giuseppe conte tafazzi

CINQUE STELLE, MILLE VELINE - IL POVERO CONTE NON RIESCE A DIRNE UNA SENZA ESSERE SMENTITO POCO DOPO. IERI SE NE AVUTA L’ENNESIMA PROVA QUANDO PEPPINIELLO APPULO E TA-ROCCO CASALINO HANNO FATTO USCIRE UNA NOTA CONTRO PIERFERDINANDO CASINI. SUBITO DOPO L’EX PREMIER È STATO COSTRETTO A FARE UN PASSO INDIETRO A TEMPO DI RECORD - LA CHIAMATA CON GRILLO E IL FACCIA A FACCIA CON DI MAIO

CONTE SALVINI

Domenico Di Sanzo per "il Giornale"

 

Nel primo pomeriggio Giuseppe Conte appare davanti ai cronisti e prova a silenziare le voci su un asse con Matteo Salvini. Mentre in serata va in scena un'altra puntata della guerra delle «veline», tra sospetti e accuse incrociate. Il caso, stavolta, è una dichiarazione fatta alle agenzie da «fonti qualificate» del M5s.

 

UN GIOVANE PIER FERDINANDO CASINI

«Se Pd, Iv e centrodestra vogliono votare Pierferdinando Casini lo facciano pure ma si preparino a sostenere da solo il governo, M5s va all'opposizione», è la nota stringata, ma di una chiarezza irrituale in questi giorni di bizantinismi.

 

Gli avversari interni accusano subito Conte, descritto come ansioso di andare all'opposizione per riacquistare quell'«agibilità politica» di cui ha fatto menzione anche nel faccia a faccia con Luigi Di Maio alla Farnesina prima dell'inizio delle votazioni sul Quirinale.

 

giuseppe conte e luigi di maio con la card del reddito di cittadinanza

Dall'altro lato ci sono le accuse sotterranee al ministro degli Esteri, che vorrebbe Mario Draghi al Colle. Ma, in una giungla di battitori liberi come sono i gruppi del M5s, è possibile che la polpetta avvelenata sia partita da frange più o meno autonome di «cani sciolti».

 

Difficile trovare un colpevole nella balcanizzazione totale del M5s. Fatto sta che fonti vicine a Conte smentiscono a tempo di record. «È destituito di ogni fondamento qualsiasi riferimento o commento del M5s a nomi di possibili candidati al Quirinale», la precisazione. Il nome di Casini impazza per tutta la giornata anche tra i grillini. Di Maio lo incrocia in mattinata a Montecitorio. Ma è difficile assicurare la tenuta dei gruppi sull'ex democristiano.

giuseppe conte mario draghi

 

Come è complicato arrivare all'unità interna con qualunque candidato che non sia Sergio Mattarella. Infatti tra i 125 voti per Mattarella molti portano la firma dei Cinque Stelle. Ma la mattinata e la serata di martedì sono segnate dalla tensione altissima sui presunti abboccamenti tra Conte e Salvini sul nome di Casellati.

SALVINI CASELLATI

 

Durante l'assemblea convocata alle 21 con i grandi elettori del M5s l'avvocato stoppa la candidatura della presidente del Senato: «Una carica istituzionale non può essere trasformata in candidatura di bandiera. Creerebbe imbarazzo istituzionale senza logica. Ci auguriamo questa ipotesi venga accantonata dal centrodestra».

giuseppe conte e rocco casalino

 

Ma il leader aveva corretto parzialmente il tiro già nel pomeriggio e ancora nella prima serata. Per l'ex premier «mettere in gioco una carica istituzionale senza una soluzione condivisa sarebbe un grande errore per il centrodestra e un grande sgarbo istituzionale». Passa qualche ora e l'ex premier torna sull'argomento, mostrando un atteggiamento più morbido rispetto al veto di Letta.

 

conte grillo

«Non poniamo veti su nessuno ma il centrodestra non può fare una prova muscolare su un profilo istituzionale», abbozza Conte. Una mezza retromarcia era d'obbligo per sedare la tensione interna.

 

Tanto che si rende necessario l'intervento di Beppe Grillo. Il Garante, indagato per l'affaire Moby, avrebbe voluto evitare un coinvolgimento diretto. Eppure in mattinata è costretto a chiamare Conte. «Giuseppe non vorrai mica rompere con il Pd?», l'avvertimento di Grillo che poi smentisce in diretta con una telefonata a Enrico Mentana la sua presunta insistenza con Conte su Draghi al Quirinale.

GIUSEPPE CONTE COME FORREST GUMP - MEME

 

Dopo la chiamata fonti M5s parlano di «piena sintonia sulla linea della trattativa che Conte sta conducendo». Nella telefonata è stata rimarcata la necessità di «garantire piena stabilità all'attuale governo». Nella riunione con i grandi elettori il leader M5s prefigura possibili svolte nella notte: «Ci saranno evoluzioni, anche notturne. Abbiamo invitato il centrodestra a un confronto, hanno tutta la notte».

meme travaglio conteMATTEO SALVINI E GIUSEPPE CONTE

Ultimi Dagoreport

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?