SPOSETTI (IM)PERFETTI - L’EX TESORIERE DS: “VOTO COME VERDINI? NON È COLPA MIA. SEGUO LA LINEA DEL PARTITO. È TUTTO DECISO DAL PATTO DEL NAZARENO” (L’UNICA POSSIBILITÀ DI DISSENSO RESTA IL VOTO SEGRETO)
Carlo Tecce per “il Fatto Quotidiano”
Il senatore Ugo Sposetti, depositario di memorie e patrimoni comunisti e diessini, non contesta la percentuale: il 99,7% delle volte ha votato come Denis Verdini, ha pigiato lo stesso pulsante, ha accolto o respinto. Il marchingegno di Open Polis non lo imbarazza, Sposetti fa il saggio: “Ragazzi miei, non c’è nulla da studiare perché non c’è nulla da apprendere. E la domanda è mal posta, il destinatario è sbagliato”. E perché? “Io mi adeguo, io seguo la linea del Nazareno. Se mi portano in braccio a Forza Italia, se ci fanno confondere, non è colpa mia, e non dovete chiedere a me”.
Vada su Open Polis, giochi con le combinazioni: oltre Sposetti-Verdini, ci sono Verdini-Zanda, Romani-Zanda e via scartabellando. L’ex tesoriere Ds non vuole cianciare: “Ho di meglio da fare e nuove cose da imparare. Queste vostre scoperte, mi spiace, le conosco già”.
Quasi perfetta coincidenza, quasi un movimento unico, un partito unico. Maurizio Bianconi, toscano, un deputato forzista che non utilizza il politichese, vuole commentare, e sospira: “Non c’è bisogno di fondere i gruppi di Camera e Senato, Matteo Renzi e Silvio Berlusconi gestiscono la stessa macchina: si supportano, si spartiscono le poltrone, la gente non se ne accorge. Voi, le Provinciali senza elezioni le avete seguite? I patti non scritti?”. Un obbligo, Bianconi: “E allora non prendiamoci per i fondelli. Attenti, però, che un pezzo di Forza Italia si sta organizzando, guarda altrove, chissà se pure al Nazareno si ribellano un pochino”.
minzolini consiglio nazionale forza italia foto lapresse
Le statistiche di Augusto Minzolini lo rendono un estraneo in Forza Italia: in 911 casi su 1310 (69%), l’ex direttore Rai s’è trovato d’accordo con il capogruppo Paolo Romani. Il dem Luigi Zanda lo batte, 91%. “Minzo” si sente un senatore lungimirante: “Io anticipo quello che poi accade. Fui tra i primi a rifiutare la riforma costituzionale di Enrico Letta, poi mi seguirono molti colleghi. Io comprendo i cittadini che non riescono più a distinguere tra Forza Italia e Democratici. In tanti non rispettano la propria identità: non puoi lottare per l’elezione diretta del capo dello Stato e poi accettare che neanche Palazzo Madama sia più un organismo con degli eletti”.
Poi, Minzolini si deprime: “Non siamo più in un sistema bipolare, tripolare, non c’è il bianco e non c’è il nero, siamo pieni di grigio. I berlusconiani e i renziani occupano il medesimo spazio: occhio, che arriva qualcuno e li frega”. Miguel Gotor, bersaniano, promesso ministro e ora provetto ribelle, non sapeva di queste spietate analisi di Open Polis che lo rendono (al momento del voto) simile a Verdini (al 99,7%, Minzolini fa molto peggio) oppure a Paolo Romani. Gotor assicura che si vuole informare, poi non chiamerà più. È uomo di mondo, non sarà traumatizzato. Avremo la sua versione, presto.
Oltre i numeri, ci sono le azioni, le trame. E le telefonate. Quella tra gli alleati Renzi e Berlusconi per ricalibrare l’ambo da proporre in Parlamento per la Corte costituzionale: ritirato Donato Bruno, i forzisti vorrebbero indicare Ignazio Francesco Caramazza, ex avvocato generale dello Stato. I dem insistono con Luciano Violante. La coppia va bene a Silvio e dunque va bene a Matteo, va bene al Quirinale: che vada bene anche al Parlamento, che dovrà scrivere i nome corretti sulla schede. Ma lo scrutinio segreto trasmette coraggio, e il partito unico soffre un po’.