CHE BRUTTA FINI! - IL CADAVERE DI FLI È ANCORA CALDO E GIÀ VOLANO GLI STRACCI TRA GLI SFUTURATI - CHIARA MORONI FA GUERRA A FLAVIA PERINA CHE, NELLO SBARACCARE DALLA SEDE DI VIA POLI, S’È PORTATA A CASA 20 PC COME RISARCIMENTO (“HO GIÀ BUTTATO ABBASTANZA SOLDI IN QUESTO PARTITO”) - PER IL BOCCHINO BEGANIZZATO SO’ DOLORI: MOLTI EX COLLEGHI NON HANNO VERSATO I 50 MILA € PER LA CAMPAGNA ELETTORALE E, COME RAPPRESENTANTE LEGALE DEL PARTITO, ORA HA SUL GROPPONE 1 MLN € DI DEBITI…

Francesco Cramer per "il Giornale"

E Mr.Tulliani, gelido e imperturbabile, assiste agli ultimi copi bassi di una truppa annientata e morta di sete durante la cosiddetta «traversata nel deserto». Di soldi non ce ne sono più e, quel che è peggio, non ce ne saranno neppure in futuro. Risultato: sede di via Poli da smantellare, collaboratori da licenziare, introiti da sbianchettare dal bilancio. Non arriverà un euro bucato dallo Stato, alla voce «rimborsi elettorali».

Mentre invece di euro ne vanno tirati fuori - e tanti - per pagare la campagna elettorale appena chiusa nel disastro. Un dramma. In più, pare siano volati gli stracci tra alcuni fedelissimi finiani che nel sogno futurista hanno messo anima, corpo e... portafogli. L'ira funesta s'è scatenata tra due amazzoni di Fli: Chiara Moroni, figlia del parlamentare socialista suicida perché coinvolto in Mani Pulite e Flavia Perina, ex direttora di ferro del Secolo d'Italia e pasdaran dell'antiberlusconismo in salsa futurista.

A mandare su tutte le furie la Moroni, il fatto che la Perina si sarebbe portata a casa quasi una ventina di computer nuovi di zecca, stampanti comprese, fino a ieri attaccati alla spina di via Poli. Motivo: «Ho già buttato abbastanza soldi ed energie in questo partito». La Moroni, che s'è sempre dovuta occupare di tutta l'organizzazione della sede (bollette, affitto, gestione del personale, ecc...), non c'ha visto più.

Tra le due, tra le quali peraltro non è mai corso buon sangue, sono volate parole grosse. Persino qualche minaccia di denuncia alla Procura della Repubblica. Fini, dal canto suo, ha cercato di restare fuori dalle beghe spicciole. Radunati i suoi per l'addio, giovedì scorso, il capo ha fatto soltanto un cenno alla questione: «Noto che, ancora una volta, sgorgano veleni, colpi bassi e falsità in merito alla chiusura della sede», ha detto. Poi ha fatto capire di non essere affatto contento delle cosiddette «assenze ingiustificate».

Quali? Guardacaso proprio Perina e Moroni. Alla riunione non erano presenti nemmeno, ma con giustificazione, Benedetto Della Vedova (ormai a tutti gli effetti nella squadra di Monti) e Giulia Bongiorno. Il caso dei pc è solo la punta di un iceberg di problemi, soprattutto economici. Il Fli è morto e sepolto ma in eredità lascia una montagna di conti da saldare. Ovviamente il più esposto è il braccio destro di Gianfranco, Italo Bocchino. Pare che quest'ultimo, in qualità di rappresentante legale del defunto Fli, abbia sul groppone un debito di circa un milione di euro.

Un sacco di soldi. Fini però non vuole e non può lasciarlo solo. Alla riunione lo ha affermato chiaro: «C'è un legale rappresentante del Fli - ha detto senza mai nominare Italo - ma la responsabilità è collegiale; è di tutti. E tutti devono assumersi la responsabilità». Traduzione: i debiti del partito vengano spalmati su tutti noi, non è giusto che paghi soltanto lui. Il discorso, da un punto di vista etico, non fa una piega. Peccato che, ancora una volta, siano partiti i mugugni. Tutti gli ex parlamentari, infatti, avrebbero dovuto versare nelle casse del partito 50mila euro a testa per pagare la campagna elettorale e continuare a mantenere il partito: sede in affitto, collaboratori, ufficio stampa, ecc...

Molti hanno acceso mutui decennali, non potendo versare una simile cifra cash. Per cui, per anni, andranno avanti a pagare l'obolo per un partito che non c'è più. Ma ecco il motivo dei mugugni: pare che non tutti abbiano pagato quanto dovuto. Ira, mal di pancia e altre dosi di veleni sparsi a piene mani.

Errori strategici, flop elettorale, cacciata dal Parlamento e una montagna di debiti. Sembra ieri il bagno di folla di Mirabello, subito dopo il ditino alzato del «Che fai, mi cacci?». Invece, nel giro di due anni, Fini ha distrutto tutto. È inciampato nella casa di Montecarlo; è rimasto imbullonato alla poltrona più alta di Montecitorio; s'è illuso di rimanere in pista con Monti. I «monti» non portano bene a Gianfranco. Che alla fine ha perso tutto.

 

BOCCHINO CHIARA MORONI Chiara Moroni Flavia Perina FLAVIA PERINA E FABIO GRANATA A MARINA DI PIETRASANTA Flavia Perina Italo Bocchino Fini e Bocchino davanti ai fotografi brindisi sudato di Della Vedova Fini Bocchino Menia

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