giuseppe conte dario franceschini

STATI DI TENSIONE - SLITTANO A GIOVEDÌ GLI ''STATI GENERALI'' VOLUTI DA CONTE, CON IL PD CHE NE CONTESTA L'UTILITÀ. L'ENNESIMA PASSERELLA E LE ENNESIME PROMESSE, MA CHE SI POTRÀ TIRARE FUORI IN TRE GIORNI DI CHIACCHIERE? ALL'INCONTRO SI PARLERÀ DI UNA PRIMA BOZZA DELL'ORMAI FAMIGERATO ''PIANO DI RINASCITA'', E I DEM VOGLIONO INFILARCI IL MES. SE SONO AL GOVERNO LO DEVONO ALL'EUROPA, E QUESTA È LA CAMBIALE CHE DEVONO PAGARE

 

1. TENSIONE NEL GOVERNO SUGLI STATI GENERALI CHE SLITTANO A GIOVEDÌ

Luca Cifoni per ''Il Messaggero''

 

IL VERTICE

 

giuseppe conte dario franceschini

Dovrebbero servire a fare il punto sulla fase 3, quella del rilancio dell' economia italiana dopo la fine dell' emergenza sanitaria. Ed allo stesso tempo a impostare la strategia italiana per l' utilizzo dei fondi che l' Europa rende disponibili sia sotto forma di prestiti che di trasferimenti a fondo perduto. Ma gli Stati generali annunciato da Giuseppe Conto rischiano di partire azzoppati dalle divisioni politiche, in particolare tra Pd e M5S.

 

Ieri il premier ha convocato un vertice al quale sono intervenuti i capi-delegazione dei partiti oltre ai ministri Gualtieri e Patuanelli, i cui dicasteri saranno impegnati nella messa a punto del piano di riforme e investimenti da presentare in Europa, una volta che sarà stato confermato, pur se con qualche modifica, l' impianto del fondo da 750 miliardi delineato nei giorni scorsi dalla commissione europea.

 

Nell' incontro di ieri però non c' è stato tempo per entrare nel merito. Anzi la tensione è nata proprio sulla scelta di Palazzo Chigi di annunciare con tanta enfasi un appuntamento che al momento potrebbe rischiare di essere prematuro. A farsi interprete sul piano politico delle perplessità del Partito democratico è stato il capo-delegazione e responsabile dei Beni Culturali Dario Franceschini, mentre il M5S ha difeso la tempistica voluta dal premier.

 

Fuori dal vertice è stato ancora più esplicito il vice segretario dem Andrea Orlando «Fare gli Stati Generali in tre giorni non mi sembra una cosa particolarmente felice, ma facciamo un libro bianco, un piano strategico, confrontiamoci con gli stakeholders». Il risultato è stata quanto meno la presa d' atto che non è possibile allestire l' evento lunedì prossimo, come era stato originariamente pianificato. Dunque non se ne parlerà prima di giovedì.

giuseppe conte luigi di maio dario franceschini

 

IL CONTESTO

Da parte sua il ministro dell' Economia ha prospetto il contesto europeo nel quale l' Italia dovrà mettere a fuoco il suo progetto.

Ma anche dal punto di vista del Tesoro non c' è la volontà di suscitare eccessive aspettative sull' appuntamento. Sul piano formale, il governo ha rinunciato a presentare insieme al Documento di economia e finanza di aprile il Programma nazionale di riforma (Pnr) che tradizionalmente fa il punto sugli impegni del Paese in relazione alle raccomandazioni che vengono da Bruxelles. Un rinvio più che ragionevole data la situazione del Paese. Quest' anno però il Pnr avrà un' importanza maggiore visto che alle riforme si lega l' erogazione dei fondi europei destinati agli investimenti.

 

È possibile che la settimana prossima sia presentata alle parti sociali quanto meno uno schema del documento, un elenco dei capitoli principali che poi dovranno essere riempiti di contenuti, con un lavoro di consultazione e approfondimento che si protrarrà fino a settembre, per poi essere travasato nella legge di Bilancio, visto che salvo alcuni anticipi limitati i fondi saranno disponibili solo nel 2021 e probabilmente non nei primissimi mesi dell' anno.

 

I filoni su cui il governo italiano si concentrerà sono in parte condizionati dalle linee guida definite a livello europeo: grande spazio dovrà essere dato, anche in modo trasversale ai singoli progetti, alla riconversione ecologica dell' economia ed alla transizione digitale. L' esecutivo conta però di inserire in questa griglia una serie di temi vitali per il Paese: dunque il rilancio del turismo, settore decisivo uscito a pezzi dall' emergenza Covid: ma anche filiere industriali come quella dell' auto, o dossier storici come quello relativo al Mezzogiorno.

ORLANDO E FRANCESCHINI

 

Questa lista di priorità, ancora in divenire, dovrà essere confrontata con le richieste di associazioni imprenditoriali e sindacati che si annunciano già piuttosto sostanziose.

 

 

2. L'ALTOLÀ DEL PD A CONTE: NEL PIANO CI SIA IL MES - VERTICE DI MAGGIORANZA, FRANCESCHINI: BASTA PASSERELLE CHE CREANO ASPETTATIVE

Marco Conti per ''Il Messaggero''

 

 

«Rischiamo di creare aspettative che poi faticheremo a gestire. Come pensi in tre giorni di mettere in fila una serie di proposte serie?». Dario Franceschini, capodelegazione dem, esprime tutti dubbi del Pd sulla convocazione degli Stati generali dell' economia annunciati tre giorni fa in diretta tv dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

 

Il PESO

Alla riunione a distanza partecipano oltre al premier e al ministro della Cultura, anche i ministri Gualtieri, Fraccaro, Patuanelli e Bellanova. Le sottosegretarie Cecilia Guerra e Laura Castelli sostituiscono per Leu il ministro Speranza e per il M5S il ministro Bonafede.

 

ROBERTO GUALTIERI

Conte avvia la riunione facendo il punto sulla trattativa sul Recovery fund e poi passa a come intende organizzare la kermesse che dovrebbe iniziare giovedì a Villa Pamphili nella sede di rappresentanza dello Stato italiano. «Dobbiamo condividere con tutti il nostro Recovery plan», ripete il premier». Il ministro dell' Economia, anch' egli scettico sull' iniziativa, lascia la parola al capodelegazione.

 

Franceschini ci va giù pesante, anche perché Conte non ha informato nessuno, e chiede al premier quali siano almeno le linee che si intendono presentare a imprenditori, sindacati, start-up, ingegneri, architetti. Ovvero a tutta quella platea di associazioni e «menti brillanti» che Conte intende chiamare a raccolta. Meglio rallentare, per Franceschini, o quanto meno lavorare per mettere nero su bianco delle linee generali dentro le quali organizzare le audizioni non solo delle parti sociali, sindacati e Confindustria, ma anche dei vari esperti.

 

Sulla linea del Pd anche la renziana Bellanova secondo la quale c' è il rischio che gli Stati generali si trasformino in «un' inutile passarella». «Qui abbiamo solo un titolo, riempiamolo di contenuti», ha sostenuto la ministra renziana. A difesa della proposta Conte si schierano i 5S Fraccaro e Castelli, mentre il ministro Patuanelli cerca una mediazione elencando una serie di problemi concreti che a suo giudizio potrebbero costituire l' ossatura del Recovery.

stefano patuanelli

 

Senza contare, e a ricordarlo provvede il titolare dell' Economia, che tra qualche settimana si dovrà elaborare il Pnr, il Piano Nazionale di Riforma, che poi confluisce nel Documento di Economia e Finanza. In buona sostanza tra Pnr, piano-Colao e Recovery fund, si rischia di non capirci nulla. Soprattutto il Pd non intende lasciare a Conte l' intera gestione politica della montagna di miliardi che, sotto forma di prestito (90) e a fondo perduto (80), arriveranno da Bruxelles. Ad aggiungere tensione c' è anche il nodo del Mes. Il Pd intende inserire nel Piano di Ricostruzione anche i 40 miliardi del meccanismo europeo di stabilità, ma i 5S fanno muro e l' ala movimentista si è fatta sentire riportando su piazza anche Alessandro Di Battista. Alla fine nella riunione non si è riusciti ad affrontare il nodo dell' ex Ilva che potrebbe essere oggetto di un incontro in programma per oggi.

 

Ma anche sul destino del polo siderurgico di Taranto, come di Autostrade, le posizioni sono distanti e Conte si muove con estrema cautela per evitare spaccature nel M5S.

IL TIMORE Il problema è che l' estrema lentezza del governo ha iniziato ad innervosire i dem. Nicola Zingaretti esclude governi alternativi all' attuale, ma chiede al presidente del Consiglio di accelerare. Il timore è di ritrovarsi in autunno senza una strategia concreta in grado di arginare la crisi economica e le piazze che riempirà parte dell' opposizione. E' per questo che i dem vorrebbero prima concordare e poi mettere nero su bianco le linee guida del Piano di Ricostruzione in modo da andare al confronto con qualcoso di concreto.

teresa bellanova foto di bacco (4)

 

Conte ha invece capovolto il metodo trovando sponde negli esponenti del M5S presenti alla riunione i quali si schierano a difesa del premier anche perché temono che l' ala movimentista del Movimento possa alla fine presentare il conto non al Pd, ma proprio a Conte. Tentazione crescente, secondo alcuni, da quando ha iniziato a circolare che Conte avrebbe l' intenzione - smentite anche ieri - di fare un proprio partito che di fatto svuoterebbe il M5S.

 

Un groviglio di sospetti e tensioni che però è senza sbocco, visti che alle elezioni nessuno vuole andare. Ciò non toglier che gli Stati generali annunciati da Conte rischiano di partire azzoppati.

Privi di un calendario, forse anche della location qualora si dovesse rinunciare a villa Doria Pamphili, ma non della passerella rossa che c' è anche a palazzo Chigi.

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…