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UNO SPREAD ON THE ROCKS - IL DIFFERENZIALE BTP-BUND VOLA A 253 PUNTI BASE PER I “TIMORI” DEI MERCATI PER IL PROGRAMMA ECONOMICO DEL GOVERNO CONTE MA ANCHE PERCHE’ S’AVVICINA LA FINE DEL QUANTITATIVE EASING DA PARTE DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA
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1 - SPREAD BTP-BUND VOLA A 253 PUNTI BASE
(ANSA) - Lo spread vola a 253 punti base, riavvicinandosi ai livelli di guardia della scorsa settimana, sui timori per il programma economico del governo Conte e per l'avvicinarsi dell'addio della Banca centrale europea al quantitative easing. Il rendimento del decennale italiano è al 2,9%.
2 - BASTA NOMINARE IL «POPULISMO» E LO SPREAD RISALE
Sandro Iacometti per “Libero quotidiano”
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«Populismo». È bastata una parola a fare impennare di nuovo lo spread. Giuseppe Conte ce l' ha messa tutta: ha evitato di parlare di euro, ha glissato sull' abolizione della Fornero, ha più volte sottolineato l' importanza di un' Europa più forte e più equa. E ha perfino scomodato Dostoevskij e Puskin per spiegare a tutti che i populisti non sono dei mostri.
Anzi. Il populismo, ha detto nel suo discorso davanti al Senato, «è solo l' attitudine della classe dirigente ad ascoltare i bisogni della gente».
Tutto inutile. Mentre il neo premier parlava, i principali siti stranieri d' informazione economica e finanziaria hanno iniziato a riempirsi di «populism». Il termine è rimbalzato ovunque ed è arrivato come un fulmine anche nelle sale operative delle principali piazze finanziarie, dove gli investitori hanno cominciato a vendere senza pensarci due volte.
Risultato: lo spread, che dopo la bufera provocata dall' iniziale gran rifiuto di Sergio Mattarella sonnecchiava da giorni intorno ai 200 punti, che lunedì aveva chiuso a 208 punti e che ieri mattina aveva aperto a 214, ha ripreso a veleggiare. Alla fine delle contrattazione l' asticella è tornata sopra i 240 punti, un livello non da allarme rosso, ma comunque preoccupante, soprattutto per la particolare dinamica di causa-effetto che ha dato fuoco alle micce. E male, alla fine, sono andate pure le Borse.
Tirate giù dalla risalita dello spread, le banche sono scivolate in negativo, trascinando verso il basso tutto il listino. Piazza Affari ha chiuso in flessione dell' 1,18%, il peggior risultato in un' Europa dove, manco a dirlo, solo Francoforte è riuscita a chiudere col segno più.
NON SOLO SLOGAN
Possibile che una parola sia stata capace di scatenare un tale finimondo? Sarebbe troppo facile archiviare il caso come un irrazionale riflesso pavloviano dei mercati, che si sarebbero avventati sulla preda al solo vedere le sillabe incriminate.
La realtà è che la rivendicazione da parte di Conte di una politica populista ha definitivamente gelato le speranze di chi riteneva il contratto una sorta di slogan da campagna elettorale e ha dato immediata concretezza alle previsioni di dissesto dei conti pubblici legate all' attuazione del programma.
I mercati, si legge in un articolo di Bloomberg, «speravano in un discorso più equilibrato, ma poiché il premier ha detto che l' azione di governo si baserà sull' accordo di coalizione, molti hanno iniziato a considerare gli effetti di un aumento della spesa». Insomma, sono i conti che non tornano e non l' antieuropeismo a fare paura.
IL SENATORE A VITA
Lo sa bene Mario Monti che, fiutato il sangue, si è immediatamente avventato sul povero Conte, profetizzando sfaceli e sventure, a partire dal commissariamento del Paese. «La Troika», ha detto a Palazzo Madama l' ex premier, «è stata evitata grazie a un lungo braccio di ferro con la Germania e la Cancelliera Merkel. Ma non è escluso, e non lo dico con spirito di provocazione ma senso del dovere, che l' Italia possa dover subire l' umiliazione della Troika».
Conte ha incassato senza scomporsi. «Non facciamo dello spread», ha replicato, «il nostro unico vessillo, il nostro unico riferimento, perché lo spread nasconde la speculazione finanziaria». Che i mercati siano pronti ad azzannare i Paesi in difficoltà, è fuori dubbio. Resta da capire quale sia la debolezza dell' Italia.
Dopo aver verificato che i mercati sono in grado di digerire le teorie sulla convenienza di un' uscita dall' euro, l' assenza di un governo stabile e le crisi istituzionali, la sensazione è che il nostro punto vulnerabile sia il solito debito pubblico. L'inesistenza, ad oggi, di coperture chiare per finanziare il programma di governo non aiuta di certo.