MAXXI COMPENSO IN ARRIVO PER GIOVANNONA BI-POLTRONA? - TUTTI CONTRO LA NOMINA DELLA MELANDRI BY MONTI (ORNAGHI HA ESEGUITO), E LEI PROVA A FARE L’ANIMA CANDIDA: “NON PERCEPIRÒ COMPENSI FINCHÉ SARÒ PARLAMENTARE E FINCHÉ IL CDA NON VERRÀ INSEDIATO” - SAI CHE SFORZO: SI DIMETTE DALLA CAMERA TRA SETTE GIORNI! - SI AUTOPARAGONA A JACK LANG, TIRA DALLA SUA PARTE IL “MONDO DELLA CULTURA” - “IL MIO MODELLO E’ LA TATE MODERN DI LONDRA” (CIAO CORE)…

Paolo Conti per il Corriere della Sera

«Vedo un clima di maccartismo bipartisan. Non intendo rispondere io. Risponde Zaha Hadid, progettista del Maxxi, uno dei più grandi architetti del mondo, che dichiara di essere felice per la mia nomina e mi augura buon lavoro. E risponde l'Amaci, l'associazione dei musei italiani di arte contemporanea, che è sulla stessa, identica linea».
Fatto sta, Giovanna Melandri, che contro la sua nomina al Maxxi da parte del ministro Ornaghi si è schierato tutto il mondo politico. Uno per tutti, Maurizio Gasparri, Pdl, chiede che Ornaghi ritiri il decreto di nomina...

«Zaha Hadid contro Gasparri... Suvvia, siamo seri. Uno a zero e palla al centro. Vedo un mondo capovolto. Da una parte Zaha Hadid, i musei dell'arte contemporanea, gli architetti e i paesaggisti, personalità come Sartogo, dunque il mondo della cultura e dell'arte che ringrazia Ornaghi per aver trovato una soluzione per il Maxxi. Dall'altra la politica, un tempo avremmo detto tutto l'arco costituzionale, incattivita. E forse un po' invidiosa, perché no?».

Hanno ironizzato sulla sua dichiarazione: sono la madre del Maxxi.
«La legge istitutiva porta il mio nome, ed è un fatto. Ironie inutili».
Intanto lei ha deciso di dimettersi dalla Camera dei Deputati. Dimissioni vere o annunciate?
«Dimissioni verissime. Ho pregato il presidente Fini di collocarle in calendario subito, probabilmente la settimana prossima. Non era un atto dovuto, almeno in base alla legge Frattini del 2002, ho preferito un'opzione morale in un Parlamento in cui tutti hanno doppi, tripli incarichi»

Dicono che Ornaghi abbia salvato una «rottamata», appunto lei, aiutando il Pd a risolvere il complicatissimo problema del ricambio della classe dirigente.
«Io avevo già deciso un anno e mezzo fa di non ricandidarmi. Anche per questo ho creato la fondazione Uman per collaborare alla crescita della finanza sociale. Ho avuto una lunga militanza parlamentare servendo al meglio il mio Paese, il giudizio non spetta a me, ma senza mai servirmi degli incarichi che ho ricoperto, e questo posso dirlo. Ora c'è un ministro che chiede aiuto a un ex ministro per rilanciare un grande museo che ha contribuito a far nascere. Vorrei ricordare che un presidente di centrodestra come Chirac mi attribuì la Legion d'Onore nel 2003 per il contributo alla diffusione dell'arte contemporanea».

Il punto vero è che il Pd è impegnato in un ricambio. E che molti «ex» si ritroveranno senza incarichi.
«Il punto vero è che il ricambio generazionale non può che far bene alla politica. E mi pare che il Pd lavori come nessun altro per questo obiettivo. Ma il rinnovamento non è disconoscere la possibilità di attingere a esperienze e competenze per altri incarichi. Quando si parlò di Franco Frattini, uomo Pdl, come possibile Segretario generale della Nato, Massimo D'Alema disse che si parlava di una personalità con l'esperienza giusta. Nessuno in Francia protestò quando Jack Lang, ex ministro della Cultura, socialista, venne chiamato a dirigere il Piccolo di Milano nel 1996. Giuliano Urbani, ex ministro dei Beni culturali, Pdl, dirige benissimo la Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci" di Milano. Antonio Marzano, ex ministro di Berlusconi, presiede il Cnel...».

Fatto sta che tutti, dal Pdl a Sinistra e Libertà e Italia dei valori, contestano la sua nomina. Non le crea un problema?
«Mi avrebbe creato un problema il contrario. Cioè se il mondo dell'arte e della cultura mi avesse contestato e la politica mi avesse appoggiato. Penso che l'Italia, rinnovando la classe politica, debba imparare a preservare, appunto, le esperienze».

È vero che non percepirà compensi?
«Non ne percepirò finché sarò parlamentare e finché il Consiglio di amministrazione non verrà insediato. Poi sarà il Consiglio, nella sua autonomia, a decidere su eventuali Indennità. Una cosa è certa. Ho l'ambizione di inserire il Maxxi nel circuito dei grandi musei internazionali. Il mio modello è la Tate Modern di Londra».
Continuerà a partecipare al dibattito politico nel Pd?
«Spero di avere il diritto di poter dire ciò che penso, con la sobrietà di chi ha un incarico come il mio. Appuntamento con Gasparri tra un anno e mezzo. Risultati in mano».

 

MAXXI melandri a malindiMAXXI Giovanna Melandri melandri piovani CHImelandri piovani n2000melandri piovani CHI 06

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…