IL VITTIMISMO NON SERVE A NIENTE: VA BENE STREPITARE CONTRO L’EUROPA, MA LA RESPONSABILITÀ DEL CAOS MEDITERRANEO CE L’HA ANCHE LO STATO ITALIANO – SULL’EMERGENZA MIGRANTI S’IMPONE UNA DOMANDA: È DA UN DECENNIO CHE SAPPIAMO CHE LA SITUAZIONE SI RISOLVE SOLO TROVANDO LA QUADRA CON LIBIA E TUNISIA. ALLORA COM’È POSSIBILE CHE NESSUN GOVERNO ITALIANO, DI DESTRA, SINISTRA O CENTRO, SIA RIUSCITO A TROVARE LA SOLUZIONE? È SEMPRE COLPA DEGLI ALTRI STATI UE CHE CI ABBANDONANO O SIAMO PIPPE NOI?
Francesca Basso per il “Corriere della Sera”
LE ROTTE DEI MIGRANTI VERSO L ITALIA
È stata la riunione delle convergenze parallele in cui tutti i Paesi Ue hanno espresso le proprie difficoltà nei confronti del fenomeno migratorio e tenuto il punto.
Ma tutti hanno convenuto che «bisogna trovare una strada comune», rimandata al consiglio ordinario Affari interni dell'8 dicembre, come ha spiegato il ministro ceco dell'Interno Vít Rakuan al termine del consiglio straordinario di ieri pomeriggio, che ha insistito sul fatto che «è stato su tutte le rotte migratorie».
La riunione di ieri è stata convocata su richiesta della Commissione (e fortemente voluta da Parigi) dopo lo scontro tra Italia e Francia sul caso della nave Ocean Viking, che Roma non ha fatto sbarcare.
GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN
Per il Mediterraneo centrale la Commissione ha presentato nei giorni scorsi un piano d'azione in 20 punti che ieri è stato accolto con favore da tutti. La commissaria agli Affari interni Ylva Johansson ha annunciato che presenterà presto un piano d'azione per la crisi migratoria anche per la rotta balcanica.
Lo sforzo è stato di evitare scontri e creare un clima «positivo» ma le distanze sono rimaste. Il ministro dell'Interno Piantedosi, al termine del Consiglio si è definito «molto soddisfatto» e ha spiegato che i rapporti con la Francia sono «normalissimi e buonissimi» e che «non c'è stata nessuna necessità di confronto».
Il ministro francese Gérald Darmanin al suo arrivo aveva detto che «se l'Italia non prende navi, non accetta la legge del mare, non c'è più motivo di fare i ricollocamenti». Piantedosi ha anche aggiunto che «all'Italia non sono state fatte richieste». Nel suo intervento il ministro ha chiesto «un impegno strutturale e più coraggioso» all'Ue sulla dimensione esterna del fenomeno migratorio, ripensando alla radice «l'impegno dell'Ue nel continente africano» e «rafforzando la collaborazione con i principali Paesi di origine e soprattutto di transito».
MIGRANTI IN UN CAMPO DI DETENZIONE IN LIBIA
C'è stata l'apertura, ha detto Rakuan, a «interventi finanziati direttamente dalla Ue che possano impedire le partenze e rafforzare i meccanismi di rimpatrio». La Spagna ha comunque già detto no all'ipotesi di hotspot in Africa. Quanto al caso Ocean Viking, Piantedosi ha detto che nella riunione «non si è trattato di casi singoli né di gestione operativa».
Il vicepresidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas, ha ribadito l'apertura a un codice di condotta per le Ong (che invece non piace alla Germania), ricordando però che l'esecutivo «non ha le competenze legali»: «Le operazioni delle Ong non possono avvenire nel selvaggio west, serve ordine, un quadro di cooperazione, dialogo con Stati membri e Ong».
E di fronte all'ipotesi di un nuovo caso Ocean Viking, per Schinas non ci sono dubbi su come ci si debba comportare al di là del nuovo piano d'azione: «Non stiamo improvvisando - ha detto - il diritto internazionale obbliga gli Stati responsabili della zona Sar nelle acque internazionali di fare il necessario, cioè salvare la vita delle persone, farle sbarcare nei loro porti e registrare il loro status».
Il piano comunque è «importante» perché dà «una lettura positiva alla politica europea della migrazione agli occhi dei populisti, degli estremisti e degli xenofobi che hanno utilizzato l'Ocean Viking per attaccare l'Europa».
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