E SE POI SE NE VANNO? NELLA STORIA RECENTE DELLA CHIESA ALTRI TRE PAPI HANNO PENSATO ALLE DIMISSIONI - PIO XII NEL 1943, TEMENDO DI ESSERE RAPITO E UCCISO DA HITLER, FU A UN PASSO DAL DIMETTERSI: “PRENDERANNO UN CARDINALE, NON IL PAPA” - PAOLO VI NEL 1978, GRAVEMENTE AMMALATO, DELEGO’ AI CARDINALI LA DECISIONE DI SOTITUIRLO - GIOVANNI PAOLO II NEL 2005 FECE LO STESSO: ENTRAMBI ANDARONO AVANTI FINO ALLA FINE…

Anna Maria Greco per "il Giornale"

Tre lettere per dimissioni che non ci sono mai state. Nella storia della Chiesa moderna ci sono Papi arrivati proprio ad un passo dal lasciare il Soglio di Pietro, per minacce esterne o per motivi di salute.

Pio XII era pronto a dimettersi nel 1943, quando Adolf Hitler voleva eliminarlo perché non aveva sostenuto il Duce. Gravemente ammalato, nel '78 Paolo VI delegò ai cardinali la decisione di sostituirlo se non avesse più avuto la forza fisica di continuare il pontificato. Lo stesso fece Karol Wojtyla prima della morte nel 2005, che chiuse lunghi anni di sofferenza e malattia.

«L'idea che un Papa non si dimette è un'idea sbagliata -spiega l'ex portavoce vaticano Joaquim Navarro-Valls - . Perché non solo è un tema previsto in modo specifico dal diritto canonico, ma è un tema affrontato in un passato relativamente recente anche da due predecessori di Papa Ratzinger: Paolo VI e Giovanni Paolo II».

Non bisogna dunque risalire troppo indietro nei secoli per trovare dei pontefici che pensarono di lasciare il vertice della Chiesa. In questi tre casi, dettati tutti da forza maggiore storica o medica che sia, non si arrivò mai alle dimissioni che ora Joseph Ratzinger annuncia direttamente e clamorosamente.

Per Pacelli, il timore era quello di cadere nelle mani dei nazisti. La vicenda è stata ricostruita negli ultimi decenni dagli storici: a fine luglio '43, dopo il voto contro Mussolini del Gran consiglio, il Führer ordinò il blitz contro Pio XII. Il Papa lo seppe e preparò la lettera di dimis-sioni, come rivelò poi il segretario di Stato Domenico Tardini. C'erano le disposizioni per il futuro conclave a Lisbona e l'ordine di bruciare dei delicati documenti.

«Se mi rapiscono - disse - porteranno via il cardinale Pacelli, non il Papa». Poi il piano saltò e lui regnò fino alla morte nel 1958. Le dimissioni preparate da Papa Montini, invece, non furono necessarie per l'improvviso aggravarsi del male. Anche per Giovanni Paolo II i cardinali ritennero che potesse ricoprire il suo ruolo fino alla fine.

 

Papa Pio XIIPapa Giovanni Paolo II e colombe della pace PAPA RATZINGER SASCIUGA IL SUDORE jpegPaolo VI

Ultimi Dagoreport

francesco lollobrigida

CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE GUERRE NON CI SAREBBERO STATE DI FRONTE A CENE BEN ORGANIZZATE?”. E TRA UNA CAZZATA E UNA GAFFE, FERMAVA PURE I TRENI - DOPO QUASI DUE ANNI DI LOLLISMO SENZA LIMITISMO, QUESTA ESTATE, UNA VOLTA SEGATO DALLA MOGLIE, LA SORELLA D’ITALIA ARIANNA MELONI, È SCOMPARSA LA NOSTRA RUBRICA PREFERITA: “LA SAI L'ULTIMA DI LOLLOBRIGIDA?”. ZAC!, IL SILENZIO È SCESO COME GHIGLIOTTINA SUL MINISTRO DELL’AGRICOLTURA (PER MANCANZA DI PROVE). DALLA “BANDA DEI QUATTRO” DI PALAZZO CHIGI (LE DUE MELONI, FAZZOLARI E SCURTI), ERA PARTITO L’ORDINE DI CUCIRGLI L’EFFERVESCENTE BOCCUCCIA (STESSO TRATTAMENTO ALL’ALTRA “PECORA NERA”, ANDREA GIAMBRUNO). A QUESTO PUNTO, NON ESSENDO ANCORA NATO UN MOVIMENTO DI LIBERAZIONE DEL REIETTO, L’EX STALLONE DI SUBIACO SI E’ MESSO IN TESTA DI FORMARE UN… - VIDEO, TUTTE LE GAFFES!

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)