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TANTO REFERENDUM PER NULLA! TSIPRAS CALA LE MUTANDE DAVANTI ALLA MERKEL E PRESENTA UN PIANO LACRIME E SANGUE CHE È PEGGIO DI QUELLO RIGETTATO DOMENICA - PENSIONI, IVA, AVANZO PRIMARIO FINO AL 3%, PRIVATIZZAZIONI, RIFORMA FISCALE - IN CAMBIO DI 13 MILIARDI IN TAGLI E RISPARMI, LA GRECIA CHIEDE 59 MILIARDI. MA LA MINORANZA DI SYRIZA VUOLE BOCCIARE IL PIANO, CHE OGGI SARÀ VOTATO IN PARLAMENTO

Alexis Tsipras , Angela Merkel e Francois Hollande (   Alexis Tsipras , Angela Merkel e Francois Hollande ( tsipras merkeltsipras merkel

TSIPRAS CON LA MOGLIE BETTY 1TSIPRAS CON LA MOGLIE BETTY 1alexis tsipras e vladimir putin  4alexis tsipras e vladimir putin 4alexis tsipras angela merkelalexis tsipras angela merkeltsipras tsipras VIGNETTA VAURO - MERKEL TSIPRAS VIGNETTA VAURO - MERKEL TSIPRAS

1. O GREXIT O PIU’ AUSTERITY
Marco Gorra per “Libero Quotidiano


Comunque vada, sarà una truffa. L’epopea della proposta greca ai creditori rischia di trasformarsi per il capo del governo di Atene Alexis Tsipras in un sanguinoso fallimento. Soprattutto, rischia di portare la Grecia davanti ad un bivio dove entrambe le strade percorribili portano nella stessa direzione:la sconfessione, piena e totale, delle promesse del premier. 

 

Strada numero uno:la Grecia fa l’accordo con i creditori. Una prima bozza del piano già circola (è stata redatta grazie all’invio ad Atene da parte del governo francese di una apposita squadra di tecnici) e sarà esaminata dall’Eurogruppo convocato in seduta straordinaria sabato alle 15. Problemino: questa proposta vale tra i 12 ed i 13miliardi di euro. 

 

Una mazzata in termini di austerity emergente come non si era mai visto. Soprattutto, un aggravio sensibile rispetto alla precedente proposta rispedita al mittente tramite referendum debitamente indirizzato dal governo. L’accordo respinto a suon di oxi dai lungimiranti sostenitori di Syriza, infatti, stazzava appena 8miliardied è stato bollato come intollerabilmente austero e bocciato in malo modo. Tutto per ritrovarsene uno nuovo di zecca ed incidentalmente maggiorato del 50%. L’eventualità ha,come prevedibile, innescato un mezzo terremoto in Grecia.

 

Terremoto che finché colpisce l’opinione pubblica (sindacati e studenti sono già sul piede di guerra) è un problema ancora secondario, ma che se arriva a lambire l’opinione parlamentare allora può fare i danni veri. Il nuovo piano, infatti, oggi dovrà essere approvato dal parlamento greco. E qui sono dolori: l’ala sinistra della maggioranza governativa ha già fatto sapere di non essere disponibile a dare luce verde ad una proposta ad eccessivo tasso di austerità, e per Tsipras il rischio di dovere andarecolcappelloinmanoachiedere i voti agli arcinemici socialdemocratici o peggio ancora liberali e conservatori - col gigantesco smacco politico che ne deriverebbe - è elevato. 


Se la proposta greca otterrà la bollinatura parlamentare, la strada sarà in discesa. Dall’Europa per tutta la giornata diieri sono arrivati segnali vagamente concilianti: Angela Merkelha buttato lìchead esserefuoriquestioneè «ilclassico haircut» (lasciando intendereche uno spazio pereventuali haircut non classici esiste). In serata,ilministro delle Finanze Wolfgang Scheuble ha effettuato una apertura a sorpresa affermando che se il debito greco non si può ristrutturare non è detto non si possa «riprofilare» tramite l’estensionedelledate di scadenza dei mutui, la rimodulazione del tasso di interess e l’allungamento della moratoria sul pagamento dei debiti. 


Al di là delle tecnicalità, il senso politico dell’offerta è chiarissimo: se la Grecia si dimostra in grado di far passare la nuova propostaeci sipresentaa Bruxelles, il modo per venirne fuori si trova. Qualorail piano naufragasse, si finirebbe davanti alla strada numero due: l’accordo con l’Europa non c’è, i soldi per far ripartire l’economia greca non arrivano,le banche non riaprono edilPaese sprofonda sempre più nella spirale della recessione. A quel punto, col canale brussellese chiuso, l’unico esito possibile sarebbe quello della Grexit.

 

E cioè del tradimento della promessa numero uno di Tsipras,che ha giurato e spergiurato che la linea dura da attuarsi mediante referendum giammaiavrebbe causato l’uscita della Grecia dall’Eurozona. Delle due l’una, dunque: o Tsipras consegna al Paese al piùimponente giro diausterity di sempre dopo aver gridato «no all’austerity» oppure lo porta fuori dalla moneta unica dopo avergridato «no all’uscita dall’euro».Tocca solo capire quale dei due nodi sia meno doloroso far venire al pettine. Ammesso che ce ne sia uno.

 

 

2. SYRIZA, IL PARTITO È SPACCATO SULLE PROPOSTE

draghi tsiprasdraghi tsipras

alexis tsipras angela merkelalexis tsipras angela merkelVIGNETTA VAURO - MERKEL TSIPRAS VIGNETTA VAURO - MERKEL TSIPRAS

Ettore Livini e Matteo Pucciarelli per “la Repubblica

 

TSIPRAS - PUTINTSIPRAS - PUTINvaroufakis e tsiprasvaroufakis e tsiprastsipras renzi merkeltsipras renzi merkelLAGARDE TSIPRASLAGARDE TSIPRAStsipras junckertsipras junckertsipras merkeltsipras merkel

"È un nuovo memorandum, altroché", sibila a bassa la voce una funzionaria di Syriza dentro l'ufficio mentre stampa un pdf. Alexis Tsipras ne ha due da far incrociare insieme, di sottili
linee rosse. Quella dell'accordo con l'Europa e quella con il suo partito.

Vassilis Primikiris, 64 anni, è uno dei leader della minoranza interna, la "Piattaforma di sinistra", la quale ha un peso del 35 per cento dentro Syriza. Ha in mano i fogli con l'elenco dei provvedimenti che il  governo alla Ue. Salta da una riunione all'altra. Il telefono del suo ufficio alla sede del partito squilla in continuazione: tutti vogliono sapere di cosa si tratta. La faccia parla chiaro, sarà un'impresa digerire il malloppo. Oggi il documento dovrà passare il vaglio del Parlamento. E soprattutto di Syriza. Lo dice chiaro, Primikiris: "Devo scegliere se far cadere il mio governo o se accettare una proposta identica a quella dei nostri predecessori".

Come si traduce il piano?
"Cominciamo col dire che si tratta di un accordo che verrà fatto sotto la pressione e la minaccia di una uscita dalla Ue. Sono previsti dai 50 ai 70 miliardi di prestito per lo sviluppo in tre anni e allo stesso tempo tagli e aumenti delle tasse tra i 10 e i 13 miliardi di euro. Dobbiamo chiarire alcune misure sulle pensioni, che nella nostra bozza sono chiamate "riforme" ma in realtà sono delle controriforme: non parlo di quelle baby, sul quale siamo sempre stati d'accordo al dare una stretta".

Traducendo in termini economici, quindi?
"Abbiamo un aumento delle tasse indirette tramite l'Iva, e però non viene affrontato il problema del debito. Noi vogliamo che venga fatto da settembre in poi, anche se la Germania non vuole sentirne. Ma confidiamo nella pressione del Fmi".

Cosa farà Syriza, quindi? 
"Il ministro dell'Ambiente Panagiotis Lafazanis ha già detto che non possiamo accettare tutto questo. Oggi il gruppo parlamentare e l'Ufficio politico si riuniranno per prendere una decisione. Se mettiamo in campo tutte le nostre forze come minoranza, dentro Syriza l'accordo non passerà. Ma voteranno a favore altri partiti di opposizione, e quindi si aprirà una questione politica che metterà in gioco la sopravvivenza stessa del governo".

Come andrà a finire quindi? 
"Mi trovo di fronte a una scelta difficile: far cadere questo governo o accettare proposte che sono simili a quelle dei vecchi memorandum? Non ho una risposta".

Non è una strada obbligata quella percorsa da Tsipras?
"Serviva un prestito ponte di qualche mese, nel quale preparare, se necessario, anche l'uscita dall'euro. Il premier si trova in una situazione complicata: salvare la patria europea o salvare le proposte di sinistra del partito, quelle che finora sono state vittoriose? Sono enormi contraddizioni da sciogliere. Non puoi andare a dormire con il "no" al referendum e svegliarti con il "sì" una settimana dopo".

La vittoria di domenica scorsa quindi è stata inutile? 
"No, perché in Grecia e in Europa ha creato un precedente. La troika non tratta più con un governo ma con un popolo. Anche se insistono con le stesse proposte, e quindi si pone una questione democratica. Soffocheranno momentaneamente la Grecia, va bene, ma questa politica gli scoppierà in mano, prima o poi".

In che senso? 
"L'austerità è contestata ormai da destra e sinistra. Lo sa perché la Francia ci aiuta? Perché ha paura della Le Pen. Mentre la Spagna ci avversa, sa perché? Perché ha paura di Podemos. Non si rendono conto che è una pentola a pressione".

La scissione di Syriza è possibile? 
"Dipende se accetteremo o no questa proposta di accordo. Se no e se cambieranno i perimetri della maggioranza, allora tutto può succedere".

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