1. QUALI SONO GLI OBIETTIVI A RISCHIO ATTENTATI A ROMA? LA STAZIONE TERMINI, IL GHETTO EBRAICO, MA NON IL VATICANO: TROPPO AMATO IL PAPA, SAREBBE UN BOOMERANG 2. SE I GOVERNI SAPEVANO CHE UN ATTENTATO ERA IMMINENTE, COME HANNO FATTO TRE FORSENNATI QUALSIASI A METTERE IN GINOCCHIO LA FRANCIA? LO HA RIVELATO CAMERON: IN EUROPA, I JIHADISTI COMUNICANO VIA WHATSAPP E FACEBOOK SENZA ESSERE INTERCETTATI 3. TANTO CHE I SERVIZI AMERICANI SAPEVANO TUTTO DEI FRATELLI KOUACHI. QUELLI DEL BUDINO HOLLANDE, NULLA. E LE INFORMAZIONI MIGLIORI ARRIVANO DAI GOVERNI MUSULMANI 4. MA ORA LA GERMANIA HA MESSO IN CANTIERE UN NUOVO PROGETTO DI CYBER-SECURITY PER INTERCETTARE TUTTE LE CONVERSAZIONI DELLE CELLULE JIHADISTE NEL CONTINENTE 5. CI RITROVEREMO CON UNA NSA IN SALSA CRUCCA? CERTO! ANCHE PERCHÉ LA MERKEL È L’UNICA, IN EUROPA, CHE HA LA CAPACITÀ DI SPESA (E I POTERI) PER SPIARCI TUTTI
DAGOREPORT
Molte domande restano in sospeso dopo l’attentato a “Charlie Hebdo” e al supermercato kosher di Parigi. Se l’allarme c’era, come sono riusciti a operare indisturbati i fratelli Kouachi e Coulibaly? Quali sono gli obiettivi sensibili nel resto d’Europa e in Italia? Cosa stanno facendo i servizi segreti per contrastare la minaccia del fondamentalismo islamico? E perché gli Stati Uniti hanno disertato la marcia repubblicana di domenica?
Cominciamo dall’ultima domanda: a quanto pare, Obama aveva deciso di inviare il suo vice, Joe Biden, che passa molto tempo in giro per il mondo a rappresentare gli USA. All’ultimo momento, però, i servizi segreti americani hanno stabilito che il rischio al corteo era troppo alto, e hanno bloccato sia il vicepresidente, sia il ministro della giustizia (uscente) Eric Holder, nonostante si trovasse già a Parigi. Non si sono fidati dell’impianto di sicurezza francese, e hanno preferito prendersi le critiche il giorno dopo.
Chi può biasimarli? Nelle cancellerie europee si parlava da mesi di un imminente attacco nelle città europee, e in cima alla lista c’erano Parigi, Londra, e Roma. Nelle ultime settimane il livello di allarme si era acuito, e il bersaglio si era ristretto: o noi o la Francia. Da dove arrivava questo segnale? Dall’intelligence? Ancora una volta, no.
Le notizie più attendibili le forniscono direttamente i governi dei paesi musulmani, dove è in corso una vera guerra tra gruppi (sunniti contro sciiti, Isis contro Al Qaeda, laici contro chierici, qatarioti contro sauditi, wahabiti, salafiti, alawiti in ordine sparso), e ciascuna delle fazioni informa gli occidentali delle mosse dei rivali.
merkel national security agency
Quali sono gli obiettivi sensibili? A parte gli attacchi mirati come quello di “Charlie”, più a rischio sono i luoghi affollati, come sarebbe stato l’asilo ebraico di Montrouge che era il bersaglio originario dello scombinato Coulibaly.
In Italia, a Roma, gli obiettivi a rischio sono soprattutto la Stazione Termini, dove passano decine di migliaia di persone ogni giorno senza che vi sia nessun controllo, e il Ghetto ebraico nel cuore del centro storico, dotato di una pattuglia fissa, ma solo davanti alla Sinagoga.
E il Vaticano, con le immagini dell’Isis che piazza la sua bandiera sull’obelisco di Piazza San Pietro? Niente da fare: un attentato contro il Papa nel cuore della cristianità sarebbe un boomerang: anche i musulmani più ortodossi rispettano i fedeli delle religioni monoteiste (non gli ebrei, ma per la questione israeliana). Meglio una strage all’asilo che ammazzare Bergoglio o fedeli cattolici in preghiera.
E ora torniamo alla domanda principale: com’è possibile che i tre terroristi - che i telegiornali e siti francesi riducevano a “forcené”, forsennati, nelle prime ore dopo gli attentati - abbiano potuto mettere in piedi il loro piano senza essere sospettati di nulla? I Kouachi non sapevano neanche l’indirizzo esatto di ‘Charlie Hebdo’, e Coulibaly è stato fermato da una vigilessa, ma sono stati in grado di comprare armi e auto, prendere prestiti in banca, viaggiare da e per Siria e Yemen, pur essendo pregiudicati e noti amanti della jihad.
La risposta l’ha data Cameron: i governi europei non hanno dei veri strumenti per intercettare in massa le comunicazioni delle cellule fondamentaliste che dormono nel loro ventre e si stanno rapidamente ‘svegliando’. Whatsapp, iMessage, SnapChat, Facebook Messenger spesso sfuggono al controllo dei servizi di sicurezza, perché criptano i dati e perché hanno i loro server negli Stati Uniti. Ma anche se vi avessero accesso, in Europa mancano i soldi e gli uomini per seguire le attività delle migliaia di persone da monitorare.
Ciò è apparso chiarissimo quando l’anno scorso Snowden ha rivelato l’ampiezza del programma di sorveglianza della National Security Agency, che ha messo sotto controllo persino il cellulare di Angela Merkel. Negli Stati Uniti sono nate città intere solo per ospitare i server che immagazzinano i dati personali di miliardi di persone. Miliardi, sì, perché la NSA intercetta a strascico anche europei, asiatici e africani, tanto che aveva molto chiaro chi fossero i fratelli Kouachi, da tempo nella ‘no-fly list’ e beccati mentre facevano le loro gite nelle capitali jihadiste del Medioriente.
Se si svegliano le cellule, ora si ‘svegliano’ anche gli spioni del Vecchio Continente. Cameron ha parlato chiaro (“Dobbiamo proibire Whatsapp, se non possiamo controllarlo”), ma chi si è mossa per prima è, naturalmente, la Germania. Angela Merkel sta seduta su una montagna di soldi da spendere e ha messo in cantiere un mega-progetto di cybersecurity che possa intercettare anche le comunicazioni del mondo arabo.
Ci aspetta un futuro con sempre maggiori invasioni nelle nostre comunicazioni, e anche su questo tema il dibattito è partito Oltremanica: è stato il vice di Cameron, Nick Clegg, a sconfessare il piano del premier: “Non possiamo compromettere i diritti civili dei cittadini per intercettare pochi terroristi”. Ma a Berlino sono già partiti, ora bisogna solo aspettare che uno Snowden tedesco ci racconti quanti dati privati finiranno in mano ai governi...