SUONA IL GONG PER HONG KONG – IL PARLAMENTO DELL’EX COLONIA APPROVA ALL’UNANIMITÀ UNA NUOVA LEGGE SULLA SICUREZZA INTERNA, DOPO QUELLA IMPOSTA DA PECHINO NEL 2020 PER SCHIACCIARE IL MOVIMENTO DI PROTESTA DEMOCRATICA – INTRODOTTI 39 REATI, DAL TRADIMENTO ALLA SEDIZIONE FINO ALLA DIFFUSIONE DI SEGRETI STATALI. LA PENA PER ALCUNI DI QUESTI CRIMINI È L’ERGASTOLO – E LA CINA REPLICA ALLE CRITICHE DI UE E GRAN BRETAGNA: “SU HONG KONG IPOCRISIA E DOPPI STANDARD”
1 – HONG KONG SI INCHINA ALLA CINA: SÌ ALLA NUOVA LEGGE SULLA SICUREZZA
Estratto dell’articolo di Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”
NUOVA LEGGE SULLA SICUREZZA APPROVATA DAL PARLAMENTO DI HONG KONG
Hong Kong ha una seconda legge sulla sicurezza interna, dopo quella nazionale cinese imposta da Pechino nel 2020 per schiacciare il movimento di protesta democratica nel territorio, che fino ad allora aveva mantenuto garanzie di libertà civili ereditate dalla «common law» britannica.
I deputati del Legislative Council hanno votato 89 a 0 l’introduzione delle nuove norme che elencano 39 reati suddivisi in 5 categorie: tradimento; insurrezione, sedizione e incitamento all’ammutinamento o al malcontento; sabotaggio; interferenza straniera; diffusione di segreti statali e spionaggio. La pena per alcuni di questi crimini è l’ergastolo.
Secondo il governo di Londra è l’assalto finale all’eccezionalità di Hong Kong rispetto a cento altre città della Cina: nel negoziato per la restituzione della colonia, avvenuta nel 1997, Pechino si era impegnata a garantire per cinquant’anni un sistema di governo diverso da quello del Partito unico. Promessa dimenticata da Xi Jinping.
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Nel 2003, quando il governo della City aveva cercato per la prima volta di introdurre nella costituzione l’Articolo 23, una legislazione per la sicurezza nazionale, gli hongkonghesi erano scesi in strada a centinaia di migliaia per protestare e il progetto era stato abbandonato. Il fronte di opposizione si era mobilitato ancora nel 2014 con la Rivoluzione degli ombrelli (usati per proteggersi dai lacrimogeni) e infine nel 2019.
Dal 2020, con la prima legge di sicurezza cinese, manifestare è diventata l’anticamere del carcere. E ora nel Legislative Council possono sedere solo deputati di «provato patriottismo», vale a dire che amano la Repubblica popolare cinese e sono fedeli al suo Partito-Stato. Così il governatore Lee ha potuto avere un voto all’unanimità.
NUOVA LEGGE SULLA SICUREZZA APPROVATA DAL PARLAMENTO DI HONG KONG
Nessuna mobilitazione popolare ha cercato di impedire il varo della legge. I leader della protesta giovanile come il carismatico Joshua Wong stanno scontando lunghe pene detentive o sono fuggiti all’estero; l’editore anti-comunista Jimmy Lai è in cella, rischia l’ergastolo e il suo giornale Apple Daily ha chiuso.
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Diplomatici ed esponenti della business community a Hong Kong avvertono che molte attività possono essere considerate «incitamento al malcontento». E criticare il governo parlando con un giornalista straniero potrebbe essere catalogato come collusione con «forze esterne». […]
2 - LA CINA A GB E UE, 'SU HONG KONG IPOCRISIA E DOPPI STANDARD'
(ANSA) - La Cina ha respinto le critiche internazionali contro la nuova legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, accusando la Gran Bretagna di avere una "mentalità coloniale" e condannando come "ipocrita" la posizione espressa dall'Ue. In una nota, il commissario per gli Affari esteri - il rappresentante di Pechino nella città - ha definito la valutazione di Londra come "ipocrita e dotata di doppi standard" in riferimento alle leggi sulla sicurezza nazionale di Londra.
"La Gran Bretagna ha fatto commenti incendiari e irresponsabili sulla situazione di Hong Kong e tutto perché è dovuto alla mentalità profondamente radicata di colonizzatore e predicatore", si legge nella nota, in risposta a quanto sostenuto ieri dal ministro degli Esteri britannico David Cameron che ha criticato il processo "affrettato" di approvazione di una legge che "danneggerebbe ulteriormente i diritti e le libertà di cui gode la città".
Invece, ha rincarato la nota, "esortiamo Londra a correggere la sua posizione, ad affrontare la realtà e a rinunciare alla fantasia di continuare la sua influenza coloniale". Hong Kong, ex colonia britannica prima del ritorno alla Cina nel 1997, ha varato martedì una legge sulla sicurezza ex Art.23 della Basic Law (la mini-Costituzione dei territori) per punire 5 reati (tradimento, insurrezione, sabotaggio, interferenza esterna, furto di segreti di Stato e spionaggio) dopo un iter legislativo di appena 11 giorni, integrandola con quella imposta da Pechino a giugno 2020 (incentrata su quattro reati: secessione, sovversione, terrorismo e collusione con forze straniere) dopo le proteste di massa pro-democrazia del 2019.
Rispondendo alle critiche dell'Ue, l'Ufficio del commissario ha espresso "forte disaffezione e opposizione. Esortiamo Bruxelles ad abbandonare l'ipocrisia dei doppi standard e dei pregiudizi".
Nell'ambito del passaggio dalla Gran Bretagna alla Cina, le parti concordarono di assicurare a Hong Kong alcune libertà, inclusa l'autonomia giudiziaria e legislativa, per 50 anni in un accordo noto come 'un Paese, due sistemi', finito però ora nella stretta di Pechino.