muadh al kaseasbeh pilota giordano arso vivo_isis_10

CALIFFO AL ROGO - IL POPOLO GIORDANO FREME PER VENDICARE L’ORRIBILE MORTE DI MUATH, BRUCIATO VIVO DALL’ISIS - E IL RE ABDULLAH LANCIA UN’OFFENSIVA AEREA SU MOSUL: “55 JIHADISTI MORTI”

Maurizio Molinari per “la Stampa

 

ABDALLAH DI GIORDANIAABDALLAH DI GIORDANIA

La vendetta del re arriva dal cielo. I jet giordani hanno lanciato un massiccio attacco contro le basi dello Stato Islamico (Isis) nella città di Mosul per ritorsione contro la brutale esecuzione dei pilota Muath Kaseasbeh, arso vivo. È stato Abdullah a dare l’ordine del blitz poco dopo il ritorno da Washington. Appena atterrato, il sovrano ha chiamato il padre del pilota, Safi Youssef Kaseasbeh, dicendogli: «Tuo figlio è come mio figlio» l’erede al trono Hussein.
 

Poco dopo gli F-16 con la stella hashemita hanno sorvolato il villaggio di Ayy-Alkarek, dove la famiglia del pilota è in lutto, e da lì hanno fatto rotta verso la roccaforte del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi nel Nord dell’Iraq. Abdullah promette alla nazione una «risposta severa contro Isis» e, secondo fonti irachene, a Mosul sarebbero morti 55 jihadisti incluso un comandante locale denominato il «Principe di Ninive». 
 

ABDALLAH e RANIA DI GIORDANIAABDALLAH e RANIA DI GIORDANIA

L’OMAGGIO AL PADRE
Ma è solo l’inizio. Ad invocare la «vendetta contro Isis» è il padre del pilota secondo cui «sono dei cannibali, si diffondono sotto il terreno come il Diavolo e l’unica maniera per distruggerli è restare uniti, il mondo intero deve combatterli». Sotto la tenda del lutto della famiglia Kaseasbeh nel villaggio beduino di Ayy-Alkarek, Safi Youssef esprime la voglia di un Paese intero di reagire all’orrendo crimine.

 

esecuzione dle pilota giordanoesecuzione dle pilota giordano

Davanti a lui si presentano, in fila indiana, dozzine di generali, ufficiali e semplici soldati di ogni unità dell’esercito. Ognuno di loro, in alta uniforme, si toglie il berretto, si inchina, lo bacia sulle guance o sulle mani offrendo condoglianze personali, famigliari, di clan.

 

Davanti a una folla di sceicchi e leader della tribù Bararsheh che assistono in religioso silenzio all’esternazione della solidarietà per il pilota morto in una gabbia di fiamme. Dentro la compostezza del lutto cova la rabbia, dovuta anche alla cremazione che è proibita nell’Islam. Fiumi di adolescenti corrono nelle strade adiacenti alla casa della vittima ritmando «Viva il re, morte a Daesh», acronimo arabo di Isis. 
 

il pilota giordanoil pilota giordano

VOGLIA DI COMBATTERE
Ad imperniare l’aria è la voglia di «combattere, andarli a cercare, ucciderli ovunque» come dice Maher, 27 anni, giordano residente in Gran Bretagna, secondo il quale «il popolo è unito, pronto a fare quanto il re ci chiederà». A due ore di auto dalle montagne di Ayy-Alkarek, davanti all’entrata dell’aeroporto internazionale Regina Alia, sono in migliaia a radunarsi per accogliere re Abdullah al ritorno dagli Usa, chiamato a rispondere alla sfida del Califfo dello Stato Islamico.

 

PARENTI DEL PILOTA GIORDANO RAPITO PROTESTANO AD AMMANPARENTI DEL PILOTA GIORDANO RAPITO PROTESTANO AD AMMAN

Giovani di Amman avvolti nel drappo hascemita sfilano dietro striscioni che sovrappongono l’immagine del sovrano al pilota dato alle fiamme. «Abdullah, nostro re - cantano in coro - aprici i confini con Siria e Iraq, vogliamo andarli a cercare, portargli la morte». A fianco, un gruppo di donne velate canta «bruciamo Daesh, bruciamoli tutti». 
 

È una folla che rispecchia le diverse anime del regno. Sheik Mohammed di Maan, con la jalabya bordata d’oro, descrive gli «assassini del pilota» come «maledetti da Dio e dagli uomini». Siam Ahmrimat è un’avvocatessa di 47 anni che ha chiuso lo studio per essere qui con la collega Alia Shawaks «a dimostrare che le donne arabe voglio battersi».

ostaggio giapponese pilota giordanoostaggio giapponese pilota giordano

 

Omar, 21 anni, è un palestinese dei campi profughi e innalza un cartello gigante di sostegno al re: «Sono pronto a dare la vita contro l’impostore che si fa chiamare Califfo». Poco lontano Zaid al Sheik, leader tribale di Karek oramai 80enne, davanti alla folla tocca la bandiera con la stella hashemita facendo una pubblica, solenne, promessa: «Il figlio più giovane che ho diventerà pilota».

 

La madre del pilota giordano mostra la foto del figlio a3e9ee1La madre del pilota giordano mostra la foto del figlio a3e9ee1

«Siamo tutti piloti, morte a Daesh» rispondono in coro i manifestanti mentre arriva un corteo di imam e fedeli cantando frasi coraniche che culminano in un «Allah-u-Akbar» che contagia l’intera piazza, oramai straripante. «L’Islam è qui, noi siamo i veri musulmani - dice Chalef, studente universitario di Amman - Daesh è un falso Islam». 
 

LE CELLULE INTERNE
A imporsi è la voglia di «combatterli», «ucciderli», «bruciarli» espressa con emozioni crescenti da uomini e donne con i volti coperti dalle kefiah biancorosse delle tribù beduine. La strada giordana esprime la prima protesta di massa contro Isis avvenuta in un Paese arabo.

 

pilota giordano rapito dall isispilota giordano rapito dall isis

Se ha tentato di sfruttare la cattura ed esecuzione del pilota per indebolire il regno di Abdullah, puntando a fomentare attriti con le tribù, il risultato sembra essere l’opposto perché la popolazione, beduina e palestinese, si stringe attorno al re, promettendo di «fare ciò che ci chiederà» come dice una donna ventenne con il velo colorato, tenendo a precisare «sono una profuga siriana, quei demoni li conosco». Resta da vedere quali saranno le scelte di Abdullah.
 

isis abbatte un aereo siriano e prende ostaggio il pilota giordano  4isis abbatte un aereo siriano e prende ostaggio il pilota giordano 4isis abbatte un aereo siriano e prende ostaggio il pilota giordano  2isis abbatte un aereo siriano e prende ostaggio il pilota giordano 2

L’esecuzione delle condanne a morte, per impiccagione, della donna terrorista Sajida al-Rishawi - che Isis voleva in cambio del giapponese Kenji Goto - e del colonnello di Al Qaeda Ziad al-Karbouli sono solo l’inizio. Il sovrano deve decidere come «portare la guerra ai cannibali» invocata dal padre del pilota. Ciò significa dover vendicare l’orgoglio ferito delle tribù che sostengono la monarchia. Abdullah ha fatto la prima mossa mandando i jet su Mosul ma deve dimostrare in fretta maggiore impegno, all’interno contro le cellule jihadiste e nella coalizione con iniziative capaci di indebolire davvero Isis.

INTERVENTO DI TERRA
La strada giordana invoca l’intervento arabo di terra ma resta da vedere se Abdullah è pronto ad assumersi tale rischio. Al momento, il più evidente risultato del re è aver salvato il regno dalla spallata del Califfo. Il rischio di un corto circuito con i leader beduini si è posto quando a inizio gennaio il governo ha saputo della morte del pilota, tacendola alla famiglia ma trattando con Isis sullo scambio con la terrorista. La tribù ha avuto sentore di una doppia verità e il sospetto ha investito il re. Ma il rogo umano ha ricompattato popolo e corona, mettendo Abdullah nella condizione di essere il leader arabo a guidare l’offensiva contro il Califfo della Jihad.

isis abbatte un aereo siriano e prende ostaggio il pilota giordano  3isis abbatte un aereo siriano e prende ostaggio il pilota giordano 3

 

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