è stato nel cerchio ristrettissimo dei collaboratori di fiducia di Pisapia, anche perché è stato coordinatore della lista civica con cui l'allora candidato di centrosinistra si presentò alle elezioni del 2011. Eppure, spesso è stato lo stesso sindaco Pisapia a dover rimediare alle sue gaffe.
Anche se i "bonus", dicono adesso a Palazzo Marino, non sono infiniti. A maggior ragione in un momento delicato per il Comune alle prese con un bilancio da lacrime e sangue e una città da organizzare per Expo. Certe bufere si potrebbero evitare.
La prima smentita ufficiale del sindaco al suo assessore arrivò a ottobre 2012. E quella sconfessione pubblica fece ancora più rumore perché dettata per prendere le distanze da un'intervista che D'Alfonso fece per vaticinare la presenza di una "lista arancione", alle Regionali. Sembrava quasi parlare a nome dell'avvocato, lui che si è spesso appuntato sul petto l'etichetta di "ideologo arancione".
Allora criticò De Magistris, cannoneggiò sul solito Pd. Fuoco amico: un'altra tentazione in cui è spesso inciampato, riuscendo nell'impresa di far infuriare opposizione e maggioranza (insieme arrivarono a firmare qualche mese fa una mozione bipartisan per impedire la chiusura anticipata dei chioschi delle salamelle decisa dal solito D'Alfonso).
Poi le sparate sul bilancio, le società partecipate, le accuse all'ex collega Stefano Boeri, i giudizi sulle alleanze alle ultime Regionali... Ogni volta un effetto a catena. L'ultima grana, per dire, scoppiò poco prima dell'affaire del gelato. Allora, D'Alfonso si era scagliato contro i consiglieri comunali di maggioranza accusati, più o meno, di essere inadeguati. Un finimondo. I Democratici chiesero spiegazioni, Pisapia pretese le scuse ufficiali, lodò il gruppo. Sarebbe dovuta essere l'ultima volta.
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