NON GUARDATE AL DITO DI GIUSEPPI CONTE, GUARDATE ALLA LUNA DELLE REGIONALI, DOVE L'OBIETTIVO NUMERO UNO E' FREGARE IL TRUCE SALVINI - NEL LAZIO IL M5S (NON BARILLARI E I SUOI, CHE VOGLIONO DIMETTERSI) È TENTATO DALL'APPOGGIARE ZINGARETTI. DA EMILIA E CALABRIA ARRIVANO I PRIMI ''NO''. MA SE FINO A UN MESE FA L'ALLEANZA COL ''PARTITO DI BIBBIANO'' ERA IMPOSSIBILE, ANCHE A LIVELLO LOCALE PRESTO INIZIERANNO I BACI CON LA LINGUA
Antonio Calitri per ''Il Messaggero''
La possibile alleanza tra M5s e Pd alle prossime regionali evocata da Nicola Zingaretti alla direzione di mercoledì, dopo gli iniziali entusiasmi incomincia a trovare le prime difficoltà. Se dal Pd sono quasi tutti d'accordo dal M5s arrivano solo chiusure. Di fatto si tratta di posizionamenti ma qualcosa bolle in pentola pur di arginare il centrodestra a trazione leghista che sin dalla nascita del governo gialloverde ha vinto tutte le competizioni regionali (Abruzzo, Sardegna, Basilicata e Piemonte) e si appresta a incassare le prossime (Umbria, Emilia-Romagna e Calabria).
matteo salvini luigi di maio nicola zingaretti by gianboy
Intanto, proprio la Regione Lazio governata da Zingaretti potrebbe diventare un laboratorio: Roberta Lombardi, capogruppo M5S, è tra le più convinte sostenitrici dell'accordo nazionale con il Pd. Due assessori dem di Zingaretti, Lorenza Bonaccorsi e Gian Paolo Manzella, potrebbero andare al governo (come ministri o sottosegretari) e libererebbero due posti. Il dialogo con i grillini è iniziato e l'ipotesi che M5S entri in giunta non si può escludere, per quanto complicata.
Tra le Regioni che vanno al voto la più importante è a novembre in Emilia-Romagna dove alle ultime europee la Lega per la prima volta ha scavalcato il Pd conquistando il 33,8% dei consensi contro il 31,2% dei dem. Il governatore Stefano Bonaccini è in difficoltà e vede sulla sua poltrona l'ombra della candidata in pectore della Lega, l'uscente sottosegretaria alla cultura Lucia Borgonzoni. Per questo, appena il segretario Pd ha aperto all'alleanza territoriale con i cinque stelle, Bonaccini si è affrettato a benedire l'intesa per la sua regione dicendo che «se il M5s è interessato a dialogare sui programmi, io non ho alcun timore di mettermi a sedere e dialogare» e che «previo accordi sui programmi, è benvenuto al confronto».
FOTOMONTAGGIO – LUIGI DI MAIO NICOLA ZINGARETTI
LA RISPOSTA
Non la pensano così dal M5s che con il capogruppo regionale Andrea Bertani ha respinto l'offerta spiegando che «un accordo non implica necessariamente traduzioni a livello locale, anche se nel Pd qualcuno pare abbia capito il contrario» e che «se è vero che ci sono stati dei punti di convergenza su alcuni temi, il dato di fondo è che il Pd e lui hanno sempre inseguito le nostre proposte attuandole e spacciandole poi per farina del proprio sacco». E riguardo a Bonaccini ha attaccato: «In questi anni è stato un piccolo re, totalmente incentrato ad imporre la sua figura e non di certo impegnato a costruire una nuova visione politica per l'Emilia-Romagna».
Di fatto si tratta di primi posizionamenti visto che neppure il M5s vuole cedere la regione alla Lega, conscio che partendo dal 12,9% che ha preso alle europee non può fare molto da solo. Così, se non può mettere in discussione la ricandidatura di Bonaccini, ha due punti molto pesanti da chiedere, la rinuncia a portare avanti la richiesta di autonomia e la chiusura ad ogni accordo con l'Italia in comune dell'ex M5s Federico Pizzarotti al quale sta lavorando il governatore per cercare di restare alla guida della regione.
Un po' diversa la questione dell'Umbria, al voto il 27 ottobre, dove Walter Verini, commissario Pd dopo le dimissioni della presidente Catiuscia Marini, causa inchieste giudiziarie, da giorni spiegava che «il dialogo con il M5s a prescindere da quello che accade a Roma, e altre forze è aperto». Ieri gli ha risposto entusiasta la Pd presidente dell'Assemblea legislativa dell'Umbria, Donatella Porzi che ha parlato di fare una regione-laboratorio mentre il M5s per ora non risponde.
Qui la quadra può essere più facile perché il Pd non ha un suo candidato ma punta a un civico. In Calabria invece, dove si vota a gennaio 2020, ci sono già state scintille. «Sulla scorta dell'alleanza che va definendosi a livello nazionale - ha scritto il senatore pd Ernesto Magorno - possiamo imprimere un'accelerata per realizzare un rinnovamento radicale con alla base dieci punti programmatici». Proposta bocciata a stretto giro dall'eurodeputata M5s Laura Ferrara: «Sperare che in Calabria si possa realizzare ciò che in queste ore va delineandosi a Roma è improbabile, così come lo era quando a governare con il M5s c'era la Lega».