IL TEA PARTY È PARTITO (E NON TORNERÀ?) - ALLE PRIMARIE REPUBBLICANE VINCONO I CANDIDATI “MODERATI”. L’ULTRADESTRA AMERICANA ESCE SCONFITTA. MA AL CONGRESSO DETTANO ANCORA L’AGENDA

Paolo Mastrolilli per ‘La Stampa'

Il Tea Party sta arrivando al capolinea? È una domanda lecita, che il mondo della politica Usa si sta ponendo dopo i risultati delle primarie di martedì. I candidati dell'establishment repubblicano hanno vinto tutti i confronti più importanti, confermando l'impressione che il Gop voglia rivolgersi a politici più moderati per vincere le elezioni midterm di novembre. Non tutti, però, leggono nei risultati di ieri l'annuncio di una svolta epocale, perché gli equilibri in Congresso garantiscono ancora rilevanza agli uomini del Tea Party.

La sfida più significativa era quella del Kentucky tra il leader al Senato Mitch McConnell, simbolo dell'establishment, e l'uomo d'affari di Louisville Matt Bevin, portato invece dalla destra. Il primo ha vinto con il 60% dei voti, il rivale è rimasto sotto il 40%. Risultati simili, si sono ripetuti in Georgia, Idaho e altri stati, confermando quella che pare una tendenza nazionale.

Il Tea Party era emerso nel 2009 come forza spontanea di opposizione alla riforma sanitaria di Obama, e agli interventi del governo per salvare le banche dopo la crisi economica del 2008. In breve era diventato la colonna ideologica del Gop guidando la campagna elettorale che nel 2010 aveva consentito al partito di riconquistare la maggioranza alla Camera.

Da allora, quello che era nato come una specie di «movimento insurrezionale» si era trasformato nel gruppo dominante del Congresso, bloccando ogni possibile collaborazione con la Casa Bianca, dalla riforma dell'immigrazione al braccio di ferro sul bilancio, sfociato nello shutdown del governo. Nelle elezioni del 2012 il Tea Party aveva condizionato la scelta dei candidati, soprattutto al Senato, ma le posizioni estremistiche di alcuni di loro li avevano condannati alla sconfitta.

Da allora era iniziato un dibattito interno al Gop, sulla necessità di riposizionarsi verso il centro. I risultati di martedì sembrano andare in questa direzione, ma il «Wall Street Journal» avverte che potrebbe trattarsi di una illusione: sul piano ideologico il Tea Party resta la forza più determinata, e lo stesso Speaker della Camera Boehner non può sperare di essere confermato senza il loro appoggio. L'agenda intransigente, insomma, non è destinata a cambiare in fretta.

 

 

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