TREMONTI INDAGATO DALLA PROCURA DI ROMA PER ‘’FINANZIAMENTO ILLECITO A SINGOLO PARLAMENTARE’’

Martino Villosio per Il Messaggero

Finanziamento illecito a singolo parlamentare. Con questa ipotesi di reato, la stessa che ha portato a processo Claudio Scajola per la vicenda della casa vista Colosseo pagata «a sua insaputa» dal costruttore Diego Anemone, l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti sarebbe indagato dalla procura di Roma.

TREMONTI E MILANESE

A rivelarlo è il telegiornale di La7 secondo cui Tremonti, eletto senatore per la Lega Nord alle ultime politiche, sarebbe finito sotto inchiesta per aver accettato quando era ancora ministro dell'Economia la ristrutturazione gratuita del "famoso" appartamento di via Campomarzio, nel cuore di Roma, finito al centro delle cronache nel luglio del 2011.

L'immobile, 200 metri quadri a poca distanza da Montecitorio, era stato preso in affitto a 8.000 euro al mese dall'ex parlamentare PdL e consigliere politico di Tremonti Mauro Milanese nel 2009 ma per due anni e mezzo venne di fatto utilizzato dall'ex ministro, che vi abitava durante i giorni di permanenza a Roma. Fino a quando, un anno e otto mesi fa, la richiesta di arresto inoltrata alla Camera dal Gip di Napoli per Mauro Milanese, indagato nell'inchiesta P4, non fece deflagrare il caso.

MILANESE E TREMONTILA CASA DI VIA DI CAMPO MARZIO A ROMA DOVE ALLOGGIAVA TREMONTI

Dall'inchiesta romana emerge che il titolare della società Edil Ars Angelo Proietti, autore di moltissimi lavori su immobili di proprietà del Vaticano e più volte prestatore d'opera per la Sogei (società controllata al cento per cento dal Ministero dell'Economia) tra il 2008 e il 2009 avrebbe pagato di tasca propria 250 mila euro per i lavori nell'appartamento di via Campomarzio. L'immobile, tutto da ristrutturare, era stato preso in affitto da Milanese dal Pio Sodalizio dei Piceni per metterlo a disposizione di Tremonti.

Secondo l'accusa, lo scopo di Proietti sarebbe stato quello di conquistarsi i favori del ministro e di consolidare ulteriormente il rapporto con Milanese, che in Sogei aveva grande influenza e avrebbe fatto pressioni per consentire a Edil Ars di raccogliere un numero ingente di appalti in assegnazione diretta. E' stato lo stesso Milanese, anche lui indagato come Tremonti e Proietti per finanziamento illecito, a ricostruire nei dettagli la vicenda della casa di via Campomarzio di fronte ai magistrati romani prima di Natale.

TREMONTI E MILANESE

A febbraio del 2009 il parlamentare avrebbe firmato il contratto di affitto per la casa da ristrutturare con il Pio Sodalizio dei Piceni, per poi cederla a Tremonti. L'accordo tra l'ex consigliere politico del ministro e l'ente prevedeva che la somma necessaria per i lavori fosse scomputata dal canone di affitto. Eppure, né Tremonti né Milanese, secondo la versione fornita da quest'ultimo al magistrato, avrebbero saldato tale spesa.

La casa di via Campo Marzio dove viveva Tremonti

Nella casa, come noto, l'affittuario Marco Milanese - che vive altrove insieme alla compagna - non andò ad abitare. Mentre Tremonti, secondo quanto riferito da Milanese, si sarebbe occupato personalmente dell'arredamento, scegliendo anche alcuni mobili. I condomini lo avrebbero visto entrare e uscire, prelevato la mattina davanti al portone del palazzo di via Campomarzio e riaccompagnato a sera dalla scorta. Qualcosa di più, dunque, di un ospite occasionale, come dichiarato dall'ex ministro appena la notizia venne fuori.

Era il 7 luglio del 2011: Tremonti si iscriveva al nutrito club di politici italiani inciampati in questioni di mattone. Nella richiesta di arresto per l'onorevole Marco Milanese, deposita alla Camera e per poi essere respinta nel settembre successivo, i rapporti tra Tremonti e il suo ex braccio destro accusato dai pm napoletani di corruzione, associazione a delinquere e rivelazione di segreto d'ufficio sono descritti come "assolutamente poco chiari". Contraddistinti da "un rapporto fiduciario che prescinde dal ruolo istituzionale rivestito da Milanese" e provato dalla vicenda dell'immobile romano, "concesso in locazione a Milanese Marco per un canone mensile da 8.500 euro, ma [...] di fatto utilizzato dal ministro Tremonti".

LA CASA DEL PIO SODALIZIO DEI PICENI IN CUI ABITAVA TREMONTI

Per l'ex ministro è un colpo durissimo. Anche perché, quando esce la notizia, Tremonti replica spiegando che lui contribuisce con 4.000 euro all'affitto, anche se dei versamenti non c'è traccia perché, dice, paga in contanti.

LA CASA DI VIA DI CAMPO MARZIO A ROMA DOVE ALLOGGIAVA TREMONTI

Spiega anche, in un comunicato uscito il 7 luglio: "La mia unica abitazione è a Pavia, non ho mai avuto casa a Roma. Per le tre sere a settimana che da più di 15 anni trascorro a Roma ho sempre avuto soluzioni temporanee, in albergo o in caserma. Poi ho accettato l'offerta dell'onorevole Milanese. Da stasera, per ovvi motivi di opportunità, cambierò sistemazione".

La parte d'inchiesta che riguarda la casa di via Campomarzio e gli appalti Sogei viene poi stralciata e passa a Roma. L'indagine dei pm capitolini è però nel frattempo proseguita fino ad oggi, con la procura non conferma ma nemmeno smentisce le indiscrezioni rivelate dal telegiornale di La7.

LA CASA DI VIA DI CAMPO MARZIO A ROMA DOVE ALLOGGIAVA TREMONTI_2

Prosegue, anche, il filone d'indagine che riguarda gli appalti assegnati dalla Sogei a Edil Ars, nel quale oltre a Marco Milanese e Angelo Proietti, che da Sogei ha ottenuto l'assunzione della figlia e appalti per 31 milioni di euro tra il 2002 e il 2010, è indagato per corruzione anche l'ex presidente della Società generale di informatica S.T., altro uomo vicino a Tremonti.

Per i magistrati Marco Milanese avrebbe favorito l'imprenditore edile facendo pressioni e permettendogli di concludere diversi affari a trattativa privata con dell'ente controllato dal Ministero dell'Economia ,nonostante in molti casi fosse indispensabile la gara pubblica. La contropartita, sarebbero stati proprio i 250 mila euro spesi da Proietti per la ristrutturazione di via Campomarzio.

 

Ultimi Dagoreport

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…