ferrara trump

IL VIRUS VACCINERÀ GLI AMERICANI DA TRUMP? QUESTO SI AUGURA GIULIANO FERRARA: ''A UN CERTO PUNTO COMPETENZA, MODERAZIONE, SENSO DELLE ISTITUZIONI POTREBBERO TORNARE A ESSERE CRITERI APPREZZATI E DECISIVI ANCHE NEL CONTEGGIO DEI VOTI NEL COLLEGIO ELETTORALE, E LA DEMAGOGIA SFRENATA POTREBBE RITORCERSI CONTRO IL SUO BANDITORE IN TEMPI RAPIDISSIMI. TRENTA MILIONI DI DISOCCUPATI NON SONO UNO SCHERZO, E IL CORSO DELL' EPIDEMIA PUÒ GENERARE NUOVI PROBLEMI INCANDESCENTI'' – ANCHE GLI AMERICANI INIZIANO A ROMPERSI: IL SONDAGGIO DEL "FINANCIAL TIMES"

1 – SONDAGGIO: GLI AMERICANI BOCCIANO TRUMP

Articolo del “Financial Times” – dalla rassegna stampa di “Epr comunicazione”

 

donald trump 1

La stragrande maggioranza degli elettori americani si fida del governatore del proprio stato, in base a un nuovo sondaggio del Financial Times, che segnala una crescente insoddisfazione per la gestione della crisi del coronavirus da parte del presidente Trump. Il sondaggio mensile per il FT e la Peter G Peterson Foundation ha rilevato che il 71 per cento dei probabili elettori si sono fidati del governatore del loro stato piuttosto che di Donald Trump, e che il 48% ritiene che le politiche di  Trump abbiano aiutato l'economia, il livello più basso da novembre, e solo il 34% ritiene di stare meglio finanziariamente rispetto a quando Trump è entrato in carica - anch'esso il livello più basso da novembre.

 

DONALD TRUMP

Il sondaggio FT-Peterson mostra che la polarizzazione che ha caratterizzato la presidenza Trump persiste durante l'epidemia. Mentre il 90% dei Democratici e il 78% degli indipendenti si fidano del loro governatore rispetto a Trump, il presidente se l'è cavata meglio con i Repubblicani - anche se anche nel suo partito, quasi la metà (47%) si è schierata con il leader del loro stato. Queste differenze politiche si sono estese alle risposte quotidiane all'epidemia. Mentre il 60 per cento degli americani ha dichiarato di aver indossato una mascherina per frenare la diffusione di Covid-19, tra cui il 68 per cento dei democratici e il 53 per cento dei repubblicani.

DONALD TRUMP JOE BIDEN

 

Allo stesso modo, il 65% ha dichiarato di evitare i luoghi pubblici. Ma mentre il 71 per cento dei Democratici ha detto che lo stava facendo, solo il 59 per cento dei Repubblicani lo stava facendo. Il 69 per cento delle persone intervistate per il FT ha dichiarato che il reddito delle loro famiglie si è ridotto durante la pandemia di coronavirus. Il mese scorso, il 51% dei probabili elettori ha detto che le politiche del presidente hanno aiutato l'economia, eguagliando il miglior risultato per Trump da quando l'anno scorso l'FT e Peterson hanno iniziato a monitorare gli elettori. 

 

donald trump imita serge kovaleski

Ma il sondaggio FT-Peterson ha rilevato che la maggioranza degli americani pensa che ci vorrà più di un anno per la ripresa dell'economia statunitense, con il 56% dei probabili elettori che dicono che ci vorrà un anno o più per la "piena ripresa" dell'economia. Il ventinove per cento dei probabili elettori ha detto che ci vorranno da uno a due anni per la ripresa; il 18 per cento ha detto che ci vorranno da due a cinque anni; un altro 9 per cento ha detto che ci vorranno cinque anni o più.

 

GLI ATTI DA BRIVIDI DEL FRIABILE TRUMP

Giuliano Ferrara per ''Il Foglio''

 

Dopo la minimizzazione, dopo l' attacco ai governatori, dopo la delegittimazione dell' Oms, dopo il fiancheggiamento del movimento di liberazione dal lockdown, Trump ha offerto il boccone grosso della sua ostentata, viziosa campagna di propaganda a scopo elettorale: la Cina. Ora fa fuori Fauci e la sua task force, o la mette di lato mentre gli Stati Uniti viaggiano verso i centomila morti e oltre, perché la comunità scientifica internazionale non crede all' errore di laboratorio di Wuhan e sfugge al suo controllo manipolatorio.

 

giuliano ferrara foto di bacco

Dopo le purghe a ripetizione dei mesi e degli anni scorsi, compreso il nucleo dell' intelligence fedele alle istituzioni e non a chi le rappresenta pro tempore come il capo di una cricca, altre purghe verranno, verranno altre grazie presidenziali per cercare di smaltire lo sterco accumulato in anni di banditismo politico (affaire Ucraina compresa). Ma nella ricerca del capro espiatorio utile a rivincere le elezioni presidenziali, facendosi scontare la pazza gestione della crisi da showrunner del caos, Trump ha un alleato importante: il capro, cioè la Cina.

 

La pandemia si è originata lì, il regime a partito unico è l' opposto della trasparenza, lo straccio rosso del paese ibrido, comunista e capitalista, ha già in parte funzionato nelle guerre commerciali neoprotezionistiche. Ora che la recessione americana e l' incipiente ondata di disoccupazione di massa offuscano i brillanti risultati della defiscalizzazione e della deregolamentazione drogate dell' economia americana, e scompone il blocco di alleanze sociali che il trumpismo aveva costruito con slancio predatorio, la Cina assassina torna buona per una colossale operazione di distrazione mentale e di riorientamento di un' opinione pubblica confusa e inquieta.

 

donald trump xi jinping

Ne vedremo delle belle, crescerà l' instabilità politica per grandi aree nel mondo, e fino a novembre, posto che non ci siano sorprese per una data elettorale scritta nella Costituzione cartacea più antica del mondo, il gran ballo trumpiano minaccia di essere spettacolare, drammatico, e forse tragico nella sua imprevedibilità. Trump non è un Salvini qualunque. Il presidente americano resta una bocca di fuoco potente, spara a tutte le latitudini e longitudini, ricorre alle risorse immense del potere esecutivo imperiale dopo essere riuscito, con il voto del Senato contro l' impeachment decretato dalla Camera dei rappresentanti, dopo il sabotaggio delle testimonianze giurate, dopo le vendette contro i funzionari corretti e leali all' amministrazione e al Congresso, a indebolire fatalmente attraverso la disciplina di partito e la convenienza partigiana la divisione dei poteri.

donald trump

 

Eppure in tutto questo progetto fondato su forzature di ogni genere e sul ricatto politico al quale non si è potuta sottrarre la classe dirigente del Grand Old Party, ci sono elementi di grande friabilità. L' uomo appare elettoralmente più forte di Biden o di qualunque altro avversario, malgrado sondaggi che oggi lo sottostimano, ma non più forte della crisi recessiva dell' economia e delle sue conseguenze. Il grandioso show televisivo e socialmediatico all' insegna della caccia alle élite ha nei risultati effettivi del governo MAGA (Make America Great Again) un punto di caduta e di rovesciamento che Trump conosce bene. A un certo punto competenza, moderazione, senso delle istituzioni potrebbero tornare a essere criteri apprezzati e decisivi anche nel conteggio dei voti nel collegio elettorale, e la demagogia sfrenata potrebbe ritorcersi contro il suo banditore in tempi rapidissimi.

anthony fauci si tocca la faccia mentre trump parla del coronavirus

 

Trenta milioni di disoccupati non sono uno scherzo, e il corso dell' epidemia può generare nuovi problemi incandescenti. E' per questo che la Casa Bianca farà di tutto, oltre la stessa campagna anticinese, per raddrizzare con argomenti e atti da brivido la popolarità del suo titolare e dei suoi famigli "whatever it takes", a qualunque costo.

conferenza stampa di donald trump sul coronavirus 1

Sarà opportuno prepararsi al peggio.

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....