tiziano matteo renzi

NUOVA PUNTATA DELLO STORYTELLING DA RIGNANO - DUCETTO SCULACCIATO DALLA MAMMA: “MATTEO BASTA URLARE, FARAI STAR MALE IL BABBO. LO SAI CHE SOFFRE DI CUORE” – RENZI PRENDE SEMPRE PIU’ LE DISTANZE DA TIZIANO: “MIO PADRE E’ UN PASTICCIONE. GLI DICO DI STARE TRANQUILLO DA ANNI, NON SO PIU’ CHE FARE”

 

Federico Geremicca per la Stampa

 

LAURA BOVOLI MAMMA MATTEO RENZILAURA BOVOLI MAMMA MATTEO RENZI

«Andrai a processo, ci vorranno tre anni e io lascerò le primarie... Stai distruggendo un' esperienza...». Due marzo, vigilia dell' interrogatorio a Roma di Tiziano Renzi: e Matteo - il figlio - annota così, in una drammatica telefonata col padre, una delle conseguenze possibili di una condotta (quella del genitore, appunto) che non gli piace e non lo convince. I toni sono aspri, taglienti. Toni, a dirla tutta, in linea con giorni tetri, pessimi: senz' altro i peggiori della sua fulminante e osteggiata ascesa.

 

Vede attorno a sé nemici ed ex amici maramaldeggiare; fatica a difendersi perché la causa dei suoi guai, stavolta, non sono compagni di partito o di governo ma addirittura il padre; vorrebbe contrattaccare ma non ci vede chiaro, sospetta, dubita, teme che il genitore un passo falso possa averlo compiuto davvero: ed è contemporaneamente furioso e addolorato. Chi ricorda quei giorni neri non può non notare come fosse più netta la difesa che riserva all' amico Luca Lotti («È innocente e lo dimostrerà») piuttosto che a suo padre.

RENZI BOSCHIRENZI BOSCHI

 

Giorni di fango e di veleni, resi ancor più terribili da una micidiale sensazione: che il padre stesse mentendo, non solo ai giudici ma anche a lui. Nella telefonata col vecchio Tiziano (che qualcuno ipotizza addirittura fatta ad arte: sapeva di essere intercettato e per questo veste i panni dell' inflessibile uomo di Stato) il sospetto emerge con nettezza. Ma non è solo in quel colloquio che amarezza e rabbia tracimano con violenza incontrollabile. Chi ha ascoltato i suoi sfoghi in quei giorni di fango racconta - oggi - di un uomo tormentato da un dubbio atroce.

 

Ed ecco, dunque, il racconto di chi, in più riprese, ha raccolto i rovelli e i sospetti dell' ex premier in quella prima e drammatica settimana di marzo. Faccia a faccia e telefonate (non intercettate...) imbarazzate e dolorose. L' interlocutore di Renzi è persona amica e fidata: e nei colloqui - racconta - invita più volte l' ex premier alla fiducia e alla calma.

 

LUCA LOTTI E TIZIANO RENZILUCA LOTTI E TIZIANO RENZI

«Io non so più cosa fare - si sfogava Matteo Renzi - perché sono anni che dico a mio padre di starsene calmo e tranquillo, ma non c' è niente da fare. Sapessi quante volte ho dovuto mandare da lui amici comuni a dirgli di starsene da parte, di non mettermi in difficoltà. Lui ascolta, ma poi fa sempre di testa sua...».

 

Non c' entra - o non c' entra ancora - l' affare Consip, ma sono comunque discorsi dolorosi e complicati: un figlio contro un padre, o un padre contro un figlio. Con tutto quel che può significare in una famiglia semplice abituata ai modi e alle tradizioni di un tranquillo paesotto di provincia.

 

«Quando gli amici non bastano, tocca a me discuterci - spiegava Matteo Renzi -. E non è facile. Abbiamo anche litigato, certo. Ci siamo rinfacciati cose, abbiamo urlato. E quando la discussione si faceva agitata, era una mortificazione perché in salotto arrivava mia madre e mi rimproverava: "Matteo, la devi smettere! Basta urlare! Lo sai che tuo padre soffre di cuore, così lo fai morire"...».

 

tiziano Renzi con la moglie  tiziano Renzi con la moglie

Un padre, una madre e un figlio a litigare in salotto. Situazioni difficili, dove politica, affetti ed etica si fondono in una matassa difficile da districare. «Che poi - aggiungeva Renzi negli sfoghi con l' amico fidato - bisogna anche che io ci vada con i piedi di piombo... Perché che vuoi che ti dica: mio padre è un pasticcione, però io credo che questa faccenda, Romeo, la Consip e il resto, finirà come Tempa Rossa, te la ricordi? Anche allora una consultazione - all' epoca il referendum sulle trivelle, oggi le primarie - anche allora un' inchiesta piena di fughe di notizie e poi tutto archiviato, ma con un ministro massacrato e costretto alle dimissioni...».

Matteo e Tiziano Renzi su CHIMatteo e Tiziano Renzi su CHI

 

Erano i pensieri in quei giorni di fango. Oggi, però, qualcosa sembra cambiato. Renzi fatica a credere al padre, ma riflette su quanto accaduto fin' ora. Le fughe di notizie, e va bene. Le guerre tra Procure, e va bene. Il danno politico e il terremoto in famiglia, e va bene pure questo. Ma i ripetuti e inspiegabili falsi di ufficiali dei carabinieri che manomettono intercettazioni e occultano informazioni per tirare in ballo lui - l' ex premier che cerca la riscossa - quello no.

 

«Appena il Pd risale nei sondaggi cercano di colpirmi», annotava ieri. È un fatto. Come è un fatto, però, che i guai da cui è circondato arrivino tutti e sempre da lì: da quella enclave tosco-fiorentina ormai trasformatasi da scelta discussa in vera e propria maledizione.

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…