TRA-COLLE! - È BASTATO ALLUDERE A POSSIBILI COINVOLGIMENTI DI NAPOLITANO SULLE QUESTIONI DISCUSSE AL TELEFONO DA MANCINO E D’AMBROSIO, PER SCATENARE LA REAZIONE INDIGNATA DELLA CASTA, CHE CORRE SUBITO IN SOCCORSO DI BELLA NAPOLI - LA SEVERINO CAZZIA DI PIETRO E LUI RIBATTE: “CHIEDO DI ACCERTARE PERCHÉ UN PRIVATO CITTADINO SI RIVOLGE AL PG DELLA CASSAZIONE CHIAMANDOLO GUAGLIÒ, E PERCHÉ QUEL PG SI DICHIARA ‘’A DISPOSIZIONE’’ DEL SUO INTERLOCUTORE”…

U.R. per "la Repubblica"

Approdano alla Camera le telefonate fra Mancino e D'Ambrosio, e diventano un match fra la Severino e Di Pietro. Niente ombre, «tutto regolare» secondo il ministro della Giustizia. «Pressioni del Colle sui giudici» insiste il leader dell'Idv, che chiede a Napolitano di cacciare il suo consigliere giuridico e il segretario generale Marra. Un botta e risposta che infiamma Montecitorio.

Mentre dal Colle filtra la smentita all'ultima indiscrezione sul caso, lanciata stavolta da Panorama, secondo cui addirittura lo stesso capo dello Stato sarebbe finito nelle registrazioni dei magistrati mentre parlava con qualcuna delle persone sotto controllo. Da qui, secondo il settimanale, la grande irritazione del Colle. Ma si tratta di ricostruzioni del tutto infondate, nessuna telefonata di Napolitano agli atti dell'inchiesta, tagliano corto al Quirinale.

Clima che resta incandescente dunque, impazza sempre il balletto di suggestioni, ipotesi e veleni che spinge Bersani a far quadrato attorno al capo dello Stato. «Vedo che anche oggi ci sono insinuazioni nei confronti del presidente della Repubblica - denuncia il segretario dei democratici - basate su distorsioni dei fatti: è un'operazione inaccettabile». Il Pd, avverte evidentemente rivolgendosi a Di Pietro, respingerà con fermezza ogni «speculazione politica» contro il capo dello Stato. Sulla stessa linea il segretario del Pdl Alfano: «Occorre sospendere immediatamente la campagna mediatica contro il Colle».

A Montecitorio, dove per la prima volta approda in aula l'affaire del tentato accordo con la mafia per fermare le stragi, il ministro della Giustizia replica ai sospetti e alle accuse di Di Pietro nel question time affermando che non ci sono misteri nel caso Mancino-
D'Ambrosio. Pienamente corretto il comportamento del pg della Cassazione, al quale il Colle inviò una lettera per chiedere attenzione al coordinamento delle indagini, che quei poteri in effetti ha per legge.

E nessuna ombra anche nella linea tenuta dal procuratore di Palermo Messineo, che non ha firmato il lavoro dei suoi magistrati insospettendo Di Pietro, in quanto non è un atto dovuto. «La verità sulle stragi di mafia - dice la Severino - va cercata senza guardare in faccia nessuno, e su questo sono d'accordo in pieno, ma con il massimo rigore». Nel rispetto delle leggi sostanziali e processuali, «fuori da ogni strumentalizzazione che distorcerebbe soltanto quella ricerca della verità cui tutti aspiriamo».

Nessun atto ispettivo perciò da via Arenula, e parole che per Di Pietro sono una sconfessione. Ma l'ex pm non ci sta, e rilancia: «Signor ministro, vedo che lei non mi ha risposto. Chiedo di accertare perché un privato cittadino come Mancino si rivolge al pg della Cassazione chiamandolo guagliò, come nei bar di periferia, e perché quel pg della Cassazione si dichiara a disposizione del suo interlocutore». E visto che il ministro gli ha risposto picche, Di Pietro chiede che sia direttamente il presidente della Camera Fini a decidere sull'istituzione della commissione parlamentare d'inchiesta che l'ex pm continua ad invocare per chiarire il ruolo del Colle nella vicenda.

 

Giorgio NapolitanoANTONIO DI PIETRO NICOLA MANCINO LORIS D AMBROSIOBERSANI

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