TODOS RENZIANOS - IL PREMIER HA SFRUTTATO IL MOMENTO GENERALE DI TRISTEZZA E INCERTEZZA PER TIRARE A BORDO DEL PROPRIO CARRO LA FINANZA E GLI IMPENDITORI DEL NORD - ANCHE LE BORSE LO TESTIMONIANO. MA LA LUNA DI MIELE QUANTO ANCORA DURERA'?

Da "il Foglio"

 

roberto zuccatoroberto zuccato

E’ stato un percorso di avvicinamento cauto, durato quasi due anni, cominciato nell’ottobre 2012 quando Matteo Renzi si presentò al blasonato hotel Four Season e alla Fondazione Metropolitan per alzare i quattrini con i quali finanziare il suo lungo tour elettorale. “Tel lì el sindaco comunista”, sibilavano i negozianti delle boutique di Montenapoleone mentre sfilavano trader, assicuratori, uomini d’affari incuriositi dal fenomeno renziano e pronti a firmare un assegno (in bianco) a tre o più zeri.

 

L’ex sindaco fiorentino è premier da quattro mesi, segretario del Partito democratico da sette, ha sfondato alle europee col 40,8 per cento dei voti e “toh, è l’ultima spiaggia, l’uomo della provvidenza”. Non più soltanto per quella truppa più o meno danarosa, col raider Davide Serra o il rispettatissimo industriale della chimica Guido Ghisolfi. Ora imprenditori, industriali, manager, banchieri danno appoggio tattico dalle retrovie.

 

Gianfelice Rocca Gianfelice Rocca

L’establishment economico, insomma, ha abbandonato le riserve, anche antropologiche, sul bullo fiorentino che soverchiò Enrico Letta, e gli si tuffa in braccio. Da quando occupa Palazzo Chigi la sua tracotanza (oplà!) è diventata intraprendenza. Intraprendenza dimostrata con l’archiviazione della concertazione in quanto forma di trattativa paralizzante tra politica e parti sociali, alibi abusato a sinistra e a destra per scaricare la colpa di troppe riforme mancate. Renzi parla ai lavoratori, non ai sindacati.

 

Agli imprenditori, non ai rappresentanti dei medesimi. La concertazione s’affloscia. I corpi intermedi, già agonizzanti, vengono infilzati. Le camere di commercio, convegnifici che incassano gabelle dagli associati, ad esempio, sono costrette a dimagrire; lo stato non sarà più così munifico con loro. Più Renzi abbatte vecchi totem impolverati più gli imprenditori gongolano per una rottura culturale che (alcuni) invocavano da tempo: fattore chiave per ottenere il consenso del nord produttivo, in particolare delle due associazioni imprenditoriali più influenti per numero di iscritti, l’Assolombarda e la Confindustria veneta.

 

Gianfelice Rocca Paolo Scaroni Gianfelice Rocca Paolo Scaroni

Il capo della Assolombarda, Gianfelice Rocca, presidente della multinazionale Techint nonché ottavo uomo più ricco d’Italia, un anno fa aveva appunto criticato l’immobilismo di partiti, istituzioni, sindacati e delle stesse associazioni imprenditoriali (“sembrano congelate”). Dopo le elezioni europee, nella sua relazione annuale, ha “gettato il cuore ben oltre la staccionata”: “L’anno scorso avevo titolato la mia relazione ‘Va spezzata la spirale della sfiducia’. Due domeniche fa gli italiani hanno dato un segnale netto.

 

Tra disperazione e richiesta d’azione, hanno scelto l’azione. L’agenda dei cambiamenti è enorme. Veniamo da un ventennio di stagnazione. Non si può pensare che un uomo solo ce la possa fare. Dobbiamo lavorare tutti insieme”. Idem per i veneti: l’endorsement di Confindustria Veneto, reggente Roberto Zuccato, è arrivato anche prima della tornata elettorale nella quale il Pd, nel nord-est, ha poi superato Lega e Forza Italia messe insieme; mai successo.

 

MATTEO RENZI A MILANO PER L EXPO FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI A MILANO PER L EXPO FOTO LAPRESSE

Per il sociologo Aldo Bonomi “Renzi ha assecondato la metamorfosi delle forze sociali e le passioni tristi – paura, incertezza, rancore – di un capitalismo duale in transizione. C’è un capitalismo resiliente, un’élite che sta costruendo il suo adattamento al capitalismo globale: Renzi l’ha conquistata. E poi c’è il grosso del tessuto produttivo, il capitalismo molecolare, dei capannoni, delle microimprese che è rimasto in stand by e l’ha visto come ultima risorsa”, dice Bonomi bilanciando le tesi del suo saggio “Capitalismo In-finito” (Einaudi) con lo sfondamento elettorale del Pd.

 

“E’ un invaso di consenso del ceto medio come l’abbiamo visto solo nel Secolo breve. Ma allora era un ceto medio in ascesa, oggi invece vive in una dimensione di forte stress”. In Brianza solo il 9 per cento circa delle imprese manifatturiere sono sopravvissute indenni alla crisi, mentre il nord-est è la macroregione con il tasso di fallimenti più elevato d’Italia. Il premier sembra uno di loro per come parla: il suo linguaggio mischia politica e analisi di bilancio.

MATTEO RENZI A MILANO PER L EXPO FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI A MILANO PER L EXPO FOTO LAPRESSE

 

Tant’è che un finanziere meneghino affida al Foglio il paragone ardito di un Renzi-manager che promette un ambizioso piano industriale a scadenze strette per l’esercizio in corso, salvo poi riservarsi la possibilità di disattenderlo, dilatarlo, complici i marosi del mercato (vedi il pagamento dei debiti della Pa ai fornitori: marzo, no settembre, e poi arriva l’infrazione della Commissione europea). E poi assicura ai suoi stakeholder che “quel 40 per cento lo reinvestiamo immediatamente”, quindi rilancia con una golosa offerta per l’anno successivo (“vi dico che da qui a un anno vi renderò più semplice pagare le tasse”).

 

“Renzi dovrà corrispondere le intese. E’ evidente che il suo percorso sarà fatto di stop-and-go, ma la direzione è quella di ridurre i costi dello stato per la collettività e per le imprese. Penso che se riuscirà a fare il 20-25 per cento di quel che promette sarà un successo: c’è un potenziale inespresso di 10 punti di pil solo modernizzando la burocrazia ed emanando i decreti attuativi che da tempo attendono applicazione (sono 400, ndr)”, dice Guido Roberto Vitale, banchiere d’affari e “renziano ante-marcia” che fu presente alla cena di fundraising.

 

MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA

L’interrogativo ricorrente, però, è quanto durerà la buona dei mercati. La Borsa ha esultato dopo l’affermazione elettorale (più 3 per cento), stabilità di governo assicurata, i fondi speculativi comprano asset a basso costo – come nel resto dell’Euromed – e le Ipo previste per quest’anno a Piazza Affari già superano per capitalizzazione il record del 2007. “Non bisogna farsi trarre in inganno dai mercati”, si è ripetuto spesso al Consiglio per le Relazioni tra Italia e Stati Uniti di Venezia sabato scorso. O per dirla come Mohamed El-Erian, ex del fondo Pimco, lì presente “money comes, money goes”. Tuttavia il consenso del pur umorale nord sembra essere lì per restare

Ultimi Dagoreport

ing banca popolare di sondrio carlo cimbri steven van rijswijk andrea orcel - carlo messina

DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO INVESTENDO IL MERCATO FINANZIARIO HANNO UN NUOVO PLAYER IN CAMPO: IL COLOSSO OLANDESE ING GROUP È A CACCIA DI BANCHE PER CRESCERE IN GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - ED ECCO CHE SULLE SCRIVANIE DEI GRANDI STUDI LEGALI COMINCIANO A FARSI LARGO I DOSSIER SULLE EVENTUALI ‘’PREDE’’. E NEL MIRINO OLANDESE SAREBBE FINITA LA POP DI SONDRIO. SÌ, LA BANCA CHE È OGGETTO DEL DESIDERIO DI BPER DI UNIPOL, CHE HA LANCIATO UN MESE FA UN’OPS DA 4 MILIARDI SULL’ISTITUTO VALTELLINESE - GLI OLANDESI, STORICAMENTE NOTI PER LA LORO AGGRESSIVITÀ COMMERCIALE, APPROFITTERANNO DEI POTERI ECONOMICI DE’ NOANTRI, L’UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI? DIFATTI, IL 24 APRILE, CON IL RINNOVO DEI VERTICI DI GENERALI, LA BATTAGLIA SI TRASFORMERÀ IN GUERRA TOTALE CON L’OPA SU MEDIOBANCA DI MPS-MILLERI-CALTAGIRONE, COL SUPPORTO ATTIVO DEL GOVERNO - ALTRA INCOGNITA: COME REAGIRÀ, UNA VOLTA CONFERMATO CARLO MESSINA AL VERTICE DI BANCA INTESA, VEDENDO IL SUO ISTITUTO SORPASSATO NELLA CAPITALIZZAZIONE DAI PIANI DI CONQUISTA DI UNICREDIT GUIDATA DAL DIABOLICO ANDREA ORCEL? LA ‘’BANCA DI SISTEMA’’ IDEATA DA BAZOLI CORRERÀ IL RISCHIO DI METTERSI CONTRO I PIANI DI CALTA-MILLERI CHE STANNO TANTO A CUORE A PALAZZO CHIGI? AH, SAPERLO…

andrea orcel giuseppe castagna anima

DAGOREPORT LA CASTAGNA BOLLENTE! LA BOCCIATURA DELL’EBA E DI BCE DELLO “SCONTO DANESE” PER L’ACQUISIZIONE DI ANIMA NON HA SCALFITO LE INTENZIONI DEL NUMERO UNO DI BANCO BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, CHE HA DECISO DI "TIRARE DRITTO", MA COME? PAGANDO UN MILIARDO IN PIÙ PER L'OPERAZIONE E DANDO RAGIONE A ORCEL, CHE SI FREGA LE MANI. COSÌ UNICREDIT FA UN PASSO AVANTI CON LA SUA OPS SU BPM, CHE POTREBBE OTTENERE UN BELLO SCONTO – IL BOTTA E RISPOSTA TRA CASTAGNA E ORCEL: “ANIMA TASSELLO FONDAMENTALE DEL PIANO DEL GRUPPO, ANCHE SENZA SCONTO”; “LA BCE DICE CHE IL NOSTRO PREZZO È GIUSTO...”

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...