IL CAMERATA STORACE VITTIMA DI LEGGI FASCISTE – AVEVA DEFINITO “INDEGNO” RE GIORGIO E ORA RISCHIA UNA CONDANNA PER VILIPENDIO – “SE MI CONDANNANO, LA SERA DEL 21 VADO IN CARCERE”

Alessandro Longo per “la Repubblica

 

giorgio napolitanogiorgio napolitano

«Se mi condannano e non mi arrestano, mi toccherà ogni giorno reiterare il reato, ogni giorno, sul Giornale d’Italia ... ». Francesco Storace, reo di aver usato nel 2007 la parola «indegno» riferendosi al Capo dello Stato, ha deciso di vender cara la pelle. Il 21 ottobre ci sarà la sentenza a suo carico per vilipendio sulla base di un abbastanza polveroso articolo 278 del codice penale. L’ex presidente della Regione Lazio, nonché, all’epoca dei fatti, senatore della Repubblica, lancia la sfida: «Se davvero ho peccato di lesa maestà, arrestatemi! ».

 

FRANCESCO STORACE E MAURIZIO GASPARRI SELFIE FRANCESCO STORACE E MAURIZIO GASPARRI SELFIE

Storace, ma come è finito dentro questa storia?

«Era il 2007, governo Prodi. Feci una fortissima polemica contro il sostegno dei senatori a vita all’esecutivo in carica. Uno dei miei giovani usò sul blog la parola “stampella” parlando di Rita Levi Montalcini. Lei scrisse al vostro giornale, Napolitano la ricevette e definì l’attacco “indegno”. Io gli risposi, politicamente, con le sue stesse parole: “Semmai è indegno il capo dello Stato”. Fu una scelta di comunicazione, pensai che finissi lì».

selfie tra gli ex nemici francesco storace e alessandra mussolini selfie tra gli ex nemici francesco storace e alessandra mussolini

 

Il reato di «lesa maestà» è perseguibile su autorizzazione del ministro della Giustizia.

«Appunto. Lo scoprii in quell’occasione. Mastella, allora Guardasigilli, diede il via libera in 48 ore».

 

Ed è partita la macchina. Lei poteva fermarla, facendo autocritica.

«Nel 2009 io non ero più senatore ma il Senato dichiarò l’insindacabilità delle mie opinioni. Io scrissi al presidente una lettera che più o meno diceva: “Caro presidente, ora che mi è stato riconosciuto di avere titolo a fare quelle dichiarazioni, devo ammettere di aver ecceduto nei toni e vorrei venire a chiarirmi con lei al Quirinale”».

 

Ci è andato?

«Sì, certo, mi ha ricevuto quindici giorni dopo. Incidente chiuso, mi scriverà Pasquale Cascella, suo portavoce. Non solo. Successivamente il capo dello Stato ha così dichiarato ai giornalisti: “Non mi opporrei se il Parlamento abrogasse l’articolo 278”».

Gianfranco Fini Gianfranco Fini

 

Il Parlamento non ne ha discusso. La proposta di abrogazione è calendarizzata in questi giorni su iniziativa del suo amico Gasparri e dei 5Stelle. Però il 21 ottobre è vicino...

«Appunto. Il capogruppo grillino ha detto: “Non c’è fretta, non dobbiamo accelerare per Storace”».

 

Niente leggi ad personam.

«Qui siamo alla legge contra personam. Ne scrivo oggi sul Giornale d’Italia . Solo a me viene imputato un reato per il quale nessun altro è chiamato a rispondere ».

 

I grillini ne hanno dette su Napolitano.

«Me le sono segnate. Leggo: “boia”; “è morto Giorgio (Faletti,ndr) quello sbagliato”; e ancora: “boia e indegno”. Ma il ministro Orlando tace. Il vilipendio a Cinquestelle non si tocca».

 

Lo ammetta: lei vuol farsi arrestare.

luxuria selfie al gay village luxuria selfie al gay village

«Al contrario: io mi voglio far assolvere. I miei detrattori dicono: “Tanto, ti danno la condizionale”. Non hanno capito la battaglia. I miei avvocati Naso e Reboa chiederanno l’assoluzione ma se questo Stato decidesse che esiste il reato di lesa maestà, io non voglio né sospensione né appello. La sera del 21 vado in carcere. Così si accorgeranno tutti della follia. Tutto questo per aver pronunciato la parola ”indegno”? Treccani lo definisce giudizio negativo e non insulto... Ma andiamo! Se uno critica rischia la galera? Devo reiterare il reato per smascherare l’anacronismo della punizione? Ma dove si va a finire? ».

 

Al fascismo?

«Ecco brava. Può darsi. E dire che ogni giorno ricevo lezione di antifascismo dagli altri».

 

Chi si è fatto vivo?

«Mi sento solo rispetto alle istituzioni. Si son fatti vivi Gasparri e Fini, molti colleghi di Forza Italia, Giachetti del Pd e ieri, a sorpresa, Luxuria».

 

Se la condannassero a più di due anni, decadrebbe da consigliere regionale.

«Mi preoccupa di più la galera della poltrona».

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…