sergio mattarella mario draghi giuseppe conte

SI VA VERSO IL DRAGHI-BIS, COME DAGO-ANTICIPATO, TANTO MATTARELLA AL VOTO ANTICIPATO NON CI ANDRÀ MAI - ALL’INTERNO DEL MOVIMENTO CINQUESTELLE INIZIA A FARSI LARGO L’IPOTESI DI UN COLPO DI SCENA. CONTE CHE DÀ IL VIA LIBERA A VOTARE LA FIDUCIA, EVITA LA SCISSIONE MA PRENDE LA STRADA DELL’APPOGGIO ESTERNO…

 

 

https://video.corriere.it/manifestazioni-favore-draghi-premier-presidi-in/83268266-06a0-11ed-baf6-636928468fea?vclk=video3CHP%7Cmanifestazioni-favore-draghi-premier-presidi-in

 

 

Tommaso Labate per corriere.it

 

CONTE DRAGHI

Non conta se lo spiraglio sia più grande o più piccolo rispetto al fine settimana passato. Conta se lo spiraglio c’è ancora oppure no. E quando mancano quarantott’ore al giorno del giudizio del governo Draghi, mentre l’assemblea dei parlamentari Cinquestelle è ancora in corso, uno spiraglio per mantenere in vita l’esecutivo e ancorare la legislatura al 2023 c’è. Lo dicono alcuni segnali inequivocabili.

 

 

Il segnale in capigruppo

Il primo è l’esito della conferenza dei capigruppo di Montecitorio di questa mattina, dov’è stato chiarito – anche dal presidente della Camera Roberto Fico – che il «format» della discussione parlamentare di mercoledì 20 luglio sarà quello delle «comunicazioni fiduciarie». Il presidente del Consiglio fa il suo intervento, si apre il dibattito, i parlamentari votano la fiducia per appello nominale. Durante la riunione alla Camera accade un fatto non previsto, quantomeno non in questi tempi. Matura formalmente la prima presa di posizione formale di M5S e Pd da giovedì scorso, giorno della rottura: le due forze politiche chiedono assieme di iniziare i lavori di mercoledì dalla Camera, dove l’aritmetica è più favorevole, e non dal Senato, dove si annidano le maggiori resistenze dei Cinquestelle rispetto al prosieguo dell’avventura nella maggioranza.

 

GIUSEPPE CONTE E LA DEPOSIZIONE DI DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI

Il capigruppo del M5S che sottoscrive l’iniziativa è il «governista» Davide Crippa, che infatti viene messo sotto accusa dai «ribelli» all’inizio dell’assemblea pentastellata. È la spia, forse definitiva, che anticipa la prossima scissione, con un ulteriore pezzo del gruppo parlamentare M5S pronto a votare la fiducia a prescindere delle indicazioni del capo politico Giuseppe Conte. È il segnale, vidimato dal Pd, che margini per far rimanere Draghi in sella al governo ce ne sono ancora. «Draghi rimarrà a Palazzo Chigi», è in queste ore la scommessa di Matteo Renzi. Secondo questo scenario, sarebbe sostenuto dalla stessa maggioranza di prima meno che dall’ala dura dei Cinquestelle, finora benedetta dalle mosse di Conte.

 

 

Berlusconi e Salvini

giuseppe conte dopo l'incontro con draghi 1

Conte, dunque, rischia di perdere la golden share. Col suo blocco verosimilmente sostituito dalla nuova scissione nei Cinquestelle, la carta più importante da lanciare sul tavolo verde della crisi la giocheranno Berlusconi e Salvini.

 

«Sembra il remake del film del Quirinale», continuano a sussurrare i suoi all’orecchio di Giorgia Meloni, ricordando come dal pantano dell’elezione del presidente della Repubblica si uscì quando i leader di Lega e Forza Italia finirono per dire sì all’unico candidato che avevano escluso a priori nelle riunioni con Fratelli d’Italia, e cioè Sergio Mattarella. Come riassume un ministro del governo in queste ore, «Conte è stato quasi neutralizzato; ma se Salvini e Berlusconi si impuntano sul voto anticipato, per il governo Draghi è finita».

 

 

Il nodo dimissioni

Se Salvini e Berlusconi chiarissero che il governo è a fine corsa e le elezioni anticipate irrinunciabili, facendo un ulteriore passo in avanti rispetto alla linea fissata nel vertice di domenica 17 luglio a Villa Certosa, nella giornata di mercoledì 20 le comunicazioni di Draghi, verosimilmente, si ridurrebbero alla presa d’atto che le fondamenta su cui è stato costruito il governo di unità nazionale non ci sono più.

 

GIUSEPPE CONTE E MARIO DRAGHI

A quel punto la palla passerebbe al capo dello Stato; che, Costituzione alla mano, ha in mano diverse opzioni, dal governo elettorale (che accompagna il Paese al voto anticipato) fino a un governo del presidente (che può fare la legge finanziaria evitando lo spettro di un’eventuale paralisi). C’è un punto da tenere in considerazione, imprescindibile. L’ha ricordato ad alcuni colleghi senatori l’ex ministro Gaetano Quagliariello: «Prima di arrivare a elezioni anticipate, il Quirinale ha sempre bisogno di verificare se non ci sono margini per un nuovo governo. Solo se è sicuro oltre ogni ragionevole dubbio, coi passaggi formali tipo le consultazioni, si procede allo scioglimento delle camere…».

 

L’enigma Draghi

E poi c’è l’uomo, Mario Draghi. Il capo del governo che perentoriamente aveva annunciato le dimissioni in consiglio dei ministri giovedì scorso, lasciando tutta la squadra di governo con la sensazione che si fosse ai titoli di coda che anticipavano la scritta finale, «the end». Tra i ministri del suo governo, a prescindere da come andrà a finire, serpeggia una consapevolezza difficile da smentire: «Il presidente del Consiglio non può rimanere insensibile al movimento che c’è dal basso, come quello dei tantissimi sindaci che hanno sottoscritto l’appello per evitare la fine del governo».

 

Scenario Conte

sergio mattarella e mario draghi

All’interno del Movimento Cinquestelle, prima dell’inizio dell’assemblea, inizia a farsi largo l’ipotesi di un colpo di scena. Conte che dà il via libera a votare la fiducia, evita la scissione ma prende la strada dell’appoggio esterno, quantomeno per salvare la traiettoria elettorale del «campo largo» col Pd. Che sia fantapolitica o meno, solo le prossime ore lo diranno.

Ultimi Dagoreport

picierno bonaccini nardella decaro gori zingaretti pina stefano dario antonio giorgio nicola elly schlein

DAGOREPORT - A CONVINCERE GLI EUROPARLAMENTARI PD A NON VOTARE IN MASSA A FAVORE DEL PIANO “REARM EUROPE”, METTENDO COSI' IN MINORANZA ELLY SCHLEIN (E COSTRINGERLA ALLE DIMISSIONI) È STATO IL CINISMO POLITICO: TRA DUE MESI SI VOTA IN CINQUE REGIONI CHIAVE (CAMPANIA, MARCHE, PUGLIA, TOSCANA E VENETO) E RIBALTARE IL PARTITO ORA SAREBBE STATO L'ENNESIMO SUICIDIO DEM – FERMI TUTTI: LA RESA DEI CONTI TRA “BELLICISTI” E “PACIFINTI”, TRA I SINISTR-ELLY E I RIFORMISTI, È SOLO RINVIATA (D'ALTRONDE CON QUESTA SEGRETERIA, IL PD E' IRRILEVANTE, DESTINATO A RESTARE ALL'OPPOSIZIONE PER MOLTI ANNI)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO… 

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT: ELLY IN BILICO DOPO LA VERGOGNOSA SPACCATURA DEL PD ALL’EUROPARLAMENTO (UNICA VOCE DISSONANTE NEL PSE) SUL PIANO "REARM" DELLA VON DER LEYEN – SENZA LE TELEFONATE STRAPPACUORE DI ELLY AI 21 EUROPARLAMENTARI, E LA SUCCESSIVA MEDIAZIONE DI ZINGARETTI, CI SAREBBERO STATI 16 SÌ, 2 NO E TRE ASTENUTI. E LA SEGRETARIA CON 3 PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SI SAREBBE DOVUTA DIMETTERE – NEL PD, CON FRANCESCHINI CHE CAMBIA CASACCA COME GIRA IL VENTO E COL PRESIDENTE BONACCINI CHE VOTA CONTRO LA SEGRETARIA, E’ INIZIATA LA RESA DEI CONTI: PER SALVARE LA POLTRONA DEL NAZARENO, SCHLEIN SPINGE PER UN CONGRESSO “TEMATICO” SULLA QUESTIONE ARMI - ZANDA E PRODI CONTRARI: LA VOGLIONO MANDARE A CASA CON UN VERO CONGRESSO DOVE VOTANO GLI ISCRITTI (NON QUELLI DEI GAZEBO) – A PROPOSITO DI "REARM": IL PD DI ELLY NON PUÒ NON SAPERE CHE, VENENDO A MANCARE L'OMBRELLO PROTETTIVO DEGLI STATI UNITI TRUMPIANI, CON QUEL CRIMINALE DI PUTIN ALLE PORTE, IL RIARMO DEI PAESI MEMBRI E' UN "MALE NECESSARIO", PRIMO PASSO PER DAR VITA A UNA FUTURA DIFESA COMUNE EUROPEA (PER METTERE D'ACCORDO I 27 PAESI DELLA UE LA BACCHETTA MAGICA NON FUNZIONA, CI VUOLE TEMPO E TANTO DENARO...)