SOTTO-SCALA - LA TELE-INVESTITURA DI FAZIO A RICCARDO CHAILLY HA FATTO SCAZZARE PISAPIA

Sandro Cappelletto per "la Stampa"

Tutto si è consumato tra sabato e domenica e così quando, lunedì pomeriggio, si è riunito il Consiglio di Amministrazione del Teatro La Scala, il sindaco Pisapia ha alzato la voce: troppe pressioni, troppe cordate, troppi veti incrociati, meglio sparigliare e far saltare il tavolo, ricominciando da zero la ricerca del nuovo sovrintendente e addirittura annunciando al Corriere della Sera l'emissione di un bando, «un avviso pubblico per manifestazione di interesse» per la scelta del futuro nome, peraltro non vincolante per il cda.

Domenica sera, intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa , il maestro Riccardo Chailly parla di Verdi, del nuovo disco realizzato assieme all'Orchestra del Teatro: poi, verso la fine della conversazione, Fazio lo presenta come un più che probabile candidato alla direzione musicale del teatro, forte del sostegno della stessa orchestra.

Che, invece, è lontana dall'unanimità e reagisce con molto nervosismo, già in studio, all'investitura televisiva, e anche cartacea, sostenuta da un articolo uscito per La Repubblica proprio domenica.. Domenica pomeriggio. uno sciopero proclamato dalla Cgil aveva intanto fatto saltare una recita del Macbeth ; mai teneri, i rapporti fra questo sindacato e il sindaco diventano così incandescenti.

E' il primo sciopero del 2013 e colpisce un titolo di Verdi, nell'anno in cui si celebra il bicentenario del compositore. Non tutti i sindacati condividono la decisione della CGIL e anche tra gli 800 dipendenti del Teatro la tensione sale, in un momento in cui La Scala - come tutte le fondazioni liriche italiane - è chiamata a raggiungere un faticoso pareggio di bilancio e sono in discussione i contratti integrativi.

E' questo il motivo che ha fatto saltare la candidatura di Alexander Pereira, per dieci anni sovrintendente dell'Opera di Zurigo, teatro che con la sua gestione ha raggiunto un'eccellente livello di affidabilità e visibilità, e dal 2011 responsabile del Festival di Salisburgo, dove però si è reso protagonista di una dura polemica con il sindaco.

Via libera verso La Scala per questo eccellente professionista? No, perché il compenso chiesto da Pereira è stato giudicato troppo oneroso, superiore - e non di poco - perfino a quello percepito oggi da Stéphane Lissner: un milione di euro l'anno appare una cifra inaccettabile, sideralmente distante, oltre cinque volte, dalla media dei compensi percepiti dagli altri sovrintendenti.

Pisapia mette in fila gli avvenimenti delle ultime ore e decide per lo spariglio. Approva le linee artistiche della prossima stagione, presentate da Lissner, mette in evidenza che uno studio dell'Università Bocconi definisce assai fruttuoso il rapporto tra spesa pubblica per La Scala e ritorno economico per la città di Milano (ogni euro investito si moltiplica quasi per tre) e lancia il meccanismo del bando pubblico per scegliere il nuovo sovrintendente.

E' la procedura che il sindaco ha già attuato per scegliere il direttore generale del Comune, il city manager. Pratica diffusa e abituale nei teatri europei, da noi inusuale per via del controllo che il ceto politico continua ad esercitare riguardo la scelta dei vertici. Per legge, il sindaco di una città è il presidente del Teatro ed è lui che propone al cda il nome del sovrintendente.

E invece niente nome, ma un pubblico bando, che produce un risultato immediato: le più agguerrite cordate in gara si dissolvono, o perlomeno rientrano nell'ombra. Il bando non sarà vincolante: il sindaco potrà dunque scegliere anche al di fuori delle candidature che si presenteranno. Principio di trasparenza e astuzia politica trovano così un punto di equilibrio, impeccabile

Oggi, mentre si apre la procedura delle candidature, parla, borbotta, la pancia del teatro, smarrita, invelenita, stanca di una tensione che, in fondo, è lo specchio di una diffusa incertezza italiana. E mentre il finanziere Francesco Micheli, già membro del cda del teatro, si chiama fuori «non sono in lizza - dice a Radio 24 - faccio già un altro mestiere, non ho nessuna intenzione di sottoscrivere un bando. Mi considero un'estrema risorsa...»

Anna Crespi Morbio, fondatrice e da 35 anni presidente degli Amici della Scala, si dimostra tranquilla, sicura che «la Scala rimarrà sempre la Scala. Noi lavoriamo per questo, i milanesi sono con noi». Sarà la «cittadinanza attiva» a imporre al teatro un opportuno, non rinviabile, scatto di reni?

 

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