TUTTI I FREGATI DA MATTEO - GLI UNICI VERAMENTE ROTTAMATI DA RENZI SONO QUELLI CHE L’HANNO SOSTENUTO (PISTELLI, RUTELLI, CIVATI). E QUELLI A CUI HA PROMESSO DI “STARE SERENI” (BERSANI, LETTA, PRODI)

Paolo Bracalini per “il Giornale

 

Matteo Renzi e il rivale Lapo PistelliMatteo Renzi e il rivale Lapo Pistelli

Una lunga scia di vittime, sedotti usati e abbandonati (o bidonati): i «fregati da Matteo». Molti, specie i non-politici, ci rimangono male e meditano vendette. Come Diego Della Valle, grande sponsor e padrino dell'ascesa di Renzi quando era solo un sindaco, suo compagno di tribuna allo stadio viola. Un feeling meraviglioso finché Renzi, divenuto premier, si butta tra le braccia della Fiat di Marchionne, nemico di Della Valle ma più potente (anche nel Corriere della sera). E al fondatore di Tod's non resta che la rabbia: «Pensavo fosse una risorsa ma Renzi sta diventando un pericolo», «è andato in tilt», «non ha mai lavorato quindi non può parlare di lavoro», etc. Poi però sembra tornata la pace.

 

renzi e civati renzi e civati

Con altri Renzi ha recuperato col premio di consolazione (un posto di sottogoverno). Come per Lapo Pistelli, il primo della lista parricida, in ordine cronologico, promesso sindaco di Firenze da Veltroni nel 2009 e fregato con un colpo dei suoi da Renzi, che era suo amico e pure suo ex portaborse in Parlamento. Giorgio Gori, spin doctor renziano della prima ora poi diventato ingombrante per Renzi che l'ha fatto fuori dalla cerchia ristretta, è stato risarcito con la poltrona di sindaco a Bergamo (ben lontano sia da Roma che da Firenze). Fregatura (poi rientrata) anche per l'altro ex consigliere e suo assessore a Firenze, Giuliano da Empoli.

renzi rutelli domenici renzi rutelli domenici

 

Ma la lista delle vittime è lunga e autorevole. Sedotto e bidonato è anche Rutelli, leader della Margherita di cui il giovane Renzi diventa segretario provinciale. Quando Rutelli è vicepremier se lo porta in giro per il mondo, negli Usa e altrove, gli fa da padrino politico talent scout fino alla conquista di Firenze (con Rutelli che esulta: «una vittoria clamorosa, la vittoria del coraggio»). Come ricompensa, quando Rutelli pochi mesi esce dal Pd per fondare un suo partito, l'ex delfino Matteo lo scarica: «Francesco sta sbagliando, non lo seguirò».

renzi e della valle mani in tasca renzi e della valle mani in tasca

 

Ormai lanciato, da sindaco Renzi punta a traguardi più grandi. Lancia i Rottamatori, con l'allora amico Pippo Civati, ora suo oppositore interno. Ma dopo poco rompe anche con lui, e quando Civati lancia una sua iniziativa a Bologna, Matteo si mette a ridere: «Se vado a Bologna ci vado per mangiare le tagliatelle da mia sorella e poi a vedere Bologna-Fiorentina». Basta tenere a mente il passato per stare più accorti, eppure ci cascano anche i veterani. Il trucco, prima dell'attacco ferale, è quello di convincere la futura vittima che non c'è nulla da temere.

GIULIANO DA EMPOLI GIULIANO DA EMPOLI

 

Puntata la segreteria del Pd come trampolino per arrivare a Palazzo Chigi, di mezzo c'è Pier Luigi Bersani, illuso di poter stare un po' sereno dopo aver vinto le primarie del 2012. Renzi se ne esce con una di quelle frasi che, lette col senno di poi, sono l'annuncio funerario per l'avversario: «Io segretario del Pd? Non sono la persona adatta» assicura Renzi, anzi «a questo giro non mi candido alla segreteria Pd», assicura il sindaco. Qualche mese, dopo eccolo segretario del Pd, dopo aver girato tutta l'Italia in camper per asfaltare i vecchi «rottami».

BERSANI-RENZIBERSANI-RENZI

 

Nel mezzo c'era stato il pasticcio sul Quirinale, con l'impallinamento prima di Franco Marini e poi di Romano Prodi, coi franchi tiratori. Non si saprà mai com'è andata veramente (il voto è segreto e le versioni ufficiali infinite), ma molti nel Pd vedono la firma di Renzi in quella debacle. Anche se Renzi aveva elogiato Prodi: «Ha tutte le carte per essere un grande presidente Repubblica». Romano stai sereno.

 

MATTEO RENZI ROMANO PRODIMATTEO RENZI ROMANO PRODI

Preso il partito, il gradino successivo è il governo, con Enrico Letta a cui cominciano a fischiare stranamente le orecchie. Il sospetto (di essere il prossimo nella lista dei «fregati») diventa certezza quando Renzi inizia ad assicurare che a lui Palazzo Chigi interessa solo dal punto di vista architettonico: «Dicono che voglio fare le scarpe a Letta, non è vero. Mi ricandido a sindaco»; «Non mi interessa prendere il posto di nessuno, voglio fare le cose che interessano a italiani, e poi il famigerato slogan: #enricostaisereno.

MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA

 

Dopo un mese Renzi è il nuovo premier. Arrivato a Palazzo Chigi fa fuori Cottarelli, il commissario alla spending review. La spiega così: «Tre mesi fa Cottarelli ha chiesto di tornare al Fmi per motivi familiari». Poi, arrivati alla partita del Quirinale, promette a Forza Italia che il nome sarà scelto insieme. E loro stanno sereni.

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…