trump al baghdadi

LA TESTA DI AL BAGHDADI PER LA RIELEZIONE? - RAMPINI: “MANCA UN ANNO ALLE PRESIDENZIALI DEL 2020; GLI ELETTORI HANNO LA MEMORIA CORTA; LA POLITICA ESTERA NON È IN CIMA AI LORO PENSIERI. NON CI SONO PROVE CHE L'ELIMINAZIONE DI BIN LADEN NEL 2011 ABBIA AVUTO QUALCHE IMPATTO SULLA RIELEZIONE DI OBAMA L'ANNO SUCCESSIVO; LA MORTE DI AL BAGHDADI PERÒ CONFORTA LA NARRAZIONE DI TRUMP: MISSIONE COMPIUTA, TORNIAMO A CASA. C'È UN' AMERICA DI DESTRA STANCA DI GUERRE PERCHÉ DELUSA DALL'ULTIMO DISEGNO IMPERIALE DEI NEOCONSERVATORI” - VIDEO

 

1 - TRUMP TRASFORMA LA FUGA IN TRIONFO

Federico Rampini per “la Repubblica”

 

uccisione di al baghdadi trump nella situation room

Proprio mentre è sotto accusa per aver abbandonato i curdi della Siria settentrionale al loro destino, Donald Trump incassa un successo prezioso. «Il terrorista mondiale numero uno è stato giustiziato dagli Stati Uniti». Nell'annunciare la morte di Al Baghdadi il presidente ha buon gioco a descriverlo come «un codardo che piange e strilla mentre è inseguito dai cani delle nostre teste di cuoio».

 

Trump infierisce senza ritegno ma è giustificato da un dettaglio orrendo: il capo dell' Isis si è fatto saltare in aria con tre figli, tre vite innocenti dopo tante altre, gli ultimi di una lunga scia di vittime sacrificate dall'aspirante califfo in nome della guerra santa. La fine di Al Baghdadi vale politicamente per Trump quanto l'eliminazione di Osama Bin Laden per il suo predecessore Barack Obama.

 

raid contro al baghdadi

Il raid che colpì il capo di Al Qaeda nel suo rifugio pachistano sancì le credenziali di statista di Obama, il quale doveva farsi "perdonare" da mezza America il suo secondo nome (Hussein), l'infanzia nell'Indonesia musulmana, il discorso del Cairo (2009), insomma tutti i sospetti sul suo "filo-islamismo". Naturalmente Bin Laden aveva sulle spalle un bilancio ben più pesante agli occhi degli americani: i tremila morti dell'11 settembre, il primo attacco nemico nella storia ad aver colpito il territorio continentale degli Stati Uniti.

 

raid contro al baghdadi

Anche Al Baghdadi però è stato un nemico feroce, potente e insidioso. All' apogeo della sua espansione sembrò davvero che l'Isis potesse "riunificare" un' area vasta del Medio Oriente sotto un nuovo Califfato anti-occidentale. Con un modello organizzativo e operativo di "franchising", agli antipodi di Al Qaeda, seppe però ispirare e poi rivendicare attacchi terroristici in molte città occidentali, dalla California alla Spagna, dall'Inghilterra alla Francia, dal Belgio alla Germania; più innumerevoli stragi nei Paesi a maggioranza musulmana. Si capisce che Trump voglia gongolare, il verdetto della storia sembra implacabile: prima o poi i nemici giurati dell' America fanno una brutta fine (anche se i verdetti della storia non sono mai definitivi, e sul terreno c'è chi teme che Isis e Al Qaeda possano risorgere dalle ceneri, magari insieme).

nuovo video di al baghdadi 1

 

Alla danza della vittoria Trump aggiunge inevitabili sbavature. A differenza di Obama attribuisce a se stesso un ruolo esorbitante e inverosimile nell' operazione; esagera il ruolo dell'«alleata Russia» (allarmando i propri generali); non ringrazia abbastanza i curdi. Infine - forse la cosa che dovrebbe più preoccuparci - coglie l' occasione per rinnovare un duro attacco agli europei: colpevoli di non farsi carico dei tanti jihadisti "combattenti stranieri" originari del Vecchio continente. Questo genere di rancore prima o poi Trump lo trasforma in ripicca e castigo.

 

raid contro al baghdadi

Manca un anno all' elezione presidenziale del 2020; gli elettori hanno la memoria corta; la politica estera non è in cima ai loro pensieri. Non ci sono prove che l' eliminazione di Bin Laden nel 2011 abbia avuto qualche impatto sulla rielezione di Obama l' anno successivo; similmente sarebbe azzardato pensare che la morte di Al Baghdadi sposti voti decisivi fra dodici mesi.

 

Essa però conforta la narrazione di Trump: missione compiuta, torniamo a casa. C' è un' America di destra stanca di guerre perché delusa dall' ultimo disegno imperiale dei neoconservatori, quelli che con Bush junior promisero di rifare il Medio Oriente piegandolo per sempre.

 

IL NUOVO VIDEO DI AL BAGHDADI

C'è un'America di sinistra stanca di guerre perché sempre meno convinta che esistano "interventi umanitari": basta ascoltare la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren per sentire la stessa voglia di riportare a casa tutti i soldati. L' una e l' altra America convergono sul fatto che molti conflitti mediorientali sono troppo antichi e troppo complessi per essere tagliati con la spada come il nodo di Gordio.

 

L'una e l' altra America vedono necessità domestiche a lungo trascurate, debolezze interne che stanno facendo perdere la gara della modernità contro la Cina. Una volta sconfitta la minaccia concreta di una centrale terroristica come l' Isis, in grado di esportare jihad in Occidente, l' abbandono di alcuni teatri mediorientali agli "imperialismi locali" - russo, ottomano, arabo, persiano - diventa un prezzo quasi obbligato da pagare.

donald trump

 

2 - "SE NE È ANDATO DA CANE": QUELLA PAROLA CHE FERISCE L'ISLAM

Francesca Caferri per “la Repubblica”

 

«È morto come un cane». Se c' è un' espressione nel discorso con cui Donald Trump ha annunciato la morte di Abu Bakr Al Baghdadi che resterà nella memoria è questa. La frase del presidente americano non è piaciuta al mondo musulmano, compresa la maggioranza che nelle azioni del leader dell' Isis non si è mai riconosciuta. Nell' Islam infatti il cane è considerato un animale sporco e da tenere lontano. Paragonare un musulmano, buono o cattivo che sia, a un cane è un insulto.

 

AL BAGHDADI

Ma da dove viene l' antipatia dei musulmani per i cani? Nel Corano questi animali sono nominati soltanto due volte ed entrambe senza connotazioni negative: come compagni per pesca o caccia. Sono gli hadith, i detti del Profeta, ovvero le parole che condivise con chi gli era accanto e che sono poi state trascritte (spesso con decine di anni di ritardo), su cui si basa buona parte della giurisprudenza islamica a condannare i cani e a raccomandarne l' allontanamento. Oggi gli studiosi musulmani sono divisi fra chi considera impura solo la saliva del cane e chi l' animale in toto. Se tenere un cane per fare la guardia o per cacciare è ammesso, la presenza nelle case è comunque sconsigliata.

Ultimi Dagoreport

ing banca popolare di sondrio carlo cimbri steven van rijswijk andrea orcel - carlo messina

DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO INVESTENDO IL MERCATO FINANZIARIO HANNO UN NUOVO PLAYER IN CAMPO: IL COLOSSO OLANDESE ING GROUP È A CACCIA DI BANCHE PER CRESCERE IN GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - ED ECCO CHE SULLE SCRIVANIE DEI GRANDI STUDI LEGALI COMINCIANO A FARSI LARGO I DOSSIER SULLE EVENTUALI ‘’PREDE’’. E NEL MIRINO OLANDESE SAREBBE FINITA LA POP DI SONDRIO. SÌ, LA BANCA CHE È OGGETTO DEL DESIDERIO DI BPER DI UNIPOL, CHE HA LANCIATO UN MESE FA UN’OPS DA 4 MILIARDI SULL’ISTITUTO VALTELLINESE - GLI OLANDESI, STORICAMENTE NOTI PER LA LORO AGGRESSIVITÀ COMMERCIALE, APPROFITTERANNO DEI POTERI ECONOMICI DE’ NOANTRI, L’UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI? DIFATTI, IL 24 APRILE, CON IL RINNOVO DEI VERTICI DI GENERALI, LA BATTAGLIA SI TRASFORMERÀ IN GUERRA TOTALE CON L’OPA SU MEDIOBANCA DI MPS-MILLERI-CALTAGIRONE, COL SUPPORTO ATTIVO DEL GOVERNO - ALTRA INCOGNITA: COME REAGIRÀ, UNA VOLTA CONFERMATO CARLO MESSINA AL VERTICE DI BANCA INTESA, VEDENDO IL SUO ISTITUTO SORPASSATO NELLA CAPITALIZZAZIONE DAI PIANI DI CONQUISTA DI UNICREDIT GUIDATA DAL DIABOLICO ANDREA ORCEL? LA ‘’BANCA DI SISTEMA’’ IDEATA DA BAZOLI CORRERÀ IL RISCHIO DI METTERSI CONTRO I PIANI DI CALTA-MILLERI CHE STANNO TANTO A CUORE A PALAZZO CHIGI? AH, SAPERLO…

andrea orcel giuseppe castagna anima

DAGOREPORT LA CASTAGNA BOLLENTE! LA BOCCIATURA DELL’EBA E DI BCE DELLO “SCONTO DANESE” PER L’ACQUISIZIONE DI ANIMA NON HA SCALFITO LE INTENZIONI DEL NUMERO UNO DI BANCO BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, CHE HA DECISO DI "TIRARE DRITTO", MA COME? PAGANDO UN MILIARDO IN PIÙ PER L'OPERAZIONE E DANDO RAGIONE A ORCEL, CHE SI FREGA LE MANI. COSÌ UNICREDIT FA UN PASSO AVANTI CON LA SUA OPS SU BPM, CHE POTREBBE OTTENERE UN BELLO SCONTO – IL BOTTA E RISPOSTA TRA CASTAGNA E ORCEL: “ANIMA TASSELLO FONDAMENTALE DEL PIANO DEL GRUPPO, ANCHE SENZA SCONTO”; “LA BCE DICE CHE IL NOSTRO PREZZO È GIUSTO...”

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...