VLADI-RISIKO! - IL CAPO DELLA DUMA RUSSA ALLA POLONIA: “SPARTIAMOCI L’UCRAINA: A NOI L’EST, A VOI L’OVEST” - PUTIN HA PROMESSO DI NON ANNETTERE L’UCRAINA ORIENTALE. ALLORA PERCHÉ AMMASSA TRUPPE AL CONFINE?

1. POLONIA: "PROPOSTA DA DUMA RUSSA SU COME SPARTIRCI L'UCRAINA"
IPOTESI DI UN REFERENDUM PER LE DIVERSE REGIONI, MA "NESSUNO LA PRENDE SUL SERIO"

(TMNews) - Il ministero degli Affari Esteri polacco dice di aver ricevuto una lettera ufficiale da parte della Duma di Stato russa, che contiene una proposta per spartire il territorio attuale dell'Ucraina. Secondo quanto reso noto dall'edizione polacca Gazeta.pl con riferimento al canale internazionale della televisione polacca pubblica TVP (Telewizja Polska).

Al ministero degli Affari Esteri della Polonia si propone di concentrare gli sforzi per indire un referendum sull'adesione alla Polonia di cinque regioni occidentali dell'Ucraina: Volyn, Lviv, Ivano-Frankovsk, Ternopoli e Rovenskoj. "La proposta risulta talmente particolare che nessuno la prende sul serio", dice il portavoce Marcin Wojciechowski del ministero degli Esteri di Varsavia, confermando che esiste effettivamente una tale lettera della Duma.

Il vice Presidente della Duma di Stato e leader del Partito Liberal Democratico di Russia, il nazionalista Vladimir Zhirinovsky ha già detto che la Polonia dovrebbe seguire le orme della Russia e pretendere i territori più vicini a Varsavia.

Intanto sul campo le forze russe hanno dato l'assalto questa mattina all'alba a una base militare ucraina a Feodosia in Crimea, secondo quanto indicato sulla sua pagina Facebook dal portavoce delle forze ucraine in Crimea, Vladislav Seleznev.

L'operazione è stata condotta con blindati leggeri ed elicotteri e, secondo la stessa fonte, sono stati uditi colpi d'arma da fuoco. Ma non si hanno informazioni su un'eventuale resistenza armata da parte della fanteria di marina delle forze militari ucraine.


2. TRUPPE RUSSE SUI CONFINI OCCIDENTALI - ORA ANCHE L'AMERICA TEME L'INVASIONE
Anna Zafesova per ‘La Stampa'

L'ambasciatore russo all'Ue Vladimir Chizhov ridacchia alla Bbc: «Il senatore McCain farebbe bene a badare all'Alaska». Poi, di fronte al visibile sconcerto dell'intervistatore, lo tranquillizza, la minaccia di riprendersi lo Stato Usa venduto dai russi agli americani nel 1867 è uno scherzo.

Ma dopo la Crimea nessuno vuole scherzare con i russi. Il comandante della Nato in Europa Philip Breedlove ha raccontato ieri a Bruxelles che le truppe russe ammassate al confine occidentale sono «talmente numerose e ben preparate» da poter tentare, per esempio, un blitz verso la Transnistria. L'enclave russofona in Moldova ha chiesto di aderire alla Russia il giorno dopo il «referendum» in Crimea.

Per ora non ha avuto risposta, ma se il principio della «autodeterminazione dei popoli» e della riunificazione del «più grande popolo diviso», enunciati da Putin nell'annettersi la Crimea, restano validi, il governo moldavo - che sta per firmare con l'Ue un accordo di associazione analogo a quello che ha scatenato la crisi a Kiev - ha buoni motivi per preoccuparsi.

Si torna al Risiko della guerra fredda, e mentre alcuni Paesi ex sovietici aumentano le spese militari, gli analisti della Nato discutono seriamente di come faranno i russi a raggiungere la Transnistria: via terra devono passare dall'Ucraina, ma grazie alla conquista della Crimea si può lanciare un ponte aereo da Sud. E il ministro della Difesa tedesco Ursula von der Leyen propone un ruolo più forte della Nato: «Ora è importante che mostri la sua presenza ai confini dell'Alleanza».

Ma preoccupazione principale resta l'Est ucraino. Putin ha dichiarato di non avere l'intenzione di invaderlo, il suo ministro della Difesa Serghei Shoigu l'ha ripetuto in una telefonata con il collega del Pentagono. I toni di conquista dei politici e propagandisti russi negli ultimi giorni, dopo il secondo giro di sanzioni europee e americane, sono leggermente calati. Le smentite comunque non bastano a rassicurare. Anche sulla Crimea Mosca aveva negato tutto, e in generale le invasioni non vengono annunciate in anticipo.

E così si guarda ai segni e ai segnali, tra cui la concentrazione delle truppe russe al confine occidentale resta il più preoccupante. Per Tony Blinken, vice consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, «è probabile che sia per intimidire» ma è anche «possibile» che la Russia «si stia preparando» ad entrare in Ucraina. Anche perché, per quanto gli Usa possano «valutare» un'assistenza militare a Kiev, Blinken ammette che è «improbabile» che questo cambi i calcoli della Russia se ha già deciso per un'invasione. Alla quale serve comunque un pretesto.

Ieri nelle città dell'Est ucraino sono tornati in piazza i sostenitori della unificazione con Mosca, ma tra Odessa, Kherson e Donezk hanno raccolto in piazza poche centinaia di manifestanti. A Donezk c'è stato l'ormai rituale strappo della bandiera ucraina sostituita da quella russa, a Odessa ci si è spinti fino a chiedere il ritorno di Viktor Yanukovich, c'è stato qualche scontro, ma nulla di rilevante da giustificare un intervento «in difesa dei diritti dei russi» da parte di Mosca.

Andriy Parubiy, uno dei leader del Maidan ora segretario del Consiglio di sicurezza, ha detto ieri alla piazza che Mosca progetta blitz dei suoi sostenitori a 8 amministrazioni regionali dell'Est, per lanciare referendum sul modello crimeano, e ha raccontato di fermi di infiltrati dalla Russia, armati di kalashnikov, manganelli e ritratti di vari orientamenti ideologici, «da Yanukovich a Bandera», per organizzare provocazioni.

Il ministro degli Esteri ucraino, Andriy Deschizia, ha ammonito: «La situazione è ancora più esplosiva di una settimana fa. Non sappiamo che cosa Putin abbia in testa».

Intanto il premier della Crimea Serghei Aksionov alla tv Russia 24 mette in guardia gli ucraini contro l'Ue, che porterà «tasse ingiustificatamente elevate, aumento dei prezzi, inflazione e disoccupazione, età media pensionabile portata oltre la speranza di vita media».

Ma Aksionov ha già problemi in casa: i tatari della Crimea ora vogliono restaurare il loro Stato «nei confini del 1783». Mentre i più prudenti abitanti di Donezk hanno lanciato un referendum online per aderire al Regno Unito, visto che la loro città era stata fondata nel 1868 come un villaggio di operai dal magnate minerario gallese Hughes.

 

 

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