IL VERO CONFLITTO DI INTERESSI DEL BANANA - ORA CHE LE “PAZZE IDEE” NON MANCANO, IL POMPETTA MINACCIA DI STACCARE LA SPINA A RIGOR MONTIS - PERCHÉ NON LO FA? PRIMO: NON TUTTI LO SEGUIREBBERO ALL’OPPOSIZIONE (“MICA LI AVEVA SOLO IL NOSTRO GOVERNO GLI SCILIPOTI!”) - SECONDO: IL RICATTO SERVE A FAR PASSARE GLI EMENDAMENTI - LAST BUT NOT LEAST (LETTA-CONFA DOCET): “SE TOGLI IL SOSTEGNO AL GOVERNO LE BANCHE TOLGONO I FIDI A MEDIASET E TU PERDI LE AZIENDE”…

Francesco Bei e Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

Togliere il sostegno al governo e passare all´opposizione prima dell´estate. Provare a recuperare nei sondaggi, dove ormai il Pdl viene sopravanzato dal movimento 5 stelle di Grillo. Nel Pdl il passaparola è questo, manca ormai soltanto l´imprimatur del Cavaliere. «Diamoci tempo fino al Consiglio europeo di fine giugno se anche stavolta Monti torna a mani vuote, a luglio trarremo le nostre conseguenze». Questo consiglia l´ex premier che, d´altronde, si sente già in campagna elettorale.

Il progetto adesso è condiviso dal 90 per cento dei parlamentari, pronti a votare contro la riforma del lavoro, a dare battaglia sul ddl anti-corruzione o sul Fiscal Compact. Una situazione ben presente a palazzo Chigi. Monti si sente stretto all´angolo, non nasconde la sua preoccupazione alla vigilia di decisivi appuntamenti internazionali. Così come Giorgio Napolitano, che ieri ne ha discusso con il sottosegretario Catricalà. Tanto più che ora la crepa si è aperta anche a sinistra, visto che una parte del Pd, quella più vicina alla Cgil, vive con crescente insofferenza il rapporto con i tecnici.

Nemmeno lo spauracchio di elezioni anticipate riesce più a funzionare come deterrente nel partito del Cavaliere. Fino a qualche tempo fa gli oppositori di Monti temevano infatti che sfilarsi dalla maggioranza e provocare la caduta del governo avrebbe potuto tradursi in una débacle elettorale per chi se ne fosse assunto la responsabilità. Ma proprio la spaccatura del Pdl in tante schegge ha contribuito a superare queste obiezioni. «Se domani votassimo contro il governo - osserva infatti il vicecapogruppo Massimo Corsaro - non è affatto detto che Monti cadrebbe. Mica li aveva solo il nostro governo gli Scilipoti». Insomma, se passasse la linea dura, nel quartier generale del Pdl danno per scontato che una pattuglia di parlamentari - Pisanu in testa - uscirebbe dal gruppo per continuare a garantire il sostegno al Professore.

L´unico vero freno a questo disegno finora è stato proprio Berlusconi e in molti si chiedono cosa continui a legare così strettamente l´ex premier al carro di Monti. Un dirigente che ha partecipato all´ultima riunione notturna a palazzo Grazioli racconta al riguardo un episodio illuminante: «Eravamo tutti d´accordo nello sganciamento progressivo dal governo. Ma è intervenuto per ultimo Gianni Letta e si è rivolto direttamente a Berlusconi con queste parole: Silvio attento, guarda che se togli il sostegno a questo governo le banche poi tolgono i fidi a Mediaset e tu perdi le aziende».

Un ragionamento che ha lasciato di sasso il Cavaliere, già angosciato per il crollo del 18 per cento della pubblicità sulle sue tv e dal calo (meno 60 per cento nell´ultimo anno, come ha ricordato due giorni fa il Financial Times) delle azioni Mediaset. Eppure non è detto che l´ex capo del governo riesca ancora a lungo ad avere la meglio sulla marea montante degli anti-Monti. Persino Fabrizio Cicchitto, che in questi mesi ha tenuto a bada i più scalmanati, ieri ammetteva che dopo il consiglio europeo il Pdl «avvierà una profonda riflessione» sul governo.

Ad accrescere il nervosismo dei parlamentari berlusconiani contribuisce anche la notizia che Berlusconi sarebbe accudendo con amore un´altra creatura, un listone civico per far concorrenza a Grillo. Anzi, del comico genovese il Cavaliere avrebbe chiesto ai suoi di registrare tutti i comizi per analizzarli e copiarne le parole d´ordine. E non ha rasserenato il clima la voce che il "casting" della lista "Italia Pulita" sia stato affidato dal Capo alla deputata e consigliera-ombra Maria Rosaria Rossi, oltre che a Bertolaso. C´è la certezza di restare fuori da questa operazione, la spiacevole sensazione di restare a guardia di un fortino - il Pdl - che è già stato abbandonato dal fondatore.

Per questo la prospettiva di recuperare consensi abbandonando «il governo delle tasse» è vista come l´unica strada per sopravvivere e provare a tornare in Parlamento. Ma senza pensare al voto in autunno, ormai irrealistico. «A gennaio - riflette Maurizio Lupi - le Camere saranno comunque sciolte: non vale la pena pensare alle elezioni anticipate, a questo punto molto meglio lasciare che sia Monti a gestire le elezioni».

 

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