
A RUTTE DI COLLO SULLA GROENLANDIA – TRUMP NON MOLLA L’IDEA DI ALLUNGARE LE MANONE SULLA RICCHISSIMA DISTESA DI GHIACCIO E PROVA A TIRARE IN BALLO IL SEGRETARIO GENERALE DELLA NATO, MARK RUTTE, IN VISITA A WASHINGTON: “NE ABBIAMO BISOGNO PER LA NOSTRA SICUREZZA NAZIONALE. MOLTI DEI NOSTRI NEMICI NAVIGANO LUNGO LA SUA COSTA”. L’OLANDESE HA REAGITO IMBARAZZATO: “LASCIAMI FUORI DALLA DISCUSSIONE, NON VOGLIO COINVOLGERE LA NATO”. MA IL PRESIDENTE AMERICANO NON HA MOLLATO LA PRESA, FACENDO INCAZZARE I GROENLANDESI…
Estratto dell’articolo di Anna Guaita per “la Repubblica”
Nuuk – Mentre nella capitale groenlandese tutto è rallentato dall’ennesima tempesta di neve che frena la certificazione ufficiale dei risultati del voto tenutosi martedì perché l’aeroporto è di nuovo chiuso e dai luoghi più remoti non sono ancora arrivate le schede, le nuove esternazioni di Donald Trump aumentano il nervosismo locale. Il presidente degli Stati Uniti ieri l’ha infatti ripetuto: «Penso che l’annessione avverrà. Abbiamo lì dei soldati e potrebbero arrivarne di più», ha detto riferendosi evidentemente alla base aerea di Pituffik, la più a nord fra quelle controllate dagli americani, un piccolo contingente di 250 sodati.
LA GROENLANDIA AL CENTRO DELLA ROTTA ARTICA
Sostenendo che «la Danimarca non ha nulla a che fare con la Groenlandia, una loro barca è approdata lì per sbaglio duecento anni fa». Ha poi cercato di tirare dalla sua parte pure il segretario generale della Nato Mark Rutte in visita a Washington: «Sai Mark, ne abbiamo bisogno per la nostra sicurezza nazionale. Molti dei nostri nemici navigano lungo la sua costa, dobbiamo stare attenti».
L’olandese ha reagito imbarazzato: «Lasciami fuori dalla discussione, non voglio coinvolgere la Nato» ha detto ridacchiando. Per poi affermare che le «preoccupazioni degli Stati Uniti rispetto a quell’area del mondo sono motivate. Sappiamo che Cina e Russia usano quelle rotte, e noi abbiamo una carenza di navi rompighiaccio».Una risposta che qui ha mandato su tutte le furie l’intero spettro politico. «Basta così» ha ruggito il premier uscente Múte Egede, annunciando una riunione dei leader dei diversi partiti «al più presto» per respingere tutti insieme l’ennesima offensiva verbale del presidente americano.
«Dobbiamo essere più fermi e duri nel ribadire il nostro no all’annessione. Rispetto il risultato delle elezioni ma finché guiderò il governo mi considero obbligato a reagire. Non può continuare a trattarci senza rispetto. Quando è troppo è troppo». Tanto più che un recente sondaggio ha chiaramente detto che l’85 per cento dei groenlandesi non vuol diventare americano.
Un sentimento che si è riflesso pure sulla tornata elettorale, vinta dai Demokraatit, il partito che ha meno fretta sull’indipendenza. Sostenitori, sì del divorzio dalla Danimarca: ma graduale. Il che vuol dire che la maggior parte degli elettori si sente per ora più protetto dal legame col paese europeo. E infatti anche il suo leader Jens-Frederik Nielsen, destinato ad essere il prossimo primo ministro, ha respinto duramente le affermazioni di Trump definendole «Inappropriate. Dobbiamo essere uniti in questa situazione», ha scritto sul suo profilo Facebook.
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