matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti

LA STRATEGIA DELLA PENSIONE – MELONI E GIORGETTI STOPPANO SALVINI CHE, DURANTE LA CAMPAGNA ELETTORALE, HA PROVATO A RILANCIARE UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA: QUOTA 41 – NON CI SONO FONDI E IL PATTO DI STABILITÀ NON LASCIA SPAZI DI MANOVRA PER UNA RIFORMA DELLE PENSIONI. LA PRIORITÀ PER LA DUCETTA È IL TAGLIO DEL CUNEO FISCALE – LE TENSIONI POST-VOTO SI FANNO SENTIRE SUI MERCATI: RISALE LO SPREAD…

Estratto dell’articolo di Luca Monticelli per “La Stampa”

 

GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI

«Il taglio del cuneo va confermato, è la priorità numero uno. Dovendo scegliere una misura io farei quella». Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti lo ha ribadito agli imprenditori bergamaschi che ha incontrato prima del weekend elettorale.

 

La riforma delle pensioni, invece, è completamente sparita dai radar, non se ne parla più. Durante la campagna elettorale Matteo Salvini ha provato a rilanciare Quota 41, anche in un’intervista a La Stampa. Ma resterà a bocca asciutta: il progetto di andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica è definitivamente tramontato.

 

abbraccio tra matteo salvini e giorgia meloni alla camera 2

Il tema peraltro è sensibile a livello internazionale, e con le tensioni che si percepiscono sui mercati, l’Italia non può certo permettersi di toccare l’età pensionabile alla luce dei costi provocati da Quota 100.

 

La giornata di ieri in Borsa ha visto Milano perdere l’1,93% e lo spread risalire a 150 per poi attestarsi a ridosso dei 145 punti base, mentre il rendimento dei Btp decennali ha superato il 4%, al massimo dallo scorso dicembre. L’incertezza dovuta al voto europeo e all’avanzata dell’estrema destra testimonia ancora una volta che quando c’è una tempesta, l’Italia rischia di pagare più degli altri.

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

[…] Il 19 giugno è la data cerchiata in rosso sul calendario, con il governo che si vedrà notificare dalla Commissione europea uscente l’apertura di una procedura per deficit eccessivo. L’Italia non sarà l’unico Paese a subire il richiamo di Bruxelles, ce ne saranno una decina, tra cui la Francia.

 

L’idea che circola nei corridoi di Palazzo Chigi è che il risultato positivo di Fratelli d’Italia non possa essere ignorato dai funzionari della Commissione in uscita. Perciò la presidente Meloni, che come raccontato da questo giornale sosterrà il bis di Ursula von der Leyen, si sente legittimata a contrattare margini più ampi sulla correzione dei conti.

 

PACCO A SORPRESA - VIGNETTA BY MACONDO

La strategia era stata studiata a tavolino con il ministro Giorgetti con la stesura del Def, quando si decise di non presentare la stima del deficit programmatico, limitandosi al dato tendenziale indicato nel 2025 al 3,7% e poi corretto al 3,6% qualche settimana dopo grazie al decreto sul Superbonus che ha spalmato le detrazioni in dieci anni.

 

Ebbene, lo scarto tra tendenziale e programmatico sarà proprio la quota di risorse in deficit che l’Italia potrà utilizzare per finanziare la legge di bilancio, e qui Meloni e Giorgetti si giocano tutte le fiches sulla conferma del taglio del cuneo fiscale che vale dieci miliardi. Ci vorrebbe mezzo punto di Pil per coprire gli sgravi sulle buste paga, fissando quindi l’asticella del programmatico al 4,1%.

 

[…]

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

La trattativa con Bruxelles entrerà nel vivo a settembre, quando il 20 l’esecutivo dovrà inviare il piano di medio termine (il documento che sostituisce la Nadef). Tuttavia, in queste settimane si getteranno le basi sull’orientamento da tenere in autunno.

 

Le nuove regole del patto di stabilità consentono di realizzare un abito su misura insieme all’Ue, e l’Italia chiederà di ottemperare all’aggiustamento dello 0,5% del deficit strutturale in sette anni. Il centrodestra è convinto che la procedura non sia un grosso danno, perché consente di rinviare il taglio del debito (l’1% annuo secondo la neonata governance economica). Con queste premesse, riuscire a strappare altri soldi da spendere per tagliare le tasse con il debito in risalita appare problematico, ma ad aiutare la trattativa è la débâcle elettorale di Salvini.

 

s-fascio tutto io - poster by macondo

Sfumata Quota 41, anche nella versione light tutta contributiva, in legge di bilancio ci si limiterà a qualche ritocco del sistema pensionistico. La Lega chiederà almeno la proroga di Quota 103, che però nel 2023 ha prodotto solo 20 mila uscite.

 

La previdenza è dunque una carta in meno da portare al tavolo con l’Europa, sperando che il taglio del cuneo fiscale non diventi una mano di poker al buio.

giancarlo giorgetti giorgia meloni matteo salvini

 

Ultimi Dagoreport

gaetano caputi giorgia meloni giuseppe del deo

DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL PROCURATORE CAPO DI ROMA, FRANCESCO LO VOI: IL DOCUMENTO-BOMBA PUBBLICATO DA "DOMANI", CHE RIVELA LO SPIONAGGIO A DANNO DI GAETANO CAPUTI, CAPO DI GABINETTO DELLA MELONI, NON SAREBBE MAI DOVUTO FINIRE NEL FASCICOLO D'INDAGINE (NATO PROPRIO DA UNA DENUNCIA DI CAPUTI) - LA DUCETTA, DAL BAHREIN, HA URLATO CONTRO I SUOI E CONTRO L'AISI - E IL QUOTIDIANO DI FITTIPALDI CI METTE IL CARICO SCODELLANDO IL TESTO INTEGRALE DEL DOCUMENTO, DOVE SI AMMETTE CHE PALAZZO CHIGI SPIAVA…PALAZZO CHIGI! – L’AISI RISPONDE CHE, AD ATTIVARE L'INDAGINE, È STATO GIUSEPPE DEL DEO, ALLORA VICE DELL’AISI (ORA NUMERO DUE DEL DIS), SU DISPOSIZIONE DELL'EX DIRETTORE DELL'AGENZIA INTERNA, MARIO PARENTE. DOMANDA: PARENTE DA CHI HA RICEVUTO TALE RICHIESTA? 

francesco saverio marini sabino cassese giorgia meloni premierato

DAGOREPORT – IL PREMIERATO? ANNACQUATO! DOMANI GIORGIA MELONI RIUNIRÀ I SUOI COSTITUZIONALISTI PREFERITI (MARINI E CASSESE) PER METTERE NERO SU BIANCO L’IPOTESI DI UN PREMIERATO “DI FATTO”. UNA RIUNIONE PRELIMINARE A CUI SEGUIRÀ UN INCONTRO CON I VERTICI DEL PARTITO PER TIRARE LE SOMME E VARARE LA NUOVA STRATEGIA: LA COSTITUZIONE NON SI TOCCA, PER FARE LA “MADRE DI TUTTE LE RIFORME” BASTA CAMBIARE LA LEGGE ELETTORALE – TROVATA LA QUADRA PER LA CONSULTA: MARINI IN QUOTA FDI, LUCIANI PER IL PD E…

giorgia meloni daniela santanche ignazio la russa

DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA SENZA “PROTETTORI”: GIORGIA MELONI NON PUÒ SFANCULARLA SENZA FAR SALTARE I NERVI A LA RUSSA. E SAREBBE UN BOOMERANG POLITICO PER LA DUCETTA DEI DUE MONDI: ‘GNAZIO È UN PESO MASSIMO DEL PARTITO, GOVERNA DI FATTO LA LOMBARDIA TRAMITE LA SUA CORRENTE MILANESE. SOPRATTUTTO, È IL PRESIDENTE DEL SENATO. MEGLIO NON FARLO IRRITARE: LA VENDETTA, LO SGAMBETTO, “L’INCIDENTE D’AULA”, POSSONO ESSERE SEMPRE DIETRO L’ANGOLO…

luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA: TRACOLLO DELLA BANCA SENESE - SE IL MEF DI GIORGETTI, CHE HA L’11,7% DI MPS, LO PRENDE IN QUEL POSTO (PERDENDO 71 MILIONI), IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI FA BINGO: 154 MILIONI IN UN GIORNO - INFATTI: SE I DUE COMPARI PERDONO SU MPS 90 MILIONI, NE GUADAGNANO 244 AVENDO IL 25,3% DI MEDIOBANCA - E DOPO IL “VAFFA” DEL MERCATO, CHE SUCCEDERÀ? TECNICAMENTE L’OPERAZIONE CALTA-MILLERI, SUPPORTATA DALLA MELONI IN MODALITÀ TRUMP, È POSSIBILE CON UN AUMENTO DI CAPITALE DI MPS DI 4 MILIARDI (PREVISTO PER APRILE) - PER DIFENDERE MEDIOBANCA DALL’ASSALTO, NAGEL DOVRÀ CHIEDERE AL BOSS DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, DI CHIAMARE ALLE ARMI I POTENTI FONDI INTERNAZIONALI, GRANDI AZIONISTI DI MEDIOBANCA E DI GENERALI, PER SBARRARE IL PASSO AL “CALTARICCONE” ALLA FIAMMA (FDI)

dario franceschini elly schlein gattopardo

DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA “CREATURA” ELLY SCHLEIN, ECCO CHE REAGISCE E LE DÀ LA ZAMPATA CON L’INTERVISTA A “REPUBBLICA”: “ALLE ELEZIONI SI VA DIVISI, E CI SI ACCORDA SOLO SUL TERZO DEI SEGGI CHE SI ASSEGNA CON I COLLEGI UNINOMINALI”. PAROLE CHE HANNO FATTO SALTARE DALLA POLTRONA ARCOBALENO LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA, CHE VEDE SFUMARE IL SUO SOGNO DI ESSERE LA CANDIDATA PREMIER. COME INSEGNA L’ACCORDO DI MAIO-SALVINI, NON SEMPRE IL LEADER DEL PARTITO PIÙ VOTATO DIVENTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO – LA “GABBIA” IN CUI LA SCHLEIN SI È RINCHIUSA CON I SUOI FEDELISSIMI È INSOPPORTABILE PER I VECCHI VOLPONI CATTO-DEM. IL MESSAGGIO DAI CONVEGNI DI ORVIETO E MILANO: ELLY PENSA SOLO AI DIRITTI LGBT, NON PUÒ FARE DA SINTESI ALLE VARIE ANIME DEL CENTROSINISTRA (DA RENZI E CALENDA A BONELLI E FRATOIANNI, PASSANDO PER CONTE). E LA MELONI GODE...

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…