luigi di maio pensione reddito cittadinanza pensioni

UN GOVERNO A MEZZA PENSIONE - MACCHÉ CONTRIBUTIVO: TAGLIANO LE PENSIONI A TUTTI SOPRA I 4MILA EURO, DEL 10 O 20% INDIPENDENTEMENTE DAI CONTRIBUTI VERSATI. OCCHIO: SARANNO ESCLUSI PROFESSORI UNIVERSITARI E ALTI MAGISTRATI. LA SCURE NON SI ABBATTERÀ SOLO SUGLI ASSEGNI FUTURI, MA ANCHE SU QUELLI DAL PRIMO GENNAIO, CON RISCHI DI INCOSTITUZIONALITÀ NON INDIFFERENTI. PER RECUPERARE 4-500 MILIONI L'ANNO

 

 

 

 

1. SALVANO LE PENSIONI DI GIUDICI E BARONI

Gian Maria De Francesco per ''il Giornale''

 

Ecco lo stratagemma M5s per tagliare le pensioni d' oro. Troppo complicato il ricalcolo contributivo delle pensioni sopra i 4mila euro, si lavora a riparametrare l' assegno in base all' età d' uscita. Ma così si salvano giudici, notai e docenti universitari.

 

salvini di maio

L' esperto di materia previdenziale Giuliano Cazzola lo aveva già spiegato sul Giornale due giorni fa. «Con il vecchio metodo retributivo il rendimento decresce fino allo 0,9% sopra i 45mila euro lordi», aveva dichiarato ribadendo che, in pratica, le pensioni d' oro sono già contributive perché la loro rivalutazione è sganciata dallo stipendio e «accoppiata» con i versamenti contributivi.

 

Dell' arcano hanno iniziato ad accorgersi, tardivamente, il ministro del Lavoro, Luigi di Maio, e i suoi collaboratori perché l' ipotesi di ricalcolo contributivo delle pensioni sopra i 4mila euro netti è, al momento, passata in secondo piano. Il progetto di legge D' Uva-Molinari, per come è congegnato, infatti prevede che il ricalcolo contributivo sia effettuato sulla base di una riparametrazione sull' età per il pensionamento di vecchiaia stabilita ex post dal governo giallo-verde e molto più penalizzante rispetto al passato(ad esempio nel 1993 si poteva accedere a 60 anni per gli uomini e a 55 per le donne).

 

LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE

Questo stratagemma, tuttavia, creerebbe un imprevisto squilibrio nel caso di categorie professionali che, per legge, accedono alla pensione in età avanzata come i magistrati e i professori universitari nell' ambito Inps o i notai e i medici per quanto attiene alle casse private. Che cosa accadrebbe con il ricalcolo contributivo? Che magistrati, professori e notai vedrebbero il loro assegno incrementato perché se si sono ritirati dal lavoro conservando una quota retributiva nel loro montante contributivo sono già stati penalizzati e ora gli verrebbe restituito quanto perso.

 

Di qui l' idea di procedere al taglio lineare o al contributo di solidarietà in modo da colpire interamente quella platea di 158mila percettori di assegno pensionistico sopra gli 80mila euro lordi annui indicato dal progetto di legge. Introducendo un taglio lineare del 10 o del 20% a seconda dell' importo del trattamento di quiescenza si potrebbero recuperare quei 500 milioni che il governo (e Di Maio in primis) vorrebbero utilizzare per portare le pensioni minime da 450 a 780 euro mensili.

LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE

 

Ora, però, questo trasferimento di risorse (che in molti casi sarà anche geografico perché le sposterà da Nord verso Sud) punirà due volte i pensionati retributivi che hanno gli assegni più alti: la prima, come detto, è relativa al calcolo dei loro assegni e la seconda sarebbe proprio nel taglio lineare di un assegno già tagliato.

 

«Un assurdo basato su calcoli arbitrari suggeriti dal presidente dell' Inps (Tito Boeri) che si inventa pure i coefficienti di trasformazione», ha commentato l' ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, che ha sottolineato la necessità di «vigilare affinché con illusorie promesse di miglioramento del sistema pensionistico e di presunta equità non si apra un varco a una nuova spremitura degli assegni previdenziali al fine di fare cassa perché mancano i soldi per attuare le promesse del patto di governo».

 

magistrati

Ma, diciamolo, non andrebbe meglio nemmeno se si utilizzassero i requisiti di penalizzazione previsti dal progetto di legge. Ad esempio, un lavoratore 62enne che nel 2019 volesse ritirarsi dal lavoro avendo raggiunto i 43 anni e 3 mesi di contribuzione previsti attualmente dalla Fornero, si vedrebbe l' assegno decurtato del 14,5% (sempre nella parte eccedente gli 80mila euro lordi annui) giacché il testo prevede una penalizzazione del 2,9% per ogni di anticipo rispetto all' età pensionabile che, come noto, dall' anno prossimo si alzerà dagli attuali 66 anni e 7 mesi a 67 anni.

 

Insomma, proprio tutto il contrario dello smontaggio della Fornero. Da una parte, si «regalerebbero» (si consenta l' uso scherzoso) quote di contributi a pensionati con assegni elevati che in passati sono stati in qualche modo calmierati. E dall' altra si incide su pensioni in esser o con un taglio lineare o con un ricalcolo arbitrario applicando età pensionabili e coefficienti di trasformazione che non erano in vigore al momento del pensionamento di chi verrebbe colpito.

 

A buon diritto il capogruppo di Fi al Senato, Anna Maria Bernini, ieri ha chiesto al Carroccio chi stia davvero a sinistra «È la Lega che deve decidere se sottomettersi definitivamente al M5S, che è un Pd al cubo e che ha imposto la sua linea pauperista perfino sul taglio delle pensioni».

 

professori universitari

 

2. PENSIONI OLTRE 4000 EURO UN TAGLIO TRA IL 10 E IL 20% LE DONNE PIÙ PENALIZZATE

Estratto dall'articolo di Valentina Conte per ''la Repubblica''

 

Addio ricalcolo delle pensioni d' oro col metodo contributivo, per ragioni di "equità", ossia applicando ai nonni le regole dei nipoti. Lega e Cinque Stelle hanno deciso di colpire gli assegni da 4 mila euro netti in su - 80 mila euro lordi all' anno - con un taglio duro e puro tra il 10 e il 20%, proporzionale all' anticipo del pensionamento rispetto a una nuova età, fissata ora dal governo del cambiamento. Taglio assai più severo di quello a suo tempo previsto da una delle norme della Fornero, riforma per loro da abolire.

 

Nel mirino finiscono 158 mila super pensionati, nella speranza di recuperare 500 milioni all' anno per alzare le pensioni minime e sociali. Stime giudicate ottimistiche dagli esperti. Anche perché c' è una contraddizione. È vero che una clausola di salvaguardia consentirà di non scendere mai sotto gli 80 mila euro lordi. Ma chi - per esempio alti magistrati o professori universitari - è andato in pensione a 70 anni con assegni molto generosi non sarà toccato.

 

PENSIONI

La scure si abbatterà poi non solo sugli assegni futuri. Ma anche su quelli dal primo gennaio 2019 in poi. Con distorsioni palesi. E dubbi aspetti di costituzionalità. Nel mirino la classe dirigente italiana. Il testo del progetto di legge - atto 1071, depositato ma non caricato sul sito della Camera - è scarno e confuso in alcuni punti. Firmato dai due capigruppo di maggioranza a Montecitorio: Francesco D' Uva ( M5S) e Riccardo Molinari (Lega). Sei articoli asciutti e una relazione illustrativa per i tre quarti dedicata a dimostrare che l' intervento risponde a una « forte istanza sociale di solidarietà » . Perché « equo, ragionevole, non arbitrario, proporzionale » . In una parola: « costituzionale ».

 

 

L' unica «criticità» riconosciuta - la « non temporaneità » , il taglio è permanente - verrà perdonata dalla Consulta perché c' è la crisi. E la ratio è correggere « palesi disuguaglianze».

INPS PENSIONI

 

Il criterio Robin Hood, insomma. Togliere a chi ha per dare a chi non ha. Ma come funziona nel concreto? Le pensioni pubbliche e private, passate e future sopra gli 80 mila euro lordi all' anno subiranno una penalizzazione. La parte retributiva degli assegni sarà ridotta in relazione all' età in cui ci si è pensionati. Prima te ne sei andato o te ne andrai, più ti colpisco. In sé un criterio comprensibile. Se non fosse che per decidere se sei meritevole di punizione, se in passato hai mollato troppo presto il lavoro e con super assegni, l' età di uscita di riferimento non è quella vigente all' epoca in cui uno è andato in pensione. Ma una nuova erà, ridefinita applicando in modo retroattivo la speranza di vita attuale indietro sino agli anni '70.

 

 

(…)

 

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