giovanni tria

DEF E DEFICITARI - TRIA RASSICURA SULL’APPROVAZIONE DEL DEF ENTRO IL 10 APRILE MA POTREBBE ESSERE UN DOCUMENTO PARZIALE PER NON FAR SCOPPIARE I CONTRASTI TRA LEGA E M5S PRIMA DEL VOTO - ANCHE SENZA NUOVA SPESA LA PROSSIMA LEGGE DI BILANCIO PARTIRÀ DA UNA MANOVRA INTORNO A 30 MILIARDI DI EURO TRA STERILIZZAZIONE DEGLI AUMENTI IVA PREVISTI DALLA CLAUSOLE DI SALVAGUARDIA, SPESE OBBLIGATORIE ED EFFETTI DELLA MINORE CRESCITA...  

Antonio Signorini per “il Giornale”

 

giovanni tria giancarlo giorgetti

Il governo è al lavoro sul Def, il documento di economia e finanza che deve essere inviato alla Commissione europea. Il ministro dell' economia Giovanni Tria ha rassicurato che sarà presentato «entro i termini di legge» cioè il 10 aprile. Risposta alle indiscrezioni circolate nelle settimane scorse a proposito di un possibile rinvio del documento che contiene le previsioni ufficiali e misura gli effetti finanziari delle misure che il governo intende approvare nella legge di Bilancio.

 

Da allora nessuna nuova se non le indiscrezioni a proposito di esponenti del governo al lavoro per definire le proposte da inserire nel documento. Sia sul versante delle uscite (in particolare fisco) sia su quello delle entrate (una rimodulazione delle tax expenditures).

 

GIUSEPPE CONTE E GIOVANNI TRIA

Ma negli ultimi giorni sono tornate a circolare voci interne al ministero dell' Economia. Tecniche, ma di peso. In sintesi, il Def sarà sicuramente approvato. Ma il documento potrebbe essere parziale. In sostanza il governo presenterebbe solo il quadro tendenziale, quello con le previsioni di crescita (al ribasso) e delle finanze pubbliche a legislazione vigente. Rinviato alla vigilia della legge di Bilancio il quadro programmatico, quindi la parte che contiene gli impegni per l' anno successivo.

 

Facile immaginare la spiegazione. Anche senza aggiungere nessun provvedimento di spesa la prossima legge di bilancio partirà da una manovra intorno a 30 miliardi di euro tra sterilizzazione degli aumenti Iva previsti dalla clausole di salvaguardia, spese obbligatorie ed effetti della minore crescita sugli obiettivi di finanza pubblica. Senza toccare niente, insomma, sarà già un Bilancio impegnativo.

matteo salvini luigi di maio

 

Aggiungere altre misure complica il quadro. Succede sempre, ma questa volta potrebbe essere un po' peggio. Il governo non ha ancora digerito la legge di bilancio 2019, e le tensioni sul decretone (Quota 100 e Reddito di cittadinanza) sono un ricordo recentissimo. Mettersi a trovare la quadra sui progetti di Lega e M5s, diversi se non antitetici, sotto elezioni potrebbe nuocere al governo.

 

Ministri ed esponenti dei due partiti di maggioranza stanno lavorando ai prossimi provvedimenti bandiera. La Lega ad una riforma fiscale. Si pensa a una riduzione della prima aliquota Irpef dal 23% al 20%. Oppure la flat tax, rilanciata dal sottosegretario Armando Siri: aliquota Irpef unica al 15% per i nuclei familiari che hanno redditi fino a 50 mila euro e l' Ires al 20%. I Cinque stelle lavorano a una riduzione del cuneo fiscale. Per finanziare i nuovi interventi una revisione delle cosiddette tax expenditures e un taglio della spesa pubblica.

 

Salvini Di Maio

Tutti argomenti politicamente sensibili. Rinviare le scelte a dopo le elezioni servirebbe a non accentuare le tensioni politiche. Ma anche a evitare che il ministero dell' Economia debba includere altre misure elettorali in un documento che è ufficiale e sulla base del quale l' Europa ci giudicherà.

 

Il problema è che una decisione del genere non rispetterebbe né la legge italiana né le regole europee. Il governo Gentiloni nel 2018 presentò solo il quadro tendenziale, ma solo perché era il carica esclusivamente per gli affari correnti e non poteva prendere impegni per il prossimo esecutivo.

Il governo gialloverde è politico e in carica e non otterrà facilmente il permesso.

Ultimi Dagoreport

giuseppe conte maria alessandra sandulli giorgia meloni matteo salvini giancarlo giorgetti corte costituzionale consulta

DAGOREPORT – IL VERTICE DI MAGGIORANZA DI IERI HA PARTORITO IL TOPOLINO DELLA CONSULTA: L’UNICO RISULTATO È STATA LA NOMINA DEI QUATTRO GIUDICI COSTITUZIONALI. A SBLOCCARE LO STALLO È STATO GIUSEPPE CONTE, CHE HA MESSO IL CAPPELLO SUL NOME “TECNICO”, MARIA ALESSANDRA SANDULLI – SUGLI ALTRI DOSSIER, MELONI, SALVINI E TAJANI CONTINUANO A SCAZZARE: SULLA ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE NON CI SONO I SOLDI. LA RIFORMA DEI MEDICI DI FAMIGLIA È OSTEGGIATA DA FORZA ITALIA. E IL TERZO MANDATO È KRYPTONITE PER LA DUCETTA, CHE VUOLE “RIEQUILIBRARE” LE FORZE A LIVELLO LOCALE E SOGNA DI PAPPARSI VENETO E MILANO…

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – QUANTO DURERA' LA STRATEGIA DEL SILENZIO DI GIORGIA MELONI? SI PRESENTERÀ IN AULA PER LA MOZIONE DI SFIDUCIA A CARLO NORDIO O DISERTERÀ COME HA FATTO CON LA SANTANCHÈ? MENTRE LA PREMIER SI ECLISSA, SALVINI È IPERATTIVO: VOLA PRIMA A MADRID PER INTERVENIRE ALL’INTERNAZIONALE DEI NAZI-SOVRANISTI E POI A TEL AVIV PER UNA FOTO CON NETANYAHU – GLI OTOLITI DELLA SORA GIORGIA BALLANO LA RUMBA PER LE MOLTE BEGHE GIUDIZIARIE: DA SANTANCHÈ A DELMASTRO PASSANDO PER NORDIO E ALMASRI…

volodymyr zelensky vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – TRUMP HA FRETTA DI CHIUDERE LA GUERRA IN UCRAINA: OGGI HA CHIAMATO PUTIN - IL PIANO USA PER LA PACE: ZELENSKY DEVE CEDERE ALLA RUSSIA LA ZONA DI KURSK. PUTIN MANTERRÀ IL CONTROLLO DELLA CRIMEA MA SOLO UNA PARTE DEL DONBASS. LA RESTANTE ZONA ORIENTALE, ORA OCCUPATA DAI RUSSI, DIVENTERÀ UN’AREA CUSCINETTO PRESIDIATA DA FORZE DI INTERPOSIZIONE. L'INGRESSO DI KIEV NELLA NATO? NELL'IMMEDIATO E' IRREALIZZABILE. E IN FUTURO? SI VEDRA' - TRUMP INGORDO: GLI USA HANNO DATO 340 MILIARDI A KIEV MA VUOLE 500 MILIARDI IN TERRE RARE DALL'UCRAINA (DIMENTICA CHE ANCHE L'UE HA SGANCIATO 170 MILIARDI. E INFATTI ANCHE GLI EUROPEI SARANNO AL TAVOLO DELLE TRATTATIVE...)