mario draghi enrico letta giuseppe conte matteo salvini giorgia meloni

TAVOLO CON VISTA COLLE - LA MANOVRA È GIÀ CHIUSA E SUI TEMI SPINOSI DRAGHI METTERÀ LA PAROLA FINE RICORRENDO ALLA FIDUCIA. ALLORA A CHE SERVE LA PROPOSTA DI LETTA DI UN “TAVOLO” FRA I LEADER? È UNA FOGLIA DI FICO DIETRO CUI INIZIARE AD ANNUSARSI IN VISTA DEL VOTO SUL QUIRINALE - L’UNICO PATTO POSSIBILE SAREBBE SULLA CANDIDATURA DI DRAGHI. MA I GRILLINI (E NON SOLO) SI OPPONGONO: HANNO PAURA DEL VOTO ANTICIPATO, CHE FAREBBE PERDERE LORO LA PENSIONE…

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

enrico letta

Sulla legge di Stabilità le Camere e i partiti hanno striminziti margini di manovra. Ai parlamentari il ministro dell'Economia ha concesso appena 600 milioni per i loro emendamenti, e per quanto sia «la dote più bassa nella storia repubblicana» - come spiega il sottosegretario Tabacci - se li dovranno far bastare.

 

Sui super-bonus per l'edilizia c'è già un'intesa tra le forze politiche per allargare un po' le maglie che Draghi aveva stretto. Sui restanti temi, i più spinosi, il premier porrà fine a ogni discussione ricorrendo alla fiducia. Se così stanno le cose, si capisce che la proposta di un «tavolo sulla Finanziaria» lanciata da Letta è solo una (piccola) foglia di fico dietro la quale discutere di Quirinale.

 

mario draghi conferenza stampa conclusiva del g20 3

Altrimenti non si spiegherebbe come mai anche la Meloni, che sta all'opposizione, si è detta disponibile a partecipare. Dopo la sortita di Mattarella, che ha messo in difficoltà il Nazareno nella corsa per il Colle, il segretario del Pd ha dovuto fare di necessità virtù. E per uscire dall'angolo è stato costretto ad aprire i giochi, nella consapevolezza che - per dirla con un dirigente dem - «il partito non reggerebbe una sconfitta sulla presidenza della Repubblica».

 

matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 11

Il tavolo, riconoscono fonti del Carroccio, servirà «per iniziare ad annusarsi», sebbene il leghista Capitano ne gradirebbe uno «anche sulle nomine Rai», dove invece «il Pd punta ad occupare direzioni di reti e di tg grazie all'ad Fuortes, che incontra i loro ministri alle feste di compleanno». Un messaggio per far capire che il pacchetto dell'accordo, semmai si realizzasse, non potrebbe limitarsi al Quirinale.

 

Ma è evidente quale sarebbe il piatto forte, che poi era quanto il titolare della Difesa Guerini aveva spiegato ad alcuni deputati di Base riformista: «Se si vorrà tenere unito il Parlamento, prima o poi i segretari dei partiti dovranno vedersi». Il momento è arrivato, più prima che poi, anche perché sarebbe stato impossibile tenere il coperchio sopra il pentolone ancora per due mesi, come sosteneva Letta: le manovre già in atto avrebbero potuto sopraffarlo.

Lorenzo Guerini

 

Ora, è vero che i leader non si sono nemmeno seduti al desco, ma è altrettanto vero che se si dovessero alzare con un patto, sarebbe sull'unico nome capace di tenere insieme l'attuale maggioranza e FdI: Draghi.

 

E «il treno di Draghi è già partito», avvisano all'unisono uno dei maggiori esponenti del governo e un rappresentante delle istituzioni in Parlamento. L'unità nazionale sul nome del premier consentirebbe di affrontare senza patemi il voto segreto: d'altronde - come ricorda un autorevole ministro - «anche Ciampi ebbe contro 120 franchi tiratori».

 

Al tavolo di Letta il menù è fisso e rischia di essere indigesto al centrodestra. Se il candidato fosse Draghi, chi tra Salvini e Meloni s' incaricherebbe di spiegare a Berlusconi che deve smettere di sognare a occhi aperti? Che poi il suo sogno sta diventando un incubo per il segretario del Pd, dato che il Cavaliere è arrivato a bussargli a casa per avere i voti, grazie (anche) al lavoro degli amici di una vita.

 

draghi berlusconi

A parte Dell'Utri, che dopo il rendez vous con Renzi ha detto a Berlusconi «di lui ti puoi fidare», anche Galliani si è mostrato ottimista: «Dopo Milano 2, Mediaset, il Milan e Forza Italia, che sarà mai la presidenza della Repubblica? Una passeggiata di salute». E Confalonieri, che sta facendo il suo, al termine di un colloquio ha salutato l'ospite con un inequivoco commento: «Silvio continua a stupire. Chi l'avrebbe immaginato un anno fa?». Da un paio di settimane nel Pd non c'è più voglia di scherzare sull'argomento.

 

marta cartabia foto di bacco (2)

Nei capannelli in Transatlantico Fiano è arrivato a prospettare la contromossa: «Se il centrodestra annunciasse il voto per Berlusconi, potremmo disertare quella chiama. Come loro fecero quando noi candidammo Prodi. Così vedremmo se hanno i voti». In realtà l'escamotage servirebbe per impedire a Iv e a una decina di parlamentari dem di sostenere il Cavaliere a scrutinio segreto.

 

Tanto basta per capire che Letta non poteva più star fermo. Il menù fisso dovrebbe poi condurre verso un gabinetto tecnico con Cartabia a palazzo Chigi e Franco all'Economia. Ma il rischio del voto anticipato non sarebbe del tutto scongiurato, perciò la proposta non piace ai grillini «tendenza Di Maio».

 

luigi di maio foto di bacco

La tesi che «un qualsiasi altro governo dopo due mesi non avrebbe più padri» è sostenuta da quanti - oltre il ministro degli Esteri - osteggiano la soluzione. È un fronte trasversale di cui fanno parte pezzi di Pd, Renzi e Berlusconi. È lo scontro tra «draghisti» e «bipolaristi», che mirano a regolare i conti nei loro partiti e nelle coalizioni, sbarazzandosi definitivamente del centro.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…