STAMPA BASTARDA - SULL’AFFAIRE LEONARDO-D’ALEMA-FINCANTIERI (PRESUNTE TANGENTI SUGLI AEREI DA VENDERE ALLA COLOMBIA) VOLANO A BASSA QUOTA I GIORNALONI (CORRIERE-REPUBBLICA-STAMPA) – DOPO LE INCALZANTI RIVELAZIONI DI “SASSATE.IT” E “LA VERITA’”, I CRONISTI-MASTINI DELLA GIUDIZIARIA IN AUGE NELLA STAGIONE DI TANGENTOPOLI HANNO PERSO I DENTI E LA FACCIA – BENEVENUTI ALLORA A PINUCCIO (“STRISCIA LA NOTIZIA”) E CROZZA (“FRATELLI D’ITALIA”) CHE IN TV NON DANNO TREGUA A MAX E AI SUOI EVENTUALI FURBETTI - GRASSO VS CROZZA
DAGONOTA
Che fine hanno fatto i Gabibbo “alle vongole” che al servizio dei poteri marci sul “Corriere della Sera” davano la caccia alla Casta politica evitando di inciampare sui bilanci taroccati delle loro aziende che facevano affari con le opere pubbliche pagando tangenti?
E dove sono finiti i mastini da tartufo che scodinzolavano dietro ai pubblici ministeri ai tempi di Mani pulite e venivano sfamati con le notizie (senza riscontri) degli arrestati sbattuti in prima pagina? Se la cosiddetta “rivoluzione italiana” (Mieli & Scalfari) trent’anni dopo si è rivelata una balla colossale per la stessa ammissione dei suoi protagonisti al Tribunale di Milano meglio metterci una pietra sopra.
SE L’AFFARE S’INGROSSA, L’INCHIESTA È NEGATA
dalema mail giordo fincantieri
Già, “il miracolismo mediatico” (Mario Perniola, “Miracoli e traumi della comunicazione”, Einaudi) che genera in tutti una eccitazione fuori misura “rispetto all’effettivo peso degli avvenimenti”. Ma se nel tritacarne oggi finiscono i giudici-eroi di Tangentopoli non troverete uno straccio di articolo, un commento in difesa delle ragioni e dell’onore perduto dell’ultima Casta da parte dei loro ex aedi.
La fine, secondo il politologo Angelo Panebianco, della stessa “rivoluzione giudiziaria”. Meglio gettare nell’oblio quanto è stato narrato per anni come un avvenimento epocale. Un addio alle armi, insomma. Una ritirata vergognosa davanti ai lettori residuali dopo il grande esodo dalle edicole.
E veniamo all’oggi.
SBATTI “LA VERITA’”, IN FACCIA A D’ALEMA
Nelle redazioni dei giornali - “Corriere”, “Repubblica”, “la Stampa” -, non suscita curiosità, non diciamo scandalo, l’affaire della vendita delle armi alla Colombia, in tempi di guerra, da parte di Finmeccanica e Leonardo con la mediazione dell’ex capo del governo, Massimo D’Alema. E senza che arrivasse uno straccio di smentita da parte dei presunti “furbetti del quartierino” distribuiti tra il tavoliere della Puglia e le piantagioni della Colombia.
L’inchiesta avviata in febbraio dal sito Sassate.it di Guido Paglia e da “la Verità” di Maurizio Belpietro, ben documentata con gli articoli di Giacomo Amadori e Fabio Amendolara – e corredata di agghiaccianti “audio” e scambi di mail tra i protagonisti-mediatori (D’Alema&C) e la casa madre Leonardo guidata da Alessandro Profumo -, è ribalzata sui social e soprattutto in tv con effetti assai più devastanti per Leonardo e per il governo Draghi, fermi nella loro arroganza del silenzio omertoso.
SPOT DI “REPUBBLICA”, PER BAFFINO D’ALEMA
Se in via Solferino i guardiani della notizia sonnecchiavano, a Largo Fochetti si risvegliavano dal torpore il 2 marzo riportando nel titolo l’audio in cui l’ex premier avvertiva i suoi interlocutori: “Ci dividiamo 80 milioni”. Ma il giorno dopo correva ai ripari ospitando una intervista lecca-lecca a Massimo D’Alema: “Dalle armi vendute alla Colombia non avrei preso un euro”. E gli 80 milioni da spartire? Quisquiglie per Max e il suo intervistatore.
Così, occorre aspettare giovedì 17 marzo dopo l’incalzare dell’inchiesta de “la Verità”, dei social e dei programmi tv “Striscia la notizia” e Fratelli di Crozza”, il quotidiano fondato da Scalfari tornava sull’”incredibile” (sic) storia della vendita delle armi che potrebbe costare la riconferma di Profumo in Leonardo.
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PINUCCIO E “STRISCIA”, CRONISTI D’ASSALTO
Ancora una volta a fare da cassa di risonanza sull’affaire delle armi sono stati i programmi satirici “Striscia la notizia” (Canale 5) e “Fratelli di Crozza” (Nove). Da settimane Pinuccio e la redazione di Antonio Ricci non facevano del sarcasmo su un presunto episodio di corruzione, sia pure finito nel nulla, ma quell’informazione negata dai media tradizionali. Sono cronaca senza bavagli gli interventi puntuali del conduttore di “Radio Scoglio 24” che aspettano ancora un cenno di risposta da parte di Profumo e del “governo dei migliori” di Mario Draghi. Finora sempre negato. Ah, saperlo!
SE CROZZA IMITA FO, GRASSO S’INDIGNA
E forse anche il professore al catodo sonnecchiava nelle Langhe quando “Striscia” e “Fratelli d’Italia” hanno sbeffeggiato il Tg1 di Monica Maggioni che aveva mandato in onda le immagini fasulle dei missili russi in Ucraina rubate da un video-gioco. “Il tono scherzoso, meglio del tono serioso, risolve in genere le grandi questioni con più efficacia”, sosteneva Orazio.
È un vero peccato, allora, che il critico televisivo del “Corriere” invece di sottolineare il ruolo meritorio dei due programmi sull’affaire Leonardo-D’Alema colga l’occasione per bacchettare il comico Maurizio Crozza, reo di aver messo in onda un monologo beffardo alla Dario Fo del “Mistero buffo” giudicato “non un passaggio satirico, ma un comizio antiamericano”.
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