TRUMP MEJO DI CELENTANO: ''AMO GLI IGNORANTI'' - ROMNEY, CON LA FACCIA COME IL CULO, ANNUNCIA ''UNA BOMBA'' NELLA DICHIARAZIONE DEI REDDITI DI TRUMP: ''NON HA PAGATO LE TASSE CHE PENSIAMO''. PROPRIO LUI, CON I CONTI ALLE CAYMAN E CHE CON LA SUA BAIN CAPITAL HA AIUTATO MIGLIAIA DI RICCONI A ''ELUDERE'' IL FISCO. MA MITT DEVE TUTTO ALL'ESTABLISHMENT, E FA LA SUA PARTE PER COLPIRE DONALD
1.USA 2016: ROMNEY, 'BOMBA' IN DICHIARAZIONE REDDITI TRUMP
(ANSA) - L'ex candidato presidenziale repubblicano Mitt Romney ha ipotizzato che nella dichiarazione dei redditi di Donald Trump, l'outsider repubblicano in testa nella corsa alla nomination Gop, ci sia "probabilmente" una "notizia bomba". "Penso che ci sia qualcosa, o che non sia cosi' ricco come dice o che non abbia pagato il tipo di tasse che ci aspetteremmo avesse pagato", ha spiegato a Fox News.
Un sospetto alimentato, ha spiegato, dal fatto che Trump elude ogni volta questa domanda con la scusa che ora "si lavora". Immediata la replica via twitter del tycoon: "Mitt Romney, che ha gettato al vento una elezione che avrebbe dovuto vincere e la cui dichiarazione dei redditi lo ha fatto sembrare un idiota, ora sta giocando a fare il duro".
Romney era stato messo sotto pressione da Obama per la sua dichiarazione dei redditi nella campagna presidenziale del 2012. Anche Romney comunque vede Trump come favorito in campo Gop, ritenendo che per gli altri candidati "il margine di manovra diventa sempre più stretto".
2.TRUMP, 'AMO GLI IGNORANTI'. E FRASE DIVENTA VIRALE
ANSA - "I love the poorly educated" (amo gli ignoranti): la dichiarazione d'amore di Donald Trump, pronunciata dopo la schiacciante vittoria di ieri nei caucus repubblicani in Nevada, sta diventando virale nei social media, dividendo gli internauti tra quanti si sentono offesi dalle parole del miliardario newyorchese e chi invece ritiene che siano state estrapolate dal contesto. "Abbiamo conquistato i giovani, abbiamo conquistato gli anziani, abbiamo conquistato le persone con un'alta educazione, abbiamo conquistato gli ignoranti. Io amo gli ignoranti", ha scandito il magnate.
L'ultima parte della sua dichiarazione ha sbancato su Twitter, con una citazione di 15 volte al minuto, secondo alcuni operatori che monitorano i social media. Tra gli utenti di twitter molti quelli che si sentono "poorly educated" ma che ritengono Trump una minaccia o un motivo di forte imbarazzo per l'America. Ma, evidentemente tra i suoi fan, c'e' anche chi lo difende, riportando l'intera frase del candidato e invitando a non strumentalizzarla.
3.TRUMP EXPRESS TRAVOLGE TUTTI
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
C' è un' America che sta uscendo dal sottosuolo della politica e urla: «Donald Trump for president». Lunedì 22 febbraio ottomila di questi cittadini amareggiati, delusi, arrabbiati hanno stipato il casinò South Point Arena di Las Vegas. Erano arrivati dallo Utah, dal Wisconsin, dalla California, dall' Arizona. Tutti fan di Trump, prima ancora che suoi elettori. Il giorno dopo, martedì 23 febbraio, i risultati dei caucus , le assemblee dei votanti in Nevada, sono semplicemente devastanti. Nel 2012 si erano presentati ai caucus 33 mila persone su un bacino di 400 mila repubblicani.
Questa volta, si diceva alla vigilia, saranno al massimo 40 mila. Sono stati, invece, 74.870. E il 45,9% del totale, cioè 34.531 elettori, ha scelto Trump. Il leader ha praticamente doppiato i concorrenti diretti: Marco Rubio ha ottenuto il 23,9%; Ted Cruz il 21,4%. Gli altri due, ridotti a ruolo di comparsa, sono dati per dispersi: Ben Carson, 4,8%, John Kasich, 3,6%.
A questo punto il fenomeno nuovo che andrebbe studiato, compreso più a fondo, non è più tanto Trump, quanto i suoi elettori. Chi sono? Da quale botola sono usciti? Il Nevada è diventato il quarto Stato nella sequenza delle primarie perché è ritenuto un campione rappresentativo della composizione socio-demografica degli Usa. Ci si può stupire, si può anche sorridere ascoltando le voci che arrivano da questa America profonda, da Parhump, per esempio, a 100 chilometri da Las Vegas.
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L' elettricista Richard, 62 anni, che gira con la pistola nella fondina, anche se, per fortuna, non ha mai sparato a nessuno. Il pensionato Gail che prende di mira la Cina. E così via. Macchiette? Forse ancora per qualche commentatore europeo (sempre di meno). Un' onda di «gente nuova», una forza inattesa che adesso bisogna capire quanto può essere potente.
Trump è il loro campione perfetto, come si è visto nel casinò di Las Vegas. Accusa le televisioni di manipolare le immagini dei suoi comizi? Applausi.
Minaccia di prendere a pugni un contestatore? Ovazioni.
Questo è lo scenario con cui si arriva all' appuntamento forse decisivo del Super Tuesday , il primo marzo: 11 Stati al voto in campo repubblicano: 595 delegati in gioco, sul totale dei 2.472 che si daranno appuntamento alla Convention di Cleveland, tra il 18 e il 21 luglio, per assegnare la nomination.
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Finora il messaggio di Trump ha steccato solo nella tappa iniziale, nell' Iowa. Poi ha sfondato tra gli evangelici del New Hampshire, sulla costa Est del Paese; nel South Carolina e nel Far West del Nevada. È dunque un' offerta rozza e politicamente scorretta fin che si vuole, ma trasversale alle geografie, ai ceti sociali, agli orientamenti religiosi del Paese.
I contendenti si stanno preparando a quello che potrebbe essere l' ultimo tentativo. Attenzione puntata in particolare sul Texas, che da solo mette in palio 155 delegati. Ma i canali sono quelli tradizionali, manovre di palazzo si potrebbe dire. Ted Cruz ha chiesto e ottenuto l' endorsement , l' appoggio del governatore del Texas, Greg Abbott, amico personale e punto di riferimento politico. Marco Rubio, invece, investirà qui 1,5 milioni di dollari solo in pubblicità. Obiettivo: restare almeno nella scia di quello che è stato già chiamato «il Trump Express».
4.GREAT; TREMENDOUS, STUPID. PARLA (E VINCI) COME DONALD
Maria Laura Rodotà per il “Corriere della Sera”
Se sapete l' inglese e volete avere successo come Donald Trump, potete scaricare TrumpScript, il programma che vi fa comunicare in trumpese. L' hanno creato quattro studenti della Rice University di Houston; spiega meglio di tanti editoriali come mai un megapalazzinaro pluribancarottiere apertamente razzista e con un incredibile riporto biondo stia volando verso la candidatura repubblicana alla presidenza degli Stati Uniti. Basta leggere le caratteristiche di TrumpScript: «Niente decimali, solo numeri interi. L' America non fa nulla a metà».
«Tutti i numeri devono essere maggiori di un milione». «Non si possono importare elementi. Tutto il codice deve essere made in America». «Solo le parole inglesi più popolari, le parole preferite da Trump e i nomi di politici in attività possono essere usati, in modo variabile». «I messaggi "error" sono citazioni di Trump».
«Tutti i programmi devono terminare con "l' America è grande"». «TrumpScript non è compatibile con Windows, perché Trump non crede nel PC», che è il personal computer e il politically correct . E soprattutto, «il linguaggio è totalmente privo di sensibilità».
Rozzo, razzista, sessista, efficacissimo.
«Trump sa come manipolare i media e come insultare le persone», ha detto George Lakoff, grande linguista di Berkeley. «Vince tutte le gare di insulti. Sa giocare col pubblico». Un pubblico magari di elettori - analisti e sondaggisti ora strasmentiti dicevano che i suoi consensi erano tra chi non va a votare, ma con lui l' affluenza aumenta - che per essere motivati hanno bisogno di parole e slogan che li emozionino. Otto anni fa, con Barack Obama, erano «speranza» e «cambiamento»; unirono una coalizione democratica di minoranze, donne, giovani, Lgbt.
In questa fase, con Trump, le parole sono «great», grande, così deve tornare l' America, «huge», enorme (pronunciato «hiuuug» alla newyorkese) e «tremendous» e tali sono le sue vittorie. Ma anche «wall» muro, da costruire lungo il confine col Messico, «stupid», qualunque avversario, «muslims» musulmani da deportare.
Trump parla il linguaggio dei divi radiofonici di ultradestra alla Rush Limbaugh. Semplificato, del tutto sovrapponibile a quello dell' America profonda - ma neanche più tanto - dei bianchi impoveriti, dei reazionari delusi, dei giovani cresciuti a reality (con lui dentro, magari), degli americani con scarsa istruzione. E «io amo quelli con scarsa istruzione!», ha urlato ieri notte festeggiando in Nevada.
Quelli, e altri, sono stati convinti da un miliardario a identificarsi con lui perché, ha spiegato al New York Times Matt Motyl, psicologo della politica alla University of Illinois, ha un ego sterminato ma sa usare il termine «noi»: «Il suo "noi contro loro" crea una dinamica minacciosa. Si rivolge alle masse e le fa sentire di nuovo potenti».
Ricostruendo la prosperità americana contro i cinesi; cacciando i migranti che rubano lavoro; asfaltando (ops, no, non è un termine di Trump) gli avversari dell' establishment repubblicano. Establishment che però, per vincere facile, per decenni ha puntato sui peggiori istinti del suo elettorato; rendendolo intanto sempre più povero.
Qualche commentatore scrive che «se la sono cercata» e stavolta, probabilmente, ha ragione.