meloni fini storace

GIRAMENTI DI MELONI A DESTRA - DA STORACE A GASPARRI TUTTI ALL’ATTACCO DI “BORGIA” MELONI - FINI: “E’ UNA RAGAZZINA CHE SI E’ MONTATA LA TESTA. SI È CANDIDATA PER DISPERAZIONE” - ALEMANNO: “DICE CHE NON MI CONOSCE MA NELLE SUE LISTE CI SONO UOMINI CHE HANNO LAVORATO CON ME”

matteo salvini giorgia meloni matteo salvini giorgia meloni

Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”

 

Hanno avvertito Giorgia Meloni (dice che tra un' ora risponderà con un lungo WhatsApp).
Camerati ed ex camerati si sono messi in circolo.
Tutti contro di lei.
Ci vanno giù duri.
Sentite.
 

«Presuntuosa». «Arrogante». «Irriconoscente». «Ipocrita». «Furbetta». «Cinica».
Una faccenda molto di destra, sullo sfondo della campagna elettorale romana. Con lei, la Meloni, che sta lì: il viso tondo di una mamma al quinto mese di gravidanza, i nuovi boccoli biondi, la pazienza di rimanere dietro alle capriole polemiche del suo alleato lepenista Matteo Salvini, la convinzione di riuscire comunque ad arrivare al ballottaggio.

 

Cammino lungo e faticoso, se quelli non la smettono. E non la smettono. Il suo ex capo

Gianfranco Fini, per dire, ci ha preso gusto («Veramente Fini farebbe meglio a starsene zitto, muto»: questa è la voce di Maurizio Gasparri, con cui parleremo meglio tra un po'.
«Fini ha distrutto il cammino politico di una generazione, ha sbagliato ogni mossa, non sposta più mezzo voto, parla a titolo personale. Con la Meloni ce la vediamo noi, lui taccia: che se continua a rilasciare interviste in favore di Marchini, ci giochiamo pure Marchini»).
 

gianfranco finigianfranco fini

Ma Fini se ne frega (cit).
«Giorgia è una ragazzina che s' è montata la testa. Senza gratitudine. Si ricordi in ragione di cosa arrivò giovanissima a fare il ministro con Berlusconi. Politicamente non è cresciuta neppure un po'. Ha commesso grossolani errori di valutazione: e quando ha capito che Storace le stava togliendo i voti della destra identitaria, s' è candidata per disperazione».
Francesco Storace, nella corsa al Campidoglio, è appoggiato da Fini e da Gianni

 

Alemanno.
In attesa di risolvere i suoi guai con la giustizia - è rinviato a giudizio per corruzione e finanziamento illecito dei partiti - l' ex sindaco di Roma Alemanno l' altro giorno ha presentato il suo libro, Verità Capitale (che, però, non contiene mezza nuova verità).
Conferenza stampa, qualche foto strappata di An, nostalgia canaglia e poi giù, subito, un attacco alla Meloni: «Giorgia va in giro a dire che non mi conosce e che con la mia amministrazione non ha avuto niente a che fare: mi viene da ridere. Perché no, dico: nelle sue liste ci sono uomini che hanno avuto ruoli di assoluto rilievo con me. Se ne è accorta o sono stati inseriti a sua insaputa?».
 

GIORGIA MELONI AL PINCIO GIORGIA MELONI AL PINCIO

Francesco Storace, da settimane, ascolta amareggiato (a 57 anni è l' unico, tra tutti, ad essere rimasto davvero fermo a destra. Immobile e coerente.

 

Infatti nelle biografie l' aneddotica è ormai stantia: «Da militante, negli anni di piombo, una volta mi spararono, una volta mi bruciarono la macchina, un' altra volta cercarono di incendiarmi casa»; poi geniale portavoce di Fini, il soprannome di «Epurator» ai tempi della commissione di Vigilanza, quindi deputato e ministro).

 

«Sono rimasto a destra per fare politica sul territorio. In Parlamento sono stato otto anni, mentre la Meloni, giovane com' è, sta lì già da dieci. Io ho fatto il ministro un anno, la Meloni quasi quattro, come Mastella…». Eppure alla Meloni aveva creduto.
«Feci paginate, sul mio quotidiano, Il Giornale d' Italia , per dire che sarebbe stata la leader ideale della destra italiana. Ma, evidentemente, mi sbagliavo».
 

maurizio gasparri maurizio gasparri

Non è stato l' unico: si sono sbagliati anche i fascisti del terzo millennio di CasaPound, che appena un anno fa scesero i tornanti del Pincio con passo da parata - Ray-Ban, barbe alla Italo Balbo, giubbotti militari - e riempirono piazza del Popolo, schierandosi sotto il palco dove stavano parlando Salvini e Meloni (poi salì a parlare anche Simone Di Stefano, il loro vicecomandante e pure lui, oggi, candidato sindaco).
 

Quelli che erano Giorgia di qua, Giorgia di là: e quelli che si voltano con un ghigno di puro disgusto. «Giorgia cosa?». Alfredo Iorio, altro candidato nero al Campidoglio, guidava la storica sezione missina di via Ottaviano, nel quartiere Prati, quando venne ammazzato Miki Mantakas: era il 1975 e Giorgia sarebbe nata solo due anni dopo.
Infatti è giovane e adesso, come promesso, risponde a colpi di WhatsApp.
 

Storace Francesco Storace Francesco

Primo: «L' ostilità nei miei confronti nasce dal fatto che ciascuno di loro rivendica un ruolo di peso a destra. Generali con grandi pennacchi, solo che servono anche gli eserciti.

 

Molti di questi presunti generali non hanno più seguito elettorale. Non è colpa mia».
Secondo: «Storace, Fini e Alemanno in queste ore stanno trattando con Marchini, il candidato appoggiato da Berlusconi. Questo la dice lunga sul fatto che la loro destra non è la mia».
Terzo: «Dico a tutti e tre: non preoccupatevi di cosa faccio io.
Candidatevi, metteteci la faccia e dimostrate di avere consenso. Invece di fare i guardoni della destra altrui».
 

Senatore Gasparri, la Meloni si difende bene, no?
«Guardi: tutti noi, da me a Berlusconi, le avevamo chiesto d' essere la candidata unica del centrodestra. Ma lei ci disse no, escluso, sono incinta, vi pare?».

 

gianni alemannogianni alemanno

Poi ha cambiato idea.
«Per misera convenienza.
Ha deciso di presidiare i voti che il suo partito, Fratelli d' Italia, racimola a Roma. E, per fare questo, s' è ridotta a…». A cosa? «A fare la valletta di Salvini».
I toni sono questi.

 

Gli sguardi, anche peggio.
Ma se volete sorridere, andate sul web e cercatevi l' imitazione che Sabina Guzzanti fa della Meloni (lì, in famiglia, il fenomeno è Corrado: però bisogna ammettere che quando Sabina azzecca l' imitazione, anche lei è notevole).

SABINA GUZZANTI GIORGIA MELONISABINA GUZZANTI GIORGIA MELONI

 

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