RENZI CI PRENDE PER IL CULO - IL TAGLIO DI 153 MILIONI DI EURO ALLE SPESE MILITARI È APPENA L’1% CIRCA RISPETTO AI 13 MILIARDI DI SPESA COMPLESSIVA DEI 90 F-35 - È PROBABILE, PER DI PIÙ, CHE SIA SOLO UN RINVIO ALL’ANNO PROSSIMO

Daniele Martini per Il Fatto

Se di un taglio si tratta, è di entità assai modesta: 153 milioni di euro sono appena l'1 per cento circa rispetto ai 13 miliardi di spesa complessiva preventivati fino ad oggi per l'acquisto di 90 cacciabombardieri F 35, gli avveniristici e ultracostosi jet americani prodotti dalla Lockheed Martin.

Per avere un ordine di grandezza concreto, 153 milioni equivalgono a un solo aereo (costo attuale stimato 135 milioni) più un pezzetto di motore. Ma non è affatto sicuro che di una riduzione vera e propria si possa parlare. È più verosimile che il governo di Matteo Renzi, nel Consiglio dei ministri di venerdì sera, abbia deciso un rinvio di spesa.

Detto in altro modo: è probabile che effettivamente nel 2014 quei 153 milioni per gli F 35 non escano dalle casse statali, ma in un secondo momento sì, presumibilmente l'anno prossimo. In questo caso cambierebbe poco o niente da un punto di vista concreto nella spinosa faccenda dell'acquisto dei cacciabombardieri.

Di che natura sia l'intervento, se un taglietto o un rinvio di spesa, lo si saprà solo quando sarà reso pubblico il disegno di legge apposito. Nel frattempo, però, lo scaltro Renzi porta comunque a casa un doppio risultato. Il primo, politico e di immagine, rispetto a quella vasta parte di opinione pubblica all'interno del suo partito, il Pd, ma anche esterna, come gli elettori del Movimento 5 Stelle, contraria al programma di acquisto dei cacciabombardieri.

A tutti loro Renzi fa balenare l'impressione di aver cominciato l'operazione di riduzione tenendo fede a un impegno preso a suo tempo, quando ancora non era capo del governo e andava dicendo in giro che spendere tutti quei quattrini per dei cacciabombardieri in un momento di crisi e sacrifici come questo non aveva senso.

Il secondo risultato è di natura contabile: il governo ha bisogno subito di un po' di soldi per finanziare l'ormai famoso incremento di 80 euro nelle buste paga dei dipendenti con stipendi inferiori a 1.500 euro al mese e la limaturina o il rinvio di spesa sugli F 35 un po' di acqua al mulino la porta.

Le organizzazioni che da mesi si battono contro l'acquisto degli F 35 non sono affatto contente della decisione del governo. Ne mettono in risalto la natura ambigua e la caratura modesta. Spiega Francesco Vignarca, portavoce della campagna contro i cacciabombardieri: "Non c'è un cambio di verso con gli F 35, ma uno spostamento temporale della spesa relativa al lotto numero 10.

Vengono quindi implicitamente confermati gli acquisti relativi ai lotti 8 e 9 che riguardano aerei più costosi in quanto ancora non toccati dalle promesse economie di scala. E anche meno affidabili non avendo subito quelle migliorie apportate di continuo a un progetto in perenne evoluzione che al momento sta comportando un aggravio di spesa del 70 per cento rispetto al 2001".

Secondo il portavoce del movimento pacifista la scelta del governo è "grave soprattutto perché politicamente inaccettabile ponendosi di fatto in contrasto con il congelamento di ogni ulteriore spesa per gli F 35 decisa nell'estate di un anno fa dal Parlamento". Con una mozione presentata dal gruppo Pd in commissione Difesa fu stabilito allora che ogni ulteriore impegno per l'acquisto dei cacciabombardieri fosse rinviato in attesa di una valutazione parlamentare complessiva sulle esigenze difensive dell'Italia.

Era una piccola rivoluzione copernicana perché per la prima volta nella storia delle spese per armamenti e in particolare nella vicenda assai opaca degli F 35, il potere finale di decisione veniva spostato dal governo e dalle segrete stanze degli stati maggiori alle aule della Camera e del Senato. Fino a quel momento per l'acquisto dei cacciabombardieri era stato seguito un percorso inverso a quello che la logica avrebbe dovuto suggerire, stabilendo che l'Italia li avrebbe comprati senza che fossero mai state esplicitate le motivazioni alla base di quella esigenza.

Dalla fine degli anni Novanta del secolo passato fino ai nostri giorni tutti i governi, di centrodestra e centrosinistra, si sono attenuti a quella scelta come fosse un assioma immodificabile. La mozione Pd spezzava questo continuismo e allo stesso tempo consentiva al Pd di barcamenarsi tra quella parte del partito decisamente contraria all'acquisto e quell'altra parte, con il presidente Giorgio Napolitano come nume tutelare, favorevole in "omaggio agli impegni internazionali assunti".

Un gruppo di personalità ha rivolto un appello a Renzi esortandolo a una decisione chiara sugli F 35. Tra i firmatari i sacerdoti Luigi Ciotti e Alex Zanotelli, il sindacalista Maurizio Landini, l'attore Alessandro Gassmann, l'oncologo Umberto Veronesi.

 

lockheed martin logoCACCIABOMBARDIERI F-35MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN renzi in versione regina elisabetta ritwittato da grillo michela murgia su renzi deficienti al potere MATTEO RENZI E BARACK OBAMA FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI E BARACK OBAMA FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI E BARACK OBAMA FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI E BARACK OBAMA FOTO LAPRESSE

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…