catiuscia marini nicola zingaretti

CATIUSCIA NON LASCIA - A UNA SETTIMANA DALLE EUROPEE, IL PD FINISCE SUI GIORNALI PERCHÉ LA GOVERNATRICE DELL'UMBRIA MARINI NON SOLO NON MOLLA LA POLTRONA, MA SI VOTA DA SOLA LA FIDUCIA IN ASSEMBLEA. IL PARTITO LA GELA COSÌ: ''INCASSATO L' ATTESTATO DI STIMA DELLA MAGGIORANZA CHE DESIDERAVA, CI ASPETTIAMO CHE ORA MARINI CONFERMI LE DIMISSIONI, COME LEI STESSA AVEVA LASCIATO CAPIRE IN CONTATTI CON I VERTICI NAZIONALI DEL PD, IERI…''

 

Giuseppe Alberto Falci per il ''Corriere della Sera''

matteo renzi catiuscia marini

 

Un mese fa si era dimessa a seguito di un' inchiesta della procura di Perugia, che la vedeva coinvolta in presunti illeciti nelle assunzioni nel sistema sanitario umbro. Un passo indietro sofferto e fortemente caldeggiato dai vertici del Pd. Poi ieri lo scenario è mutato improvvisamente quando nel corso di una giornata lunghissima, culminata in ospedale per un lieve malore, la governatrice dell' Umbria Catiuscia Marini ha incassato la fiducia dell' Assemblea legislativa (11 voti a favore compreso il suo, 8 i contrari), che di fatto ha respinto le sue dimissioni.

 

CATIUSCIA MARINI NICOLA ZINGARETTI

Manco il tempo di sospirare e la Marini viene gelata dai vertici nazionali del Pd che fanno filtrare un' agenzia che suona così: «Incassato l' attestato di stima della maggioranza che desiderava, ci aspettiamo che ora Marini confermi le dimissioni, come lei stessa aveva lasciato capire in contatti con i vertici nazionali del Pd, ieri». Insomma, a Roma non ne vogliono sapere di passi in avanti.

 

E lei assicura che prenderà una decisione «in tempi brevi», stando allo statuto regionale ha a disposizione quindici giorni per decidere se ritirare o meno le dimissioni. A questo punto tutto può succedere. Nessuno scenario è escluso. Anche se l' ipotesi più probabile sembra essere la fine anticipata della legislatura. Non a caso c' è chi come l' azzurra Katia Polidori lancia l' hastag #elezionisubito, condiviso da tutte le opposizioni: «Indecenza politica: l' Umbria è ostaggio delle liti e del disorientamento del Pd.

Questa regione merita di più».

CATIUSCIA MARINI

 

Ma prima di ogni cosa dovrà finire il braccio di ferro fra i vertici regionale del Pd e il Nazareno. I primi infatti, eccezion fatta per il consigliere Giacomo Leonelli, hanno chiesto a Marini di ritirare le dimissioni con una mozione approvata ieri a maggioranza assoluta grazie al voto della stessa presidente. «Respingiamo le dimissioni - si sgola il vicepresidente del Pd umbro Fabio Paparelli - come segno di rispetto per la persona e l' amministratrice, consapevoli che saprà anteporre le esigenze istituzionali a quelle personali».

 

 A fine seduta Marini prova a tirare le somme e rivendica la sua «piena autonomia»: «Anche in una situazione così difficile e delicata un presidente di Regione non può essere sottoposto ad alcun tipo di ricatto. Né da parte della società, né da forze politiche, né dalla propria comunità politica di appartenenza.

 

Deve avere tutta l' autonomia e la serenità di fare una valutazione di natura esclusivamente politica». Poi in un passaggio Marini prende di mira il Pd nazionale: «Se mi dovessi attenere al codice etico del Pd dovrei attendere mesi di legislatura...».

CATIUSCIA MARINI E GIANPIERO BOCCI

E oggi il segretario Nicola Zingaretti, lo stesso che qualche giorno fa aveva invocato «una scelta migliore della classe dirigente», sarà proprio in Umbria per alcune iniziative elettorale e chissà se avrà un faccia a faccia con la presidente della Regione. Eppure nella Capitale, da Zingaretti al commissario Walter Verini, la decisione è stata già presa.

 

Il dado è tratto. I vertici nazionali sono convinti che il percorso da intraprendere sia uno soltanto: dimissioni. A confermare questa tesi è il presidente del Pd, l' ex premier Paolo Gentiloni, ieri in Umbria per partecipare a varie iniziative elettorali: «Se si sceglie di dimettersi lo si fa per tutelare la dignità della propria Regione e l' onore del proprio partito: sono scelte importante dalle quali, credo, non si debba e non si possa tornare indietro».

Catiuscia Marini

Ultimi Dagoreport

meloni salvini chat fratelli d'italia

CACCIA ALLA TALPA! - DIVERSI ESPONENTI DI FRATELLI D'ITALIA AVREBBERO INTENZIONE DI RIVOLGERSI AL GARANTE DELLA PRIVACY DOPO LA PUBBLICAZIONE DEL LIBRO "FRATELLI DI CHAT. STORIA SEGRETA DEL PARTITO DI GIORGIA MELONI” – MA VE LI IMMAGINATE MELONI, LA RUSSA, CROSETTO, URSO CONSEGNARE VOLONTARIAMENTE IL LORO CELLULARE ALLE "TOGHE ROSSE" PER SCOVARE "L’INFAME"? - LA TALPA, INVECE, PASSANDO PER VITTIMA E DENUNCIANTE, ALLONTANA DA SE’ LA POSSIBILITÀ DI VERIFICA, COSTRINGENDO LA MAGISTRATURA A GUARDARE AL DI FUORI DEI PARLAMENTARI: QUINDI GLI STAFF, LE SEGRETERIE, I PORTAVOCE, GLI ANELLI PIÙ DEBOLI…

donald trump xi jinping coronavirus mondo globalizzazione

DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI DELL'ORDINE GEOPOLITICO MONDIALE. UNO TSUNAMI MAI VISTO. DA ORIENTE A OCCIDENTE, SI STANNO CAGANDO SOTTO. TUTTI, ECCETTO UNO: LA CINA - AL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO, L'UNICO ANTIDOTO È L’IMPERO DEL DRAGONE, LA SOLA POTENZA CHE OGGI PUO' RIBATTERE AD ARMI PARI AL BORDELLO NEO-IMPERIALISTA DELLA TECNODESTRA USA - DAVANTI AL BULLISMO DI TRUMP, XI JINPING È RIMASTO TRANQUILLO COME UN PISELLO NEL SUO BACCELLO. ALL’ANNUNCIO DEI DAZI USA AI PRODOTTI CINESI, LA RITORSIONE DI PECHINO È STATA IMMEDIATA - POCHI MEDIA HANNO SOTTOLINEATO QUAL È STATA LA DURA RISPOSTA DI XI JINPING SUL NAZI-PROGETTO TRUMPIANO DI DEPORTARE DUE MILIONI DI PALESTINESI: “GAZA È DEI PALESTINESI, NON UNA MERCE DI SCAMBIO POLITICA, NÉ TANTO MENO OGGETTO DI QUALCOSA CHE SI PUÒ DECIDERE IN BASE ALLA LEGGE DELLA GIUNGLA" - RISULTATO: LE SPARATE DEL TRUMPONE STANNO RENDENDO INAFFIDABILE WASHINGTON AGLI OCCHI DEL MONDO, COL RISULTATO DI FAR SEMBRARE IL REGIME COMUNISTA DI XI JINPING, UN INTERLOCUTORE SERIO, PACIFICO E AFFIDABILE PER FARE AFFARI, A PARTIRE DALL'EUROPA. LA SVOLTA PRO-CINA DI URSULA CON SBERLA AL PRIMO BULLO AMERICANO...

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?